Giovani, conoscete bene la realtà misteriosa e il dono del sacerdozio? Sapete apprezzare la meravigliosa testimonianza di carità di tante giovani consacrate a Dio? Non restate meravigliati dalle opere di missionarie e missionari dediti ai più poveri?
Alla luce di queste esortazioni, in questa giornata chiediamoci: perché una giornata mondiale? Perché una giornata di preghiere? Chi, dove, quando si deve pregare?
Perché una giornata mondiale? Perché ovunque è enorme la necessità di avere persone che volontariamente e senza pretese si donano eroicamente per tutta la vita. Lo afferma Gesù nel vangelo, lanciando il primo appello: la messe è molta, gli operai sono pochi. Ho compassione di questa folla senza pastore. Ne confermano l’attualità gli appelli dei Pontefici: nel nostro tempo una sterminata moltitudine non conosce la salvezza portata dal Signore. Milioni e milioni di uomini e donne, miliardi in tutto il mondo, attendono ancora un aiuto, un tratto di solidarietà, una parola di speranza. Non dimentico ciò che scriveva un nostro missionario dalla missione in zona di scontro armato: “In questi momenti si capisce ancor meglio quanto la nostra presenza sia importante. Il missionario è segno di coesione e di solidarietà per tanta povera gente. Là dove abbiamo dovuto abbandonare e rifugiarci nella foresta la gente disperata ci ha aiutato e ha atteso con ansia il nostro ritorno”.
Perché una giornata di preghiera? Perché la vocazione è una realtà trascendente, è un dono di Dio stesso. La nostra preghiera ha la funzione necessaria di supporto all’intervento di Dio, di mediazione alla sua chiamata. Del resto Gesù ne aveva rilevato l’urgenza quando, osservando le folle che lo circondavano, disse “ho compassione di questa gente”. Constatata la vastità del lavoro e la scarsità di mano d’opera, non suggerisce strategie specifiche, non presenta elaborati programmi, ma insiste su una forza particolare, quella della preghiera.
“Ergo”: parola che nel linguaggio tecnico e medico vuole dire forza, energia, vitalità. Ergo, dunque data questa urgenza e carenza, pregate il Padrone della messe perché mandi operai: dieci parole che sono tutto un programma e che avvalorate da Gesù sono garanzia di riuscita.
Ma, come pregare, dove pregare; chi sono i soggetti di questo impegno voluto da Gesù e richiamato dagli annuali messaggi dei Papi e delle varie iniziative diocesane?
Come pregare? Occorre creare un clima di preghiera e di riflessione, una cultura vocazionale, un’atmosfera in cui ci siano le condizioni che favoriscono le vocazioni.
Dove pregare? Lo spazio, il terreno dove maturano vocazioni è costituito dalla parrocchia e dalla famiglia impegnata. La fioritura di vocazioni consacrate in una parrocchia è segno del vigore spirituale della comunità, della sua preghiera eucaristica intensa, della sua dimensione caritatevole. Per questo l’invito pressante è quello di essere comunità vive, oranti, comunità che chiamano a donarsi.
Lo stesso si dica della famiglia che è la prima fonte della vocazione. Una famiglia che sa pregare insieme, che insieme medita sulla Parola di Dio, che insieme si apre all’aiuto di chi soffre vicino e lontano.
Le vocazioni, si diceva una volta, nascono sulle ginocchia della mamma e tanto più se affiancate a quelle del papà.