At 2,14.22-28;
1 Pt 1,17-21;
Lc 24,13-35
In questa domenica incontriamo il bellissimo e profondo Vangelo che riporta l’episodio cosiddetto “dei discepoli di Emmaus”. Essi sono in cammino per un villaggio, si allontanano da Gerusalemme che, per l’evangelista Luca, è il centro della Rivelazione. Allontanarsi è come mollare tutto, è l’opposto della Vita che fuoriesce dalla Resurrezione. E quando noi deviamo, andiamo fuori strada, perdiamo il vero senso della Vita. Allontanarsi da Gerusalemme significa, in questo contesto, non credere alla Resurrezione di Gesù, non fidarsi di Lui, non lasciare illuminare il concreto dell’esistenza dalla Luce, dalla Speranza, dalla Gioia, dalla Pace che promanano dal Risorto.
Il testo riferisce che “discutevano insieme con il volto scuro, sostenendo: <<Noi speravamo …>>”. E’ la delusione. Non hanno capito che la Croce non è la fine di tutto, ma punta alla Resurrezione. Il volto scuro, la loro discussione possono essere tradotti con l’espressione “litigano fra di loro”: hanno perso la Speranza e la Pace, hanno perso la vera Fiducia ed abbandonano il Signore.
Quanto può essere attuale per noi questo atteggiamento, quando entriamo nello scoraggiamento, nella paura, nella delusione, nel pessimismo! Ecco che ci viene a mancare lo slancio missionario, di annunciare il Vangelo; diventiamo tristi, “scuri nel volto” e nel cuore; ci viene a mancare la fede viva in Gesù vivo; ci viene a mancare il “correre” delle donne dal Sepolcro, la loro fretta di comunicare al mondo la Resurrezione di Cristo, la buona novella del Vangelo.
Si tratta di un quadro che rappresenta bene la realtà dell’oggi, vuota, delusa, affannata, litigiosa, violenta, avida di denaro, drogata, senza Dio. Quando ci si allontana dalla Luce, dalla Vita del Risorto entra il buio e il buio è molto più di quanto si è detto poco sopra.
I due erano in cammino, uno di loro si chiamava Cleopa. Questo essere in cammino riflette la nostra condizione di viandanti, di pellegrini su questa terra, dove è forte il bisogno di annunciare, di gridare il vero senso della vita, che va verso un’eternità di gioia e di gloria, va verso le grandi nozze con Dio, come descrive il Libro dell’Apocalisse. Uno si chiama Cleopa, dell’altro non viene detto il nome, perché il suo è il nome di ciascuno di noi. Possiamo rileggerci in questo Vangelo.
“Gesù in persona si accostò e camminava con loro”. Gesù cammina con noi, dentro la nostra storia personale. Scoprire la Sua presenza e il dialogo con Lui è fondamentale per vivere la Pace e la Speranza, per sentirci mandati agli Altri, per avere un cuore missionario che corre ad annunciare e ad alleviare le sofferenze del mondo, dei poveri.
“I loro occhi erano incapaci di riconoscerLo”, perché nel cuore dei due discepoli c’era la paura, la tristezza, la delusione, perché non erano aperti al messaggio della Resurrezione. Molte volte anche noi portiamo delusione, tristezza e morte nel cuore; talvolta il peccato domina e stordisce. E’ importante, allora, risvegliarci alla Vita, correre e riferire.
§ cercare di più la fede, la preghiera, l’incontro con il Signore e di meno le cose materiali;§ amare di più, donarci di più agli Altri, vincere l’egoismo e la pigrizia;
§ stare attenti agli idoli dell’orgoglio, del denaro, delle cose, delle mode;
§ non rifiutare il sacrificio, la fatica;
§ essere disponibili a portare il Signore, a servirLo nei poveri, a non perdere le occasioni in cui possiamo testimoniare Speranza e Riconciliazione.
“O senza testa e lenti di cuore!”. E’ il nome che Gesù dà a questi discepoli. E’ il nostro nome, quando ci allontaniamo dalla fede vera, dalla speranza della Resurrezione, dal coraggio della comunicazione della buona novella.
“Spiegò loro in tutte le Scritture …”. Tutta la Bibbia è come un unico testo che dice il nome di Gesù, cioè Salvezza, Vita, Misericordia, Perdono, … Abbiamo bisogno di riappropriarci della Bibbia, di pregare la Parola di Dio, di sentire forte nella mente, nel cuore, nei piedi, sulla lingua, sulle labbra, nella voce l’annuncio a tutti di questa buona notizia, di non chiudere nella sfera privata né di soffocare nella paura l’annuncio del Vangelo.
“Fece come se dovesse andare più lontano”. Gesù va oltre, va per tutto il mondo. Dobbiamo scoprire che siamo dei mandati, dei testimoni, dei missionari. Prendere il largo significa espletare il coraggio della missione. Gli uomini di oggi hanno fame e sete di Amore, di cose vere, pulite e luminose; pur senza saperlo, hanno fame e sete di Gesù Risorto, della notizia della Resurrezione, che comunica alla concretezza della vita il suo senso autentico e profondo. Solleviamo il nostro sguardo dai piccoli interessi del momento, dalle piccole nostre stanchezze, dai nostri egoismi e dai nostri ripieghi e apriamoci all’incontro con Gesù Risorto e all’annuncio del Vangelo, anche quando costa fatica, forse irrisione ed emarginazione!
I discepoli di Emmaus insistono e dicono a Gesù: “Resta con noi”. Incominciano a capire, percepiscono la bellezza e la luce che fuoriescono da questo misterioso pellegrino che hanno incontrato, poi lo riconoscono allo spezzare del pane, “il Corpo dato per voi, il Sangue versato per voi”, il dono dell’Eucaristia. Dall’Eucaristia ben vissuta nasce il nostro donarci, il nostro aprirci agli Altri, il vedere i bisogni dei Fratelli, il diventare autentici missionari di Gesù Risorto.
Il testo riferisce che “si spalancarono i loro occhi e lo riconobbero”. L’Amore rivela Dio. Essi vedono e riconoscono Gesù. Solo amando manifestiamo il vero volto di Gesù. Nel Vangelo di Giovanni Gesù ci dice: “Dal modo con cui vi amate gli uni gli altri riconosceranno che siete miei discepoli”. Da quel momento inizia per i discepoli di Emmaus una vita nuova, arde loro il cuore, sono infiammati da questo incontro con Gesù. La cultura di oggi, sovente ammantata di pessimismo, di nichilismo, di sconforto e di tristezza, ha urgenza di incontrarsi con il messaggio di Vita e di Speranza del Vangelo e questa missione è nostra, non possiamo sottrarci ad essa, non possiamo permetterci dei ritardi.
I discepoli di Emmaus, incontrato Gesù, il Vivente, partono senza indugio, fanno ritorno a Gerusalemme, proclamano quello che hanno visto e sentito. Incontrato Gesù, il Vivente, si va, si annuncia, si ha il coraggio del ritorno a ciò che veramente conta ed è importante. L’incontro, poi, dei due discepoli con la Comunità a Gerusalemme ci manifesta la Chiesa che si unisce.
Dobbiamo, quindi, chiederci se effettivamente superiamo le nostre delusioni, se siamo disponibili a riconoscere Gesù e riconoscerLo negli Altri, se per noi la Parola di Dio è importante e la preghiamo, se andiamo con coraggio ad annunciare il Vangelo, se andiamo “senza indugio”.
La Madonna, così presente nella Chiesa primitiva e nella Chiesa di oggi, ci aiuti ad essere testimoni e missionari credibili ed efficaci di Gesù il Risorto, il Vivente nei secoli dei secoli.