I Domenica di Quaresima

Pubblicato in Domenica Missionaria
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Stare nel deserto e in mezzo agli uomini

Gn 9,8-15;

1 Pt 3,18-22;
Mc 1,12-15

La Quaresima è in se stessa tempo favorevole per creare in noi una primavera dello Spirito in cammino verso la Pasqua del Signore. Questo è il tempo della benevolenza di Dio e in questo periodo il Cristo trasferisce una sua presenza più forte e più concreta. Ogni anno la prima domenica di Quaresima ci ricorda il Vangelo delle tentazioni di Gesù. Secondo Marco dopo il battesimo al fiume Giordano lo Spirito con forza spinge Gesù nel deserto. Il legame tra il battesimo e tentazione è stretto e intenzionale: Gesù entra nel movimento penitenziale del suo popolo e si lascia coinvolgere nella lotta tra il bene e il male che caratterizza la storia degli uomini. Lo Spirito colloca Gesù all’interno della storia e all’interno della lotta che in esso si svolge.

Lo Spirito con forza spinge Gesù nel deserto – per alcuni autori questo rimanda alla Genesi (3,23): di fronte all’uomo e alla donna ‘scacciati’ dal Paradiso terrestre e che entrano in un mondo ostile, Gesù, nuovo Adamo, affrontando l’impero del male simboleggiato dalle fiere, avvierebbe il ritorno dell’umanità a Dio “perché l’uomo non avesse a perire, e tutto ciò che era per crollare in Adamo fosse più felicemente innalzato in Gesù” (Pio IX). Altri preferiscono: il popolo ebraico fu scacciato (Es 6,1) dall’Egitto verso il deserto considerato luogo della tentazione (Dt 8,2), Gesù avrebbe trionfato là dove Israele aveva fallito. Sembra che ‘nel deserto’ e, ‘quarantta giorni’ si colleghino con la dimora del popolo nel deserto e rilevino la relazione di Gesù al popolo, la sua vittoria in favore del popolo.

L’attività pubblica di Gesù è preceduta dal suo soggiorno nel deserto e dalle tentazioni che Egli subisce nei quaranta giorni di digiuno e di prova. Preparandosi alla sua missione pubblica, Gesù compendia in sé tutta la storia antica della salvezza: quaranta giorni del diluvio universale, quaranta giorni di Mosè sul monte Sinai, quanrant’anni di peregrinazione del popolo eletto nel deserto del Sinai; mentre sta per dare inizio all’Alleanza Nuova, in particolare, pur essendo il Figlio di Dio, Gesù entra nella condizione umana, ne sperimenta il pericolo e la difficoltà, se ne assume tutto il peso.

Anche per Gesù questi quaranta giorni hanno significato un periodo forte di crescita e di maturazione nella sua missione di Messia e di Redentore.

In quella solitudine fisica e geografica Egli cerca soltanto la compagnia del Padre e vive nel suo Spirito: in ogni circostanza della sua esistenza Gesù vive, cresce e opera alla presenza dell’amore del Padre, mosso e sostenuto dallo Spirito Santo.

Per Marco la tentazione sembra accompagnare Gesù lungo tutti i quaranta giorni, perciò tentazione dura e affaticante. Dice che Gesù è stato tentato, ma non in che cosa di preciso sia consistita la tentazione. Il tentatore è Satana. Nel Vangelo di Marco sono molto frequenti gli atti di esorcismo con i quali Gesù libera gli uomini e il mondo dall’influsso nefasto del maligno. Pur vivendo per un lungo periodo di tempo in un luogo di privazione e di pericolo Gesù è circondato dalla protezione del Padre “e gli angeli lo servivano”.

Subito dopo la tentazione Gesù comincia a predicare il Vangelo di Dio, ossia la Buona Notizia che richiede dall’uomo conversione e fede. Egli annuncia “il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”; poi rivolge l’appello “convertitevi e credete a questa buona notizia”; noi abbiamo sempre bisogno di conversione e di fede nella nostra vita.

Fin dall’inizio della sua vita pubblica Gesù annuncia la presenza di Dio nel mondo, la vicinanza di Dio all’uomo, anzi la persona stessa di Gesù è questa presenza divina.

Gesù annuncia che l’amore di Dio è infinito, insondabile, totalmente gratuito, donato prima ancora di essere stato meritato, Gesù è l’immagine più fedele e più significativa di questo amore. “Provi ciascuno di noi ad avere coscienza di questo vivo, personale, infinito amore rivolto da Gesù alla singola persona che ciascuno di noi è: io sono stato amato da Cristo così! Io, può dire chiunque: il peccatore, l’incredulo, il debole, l’infelice” (Paolo VI, al termine di una ‘via crucis’).

La vera fede è l’incontro con la misericordia, la pietà, la tenerezza del Padre; la fede vera è gioia di sentirsi accolti, incoraggiati, restituiti alla speranza; la fede vera è gratitudine perché Dio è entrato nella nostra vita con il volto, lo sguardo, le mani, il cuore di Gesù.

Un Padre del quarto secolo dice che nella caccia alla lepre o volpe, i cani che non l’hanno vista si stancano e prima o poi tornano indietro, invece i pochi che l’hanno vista proseguiranno la loro caccia fino alla fine; vedere la volpe è far conoscere Gesù “tra i doni fatti da Dio all’umanità il più importante è conoscere e amare Cristo” (Gino Concetti).

Gesù piuttosto che denunciare sceglie la via di annunciare: bisogna che prima conosciate la bellezza e la sovrabbondanza del dono che viene da Dio.

La conversione di cui parla Gesù è un cambiamento radicale di vita che comprende l’intelligenza la volontà e il cuore. “Ha portato ogni novità portando se stesso colui che era stato annunciato” (sant’Ireneo) – e Gesù proclama la necessità di questa novità e trasformazione che Egli per primo ha realizzato in sé nella sua dura lotta contro Satana.

Ci dice da che cosa dobbiamo convertirci, e a che cosa dobbiamo convertirci: accogliere il Regno e accoglierlo come un bambino, vale a dire, come un bambino accoglie la vita che gli è donata e vi si immerge senza discuterla, con semplicità, con entusiasmo e gioia. Convertirsi è decentrarsi da se stessi per ricentrarsi su Dio (T. de Chardin); è cercare Dio con inizi che non finiscono mai, infiniti (san Gregorio Nisseno). Convertirsi è sempre più purificarsi dal veleno del serpente per compiere la volontà di Dio.

Nell’ottava apparizione a Lourdes Bernardette percorre in ginocchio, bacia spesso la terra, rivolta agli spettatori ripete col viso in pianto e con i singhizzi nella voce “penitenza penitenza penitenza”. La fanciulla ripete queste parole intese uscire dalle labbra della Signora.

La vita cristiana richiede sempre successive e progressive conversioni.

Non siamo lasciati soli, ma Cristo viene con noi nel deserto per lottare contro il male, nella prova non manca mai la presenza incoraggiante dello Spirito, è lo Spirito che ha condotto Gesù nel deserto.

Il Vangelo apre la strada della salvezza e spalanca le porte della vita eterna; la conversione fa nell’anima opera di sgombero, liberandola dai pensieri troppo umani e dal peccato, lanciandola sul cammino difficile ma necessario della fede, consentendole di accogliere con semplicità di cuore Cristo e il glorioso peso dei suoi doni. Credere al Vangelo è, infatti, abbandonarsi ai pensieri e all’azione di Cristo, a volte discreta e a volte
prepotente; è scoprire per mezzo di Lui e in Lui il Padre (Salvatore Garofalo).
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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