“Ci sono due immagini che mi hanno sempre accompagnato nel mio sacerdozio. La prima è l'immagine del pastore, profondamente legata alle mie origini di pastori nomadi Samburu (nel nord del Kenya).
La seconda è l’immagine del giogo che lega insieme due buoi che arano i campi in preparazione di una nuova stagione di semina. Devono lavorare in sintonia, il bue più forte che guida e sostiene il più debole. In questa analogia, noi siamo il bue più debole, che si affida a Cristo per la forza, la guida e l'incoraggiamento mentre ci muoviamo attraverso i doveri della vita”.
Queste due immagini hanno motivato l'omelia pronunciata dal Superiore Generale, padre James Bhola Lengarin, IMC, nella Messa di ringraziamento celebrata questo giovedì 18 luglio 2024, presso la cappella della Casa Generalizia a Roma, per festeggiare il suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale.
Oltre alla comunità di Casa Generalizia hanno partecipato alla celebrazione un gruppo di studenti e padri del Seminario teologico di Bravetta e della comunità di Porta Pia, Nomentana, e alcune suore di San Giovanni Battista (Battistine).
All'inizio della Santa Messa, il Superiore della comunità, padre José Martins Fernandes, ha invitato a rendere grazie a Dio per il dono del ministero sacerdotale di padre James Lengarin e a gioire in gratitudine per tutti i servizi svolti nell'Istituto e nella Chiesa durante questi 25 anni. Ha invitato anche a ringraziare Dio per il compleanno del Segretario Generale, padre Pedro Louro (58 anni), così come per l’anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Genaro Ardila (32 anni), responsabile degli Archivi a Roma.
Nato il 15 aprile 1971 a Maralal nel nord del Kenya, James Lengarin ha iniziato la sua formazione religiosa come missionario della Consolata nel 1990 a Nairobi. Dopo aver compiuto gli studi in Kenya, Inghilterra e Italia, la sua ordinazione sacerdotale è avvenuta il 18 luglio 1999 a Wamba. I suoi primi anni di ministero è stato svolto in Italia come animatore missionario a Galatina e Martinafranca, vice-formatore e poi rettore del seminario di Bravetta (Roma). Tornato in Kenya, è stato Maestro dei Novizi a Mathari, Direttore della Scuola di Lingue a Nairobi, Rettore del Santuario della Consolata e Amministratore della Regione Kenya-Uganda.
In questi ultimi sette anni Padre James è a servizio della Direzione Generale a Roma: sei anni come Vice Superiore Generale e dal 12 giugno 2023, Superiore Generale dell’Istituto Missioni Consolata.
Durante il pranzo festivo, prima del taglio della torta del Giubileo, rappresentanti delle tre comunità presenti alla celebrazione hanno rivolto parole di congratulazioni a padre James Lengarin, sottolineando aspetti importanti della sua vita e della sua missione.
All'inizio dell'omelia, padre James Lengarin ha trasmesso i saluti dei missionari che lavorano in Venezuela, Paese sudamericano che ha recentemente visitato con padre Michelangelo Piovano e padre Juan Pablo de los Ríos, e ha anche chiesto alla comunità di pregare per il popolo venezuelano alla vigilia delle elezioni che si svolgono in questi giorni.
Con il cuore pieno di gratitudine e di gioia per il suo Giubileo sacerdotale, il Padre Genale ha sottolineato il suo “servizio al Dio della Moltiplicazione” condividendo: “In tutti questi anni, la gioia di scoprirsi sempre più coinvolto in una vocazione sacerdotale fraterna e amicale andava prendendo forma, e si poneva in una relazione profonda con le comunità cristiane. Oggi sono grato e commosso per come realmente il Signore è il Dio della moltiplicazione e non della sottrazione o addizione: lui è amore e in amore si moltiplica. Il ministero condiviso nella forma della vita comunitaria con i confratelli missionari e religiosi è davvero stato un dono di moltiplicazione del buon Dio”, ha testimoniato padre James.
Come decimo successore del Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, nella guida dell’Istituto, “annunciare fino ai confini della terra si è fatto compito davvero affascinante e sorprendente”. Nel servizio di accompagnamento delle diverse missioni nel mondo, “posso dire, attraverso l’incontro di missionari consacrati e laici, di avere ancora una volta ricevuto una moltiplicazione del dono di grazia che viene dallo Spirito Santo”.
“Il Signore mi ha chiamato a vivere una nuova riflessione con i confratelli della Direzione Generale dove il servizio di accompagnamento dell’Istituto è il valore principale di vita. Con loro, per mezzo della preghiera, il confronto e la riflessione, ci chiediamo come possa meglio l’Istituto, seguendo l’esempio di Gesù, annunciare l’amore di Dio rispondendo alle grida dell’uomo e della donna di oggi. Come comunità, sospinta dallo Spirito ad assumere nuove disposizioni, ci interroghiamo e apriamo per annunciare creativamente il vangelo di Cristo, speranza per ogni uomo e donna”, ha dichiarato padre James Lengarin concludendo la sua omelia con un invito e parole di ringraziamento.
“Allora vi invito di camminare assieme nello spirito di sinodalità e mentre si offre a Dio il pane e il vino, offrite le vostre aspirazioni, i vostri dolori, le vostre generose prese di posizione, offrite tutto con tanto amore. L’educazione al dono vince le nostre pretese, i nostri nervosismi. L’egoismo ci porta a non vedere il dono, il valore dell’offerta. Come Maria, offriamoci anche noi con fede e generosità al Signore partecipando a questa Eucaristia, ed io prego che ognuno di voi abbia la gioia di sentirsi guidato dalla fiamma del Suo amore accesa nei vostri cuori”.
“Grazie ad ognuno di voi per l’esempio e la testimonianza che mi avete donato e per l’affetto con cui mi avete sostenuto. Grazie a tutti famigliari, amici, amiche che con discrezione e fedeltà mi sono stati vicini. Mi sento onorato, amato e sostenuto di andare avanti moltiplicando il bene fatto bene senza rumore”, ha concluso il Padre Generale.
Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata dal Padre Generale.
Padre Genaro Ardila, padre James Lengarin e padre Pedro Louro
* Padre Jaime C. Patias, Segretariato Generale per la Comunicazione IMC.
Il 9 agosto 2022, giorno in cui ho festeggiato un quarto di secolo di servizio sacerdotale e missionario, ho ricevuto una lettera piena di gratitudine da parte del Superiore Generale, nostro fratello maggiore. Il mio cuore si è riempito di gioia e ho fatto un viaggio emotivo nella mia vita, scoprendo quanto sia stata bella questa vocazione che ho abbracciato ormai tanti anni fa. Non sono solo un sacerdote, sono un sacerdote missionario della Consolata, chiamato a esercitare questa vocazione in un modo molto particolare, donando frammenti di consolazione nel mondo. Permettetemi di condividere con voi alcune delle gioie che il Signore mi ha fatto sperimentare in questi anni.
Il mio ministero è in qualche modo nato sotto la speciale protezione di due Sante entrambe di nome Teresa. Sono stato ordinato il 9 agosto 1997, festa di Santa Teresa Benedetta della Croce che in quell’anno era beata e sarebbe stata canonizzata l’anno successivo. Due mesi dopo ero a Roma e il 19 ottobre 1997 ho partecipato alla messa nella quale il papa Govanni Paolo II ha dichiarato dottore della chiesa Santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni. Quella sera stessa ho preso il volo Alitalia con destino Caracas (Venezuela) dove ho vissuto tutti i successivi anni di missione.
Il mio ministero è stato influenzato in modo significativo da Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein come si chiamava prima della conversione e la sua entrata nella vita religiosa; la sua esperienza e il suo insegnamento sull'empatia hanno dato un tocco molto particolare al mio incontro con Dio e con gli esseri umani. "Da colui che tiene la mano di Dio sgorgano torrenti di acqua vivificante, e allo stesso tempo sviluppa una misteriosa attrazione. Senza volerlo, deve diventare una guida per gli altri e generare e conquistare figli e figlie per il Regno di Dio". Così diceva Edith Stein, dopo la sua conversione al cristianesimo. Io ho scoperto i suoi scritti tre anni dopo la mia ordinazione, e ho scoperto che la sua vita era una fonte di acqua vivificante per molti. Da lì ho deciso che anche la mia vita sarebbe stata una fonte di vita per le persone che avrei incontrato. La mia unione con Dio mi ha reso una fonte di consolazione per molti e mi ha fatto sentire la consolazione di Dio attraverso la relazione fraterna con gli altri. Il tema dell'intersoggettività è diventato una pratica di vicinanza nella mia vita. Essere missionario della Consolata, appartenere a questa famiglia interculturale è una delle migliori esperienze di empatia e intersoggettività che ho vissuto e ringrazio Dio per questa vocazione che ho sperimentato all'interno della Famiglia della Consolata.
Santa Benedetta, senza essere andata in missione, ha scoperto che: "Per i cristiani non ci sono estranei. Il nostro prossimo è chiunque sia alla nostra portata e abbia bisogno di noi". Che bello essere missionario della Consolata e scoprire nelle missioni che nessuno è straniero e che siamo tutti uguali! Che gioia incontrare tanti fratelli e sorelle di colori e culture diverse, ed esserlo con tante persone in missione! Gli indigeni Warao, in un modo molto speciale, mi hanno insegnato che essere missionario, che per loro è come essere fratello, figlio, amico e padre è un modo molto concreto di costruire il Regno di Dio. La parola più usata nelle relazioni Warao è “maraisa” che significa letteralmente “l'altro me stesso”. Il Regno di Dio si costruisce forgiando sentimenti di intersoggettività; consolare è costruire comunità in cui tutti si sentano fratelli e sorelle. Quant’è bella e quanto difficile questa missione; la nostra missione è molto particolare all'interno della Chiesa!
Poi Dio mi ha messo nel mio cuore un amore molto speciale per gli indigeni. In questi 25 anni di servizio missionario ho scoperto che all'interno della vocazione della Consolata c’è un'altra vocazione particolare: quella di essere apostolo e fratello degli indigeni. Quando vivi con un popolo e questo ti adotta, le sue gioie e le sue sofferenze diventano la tua stessa esperienza.
Quanto ammiro i grandi missionari che hanno speso la loro vita per gli indigeni: Bruno del Piero, Gaetano Mazzoleni, Giuseppe Frizzi, Carlo Zaquini, Ezio Roattino, Antonio Bonanomi, e la lista continua! È stato un privilegio seguire le orme di questi uomini illustri, costruttori del Regno di Dio tra gli indigeni.
Questi 25 anni sono passati troppo in fretta, ma sento ancora la stessa gioia che si è impossessata di me il giorno della mia ordinazione e il giorno in cui sono partito per il Venezuela. Ringrazio Dio per questa bella esperienza che mi ha permesso di essere suo collaboratore nella costruzione del Regno. Ringrazio la mia famiglia per tutto il sostegno che mi ha dato nel mio servizio sacerdotale-missionario. Ringrazio la mia parrocchia, Aluor, e il mio gruppo giovanile "Fish Grupo", per aver alimentato la mia vocazione. Ringrazio il Venezuela, il Paese in cui ho vissuto la maggior parte della mia vita e, in modo molto particolare, i Warao per avermi insegnato a costruire il Regno di Dio partendo dalla semplicità. Alla mia famiglia di 30 anni, la Consolata, un grazie speciale, a tutti i missionari con cui ho condiviso vita e missione. Conto sulle vostre preghiere e benedizioni.