I DOMENICA DI AVVENTO

Pubblicato in Domenica Missionaria

Non partiamo dal passato ma dal futuro

 

Ger 33,14-16. Si compirà la promessa fatta al Re Davide: il Messia sarà Signore della nostra giustizia.

1Ts  3,12-4, 2.  La fine dei tempi e il ritorno di Gesù preoccupano i cristiani. Si dovrebbe capire che possiamo parlare di venuta di Cristo solo quando finiscono l’odio, il rancore e i conflitti.      

Lc  21,25-28.34-36.  La realtà definitiva è quella di Gesù. Diventa importante l’attesa vigilante del Signore che anche la Chiesa deve promuovere e animare: sia piuttosto una speranza  attenta, attiva e ben centrata: che non si lascia ingannare, che ha visione e forza, pazienza e perseveranza. 

 

La festa di Natale bisogna prepararla. Se preparano i veglioni, le spese natalizie, i carnevali, i piani per passarsela bene, sará anche giusto che un cristiano prepari la celebrazione del Natale. Cosa celebriamo? L’amore di Dio che ci porta giustizia e libertá e sconvolge  la redazione della storia umana. Chi la scriveva? Pensiamoci un poco. Nella nostra genealogia, nel primo DNA avevamo Adamo, Caino e discendenti.: gente esperta in tutti i difetti e alle volte con  criminalitá paurose. Anche se per arrivare a Adamo di persone ne debbo passare, guardiamo la nostra piccola storia da quando siamo nati. Chi scriveva la mia storia? Quante catene, tabú, pregiudizi, sofferenze inutili, delusioni, persecuzioni, penurie, vergogne, cedimenti a volontá inesorabili. Gesù non é solamente il figlio di Maria, quel bel bambino bianco rosso e ricciolino, ma é il Cristo di Dio che ha stabilito una vita nuova “da dio”. Vediamo qualche segno di tempi  migliori? C’é speranza e dignità  nella malattia, nella povertá, solitudine, abbandono?  Ognuno di noi sa bene di quali e quanti segni ha bisogno per continuare a lottare, a lavorare, a impegnarsi, a non lasciare il fronte e fuggire. Cerchiamo dei segni di speranza per tutte quelle miserie e sofferenze che ritardano la famosa vita nuova “da dio”. Se sono assenti  continuerá la vita “da povero diavolo”. Viviamo in un mondo difficile. Nel lavoro, in casa, e perfino in comunitá e nella Chiesa, le relazioni umane sono spesso dure, impregnate di indifferenza, di gelosia. Facciamo l’Avvento di Gesú facciamo venire qualcosa di bello. Penso che tanti si animano per  fare arrivare qualcosa di bello e di buono per le persone amiche. Questo é l’Avvento: che venga il regno di Gesú, che venga la sua bontá, la sua libertá, la sua giustizia, la sua pace e la sua misericordia.  Se non viene, diceva il canto, cosa mi resta? Un bimbo di gesso, una baldoria, una canzonetta, una cornamusa e il suono triste di un organetto che non smette mai.

 

Un tempo sognavo di cambiare il mondo e mi rideva il cuore. Nel dissenso e nelle scelte radicali l'umanità si risvegliava e mi pareva amore abbattere le idolatrie e rompere le dipendenze. Sembrava un filo di speranza per tessere la storia come servizio  della vita.

Ora ho capito che il morso della parola è solamente un modo inventato perchè non si conosce  risposta e il silenzio fa paura. Ho imparato che chi ha fame, subito vuole soltanto qualcosa da mangiare. E il bambino che piange nella casa vuota, subito ha bisogno di un sorriso. E chi è solo e povero aspetta amicizia tutti i giorni. Amare è volersi incontrare disposti a volersi bene. Allora si condivide anche il pane e non si è più soli.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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