Una battuta, sì, ma che ha in sé qualcosa di vero. Nella vita di molti cristiani lo spirito santo è lasciato di lato, ai margini. Nella preghiera, nella riflessione, nella vita lo Spirito santo rimane il grande dimenticato, per non dire il grande sconosciuto.
Un giorno un buon papà, il padre del futuro Giovanni Paolo II, disse al figlioletto: Tu non sei un buon chierichetto. Perché? Perché non preghi lo Spirito santo. Il chierichetto, divenuto Papa, ci regalò una bellissima lettera sullo Spirito santo, intitolata: Il Signore che ci dà la vita.
Allorquando Gesù invitò i discepoli a pregare il Padre con insistenza e fiducia, commentò: Se chiedete del pane al Padre, credete che il Padre vi darà uno scorpione o un sasso? No, vi darà lo spirito santo. E nell’ultima cena, per ben quattro volte, lui stesso promise che, salito al cielo, avrebbe pregato il Padre di inviarci lo Spirito santo. E risorto, nel cenacolo, mostrando le piaghe alitò sui suoi discepoli e disse: Ricevete lo Spirito santo.
Domandiamoci allora: chi è lo Spirito santo? E per noi, che fa lo Spirito santo?
Il catechismo risponde: lo Spirito santo è una delle tre Persone della SS. Trinità, in tutto e per tutto uguale al Padre e al Figlio. Due i termini che formano il suo nome: Spirito santo.
Gesù ne definisce la funzione chiamandolo: Paraclito, cioè l’avvocato, chiamato vicino per difenderci; il consolatore, cioè colui che ci assiste nelle difficoltà.
Il catechismo lo chiama dono di Dio; grazia dell’anima, spirito di adozione.
Ma quali sono le principali manifestazioni dello Spirito santo nel vangelo? Ce le presenta Luca, il cantore dello Spirito santo.
A Nazaret l’angelo rivela sia a Giuseppe che a Maria: il bimbo che Maria porta in grembo è opera dello Spirito santo. I personaggi che intuiscono la presenza di Gesù sono pieni di Spirito santo: Elisabetta e il figlioletto Giovanni esultano di gioia; Simeone e Anna, ricevendolo al tempio, lo annunciano come salvatore, luce delle genti.
Frequenti gli interventi dello Spirito santo nella vita pubblica di Gesù, dalla manifestazione nel battesimo, al cenacolo, prima e dopo la passione, al monte degli ulivi.
Ma è ancora negli Atti degli apostoli che Luca mette in evidenza l’intervento fondamentale dello Spirito santo nella Chiesa. Il tutto inizia nel cenacolo, mentre gli apostoli, pieni di gioia e in attesa, pregano stretti attorno a Maria. Improvviso, violento, rumoroso, sconvolgente, scende su ciascuno degli apostoli lo Spirito santo sotto la forma di lingue di fuoco. Un rombo così forte che attira migliaia di persone, di quindici nazionalità, che ascoltano Pietro, ciascuno nella propria lingua.
Come nella missione degli apostoli e di San Paolo si svolge tutta la spinta e la forza dello Spirito santo, così è per ogni cristiano: non sapete che siete tempio dello Spirito santo?, dice san Paolo.
Lo Spirito santo è come il codice genetico di tutta la vita cristiana; guai trascurarlo, rischieremmo una vita cristiana rachitica, asfittica, priva delle necessarie difese immunitarie.
Due in particolare gli interventi che segnano la sua venuta in noi: il battesimo e la cresima, profanate a volte da una coreografia festaiola.
Il battesimo. Leonida, appartenete alla Chiesa africana dei primi secoli, accogliendo il figlio Origene appena battezzato, gli baciò il petto dicendo: Ora so che la tua anima è diventata abitazione dello Spirito santo.
La cresima. Santa Lucia, al giudice Pascasio che la voleva trascinare al postribolo, rispose: Sento in me lo Spirito santo, e divenne pesante come un macigno.
In ogni Messa vi sono due preghiere cui dobbiamo fare molta attenzione. La prima invoca: Manda o Padre lo Spirito santo perché trasformi il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo. La seconda che chiede: O Padre, a noi che facciamo la comunione, dona la pienezza dello Spirito santo.
Maria, capolavoro dello Spirito santo, ci aiuti a pregare lo Spirito santo ed a gustarne e rispettare la presenza nella nostra anima.