La sua prima esperienza missionaria la fece a fianco del cugino Barnaba e di Paolo in Asia Minore. Si mise poi al seguito di Pietro in Roma e ne fu attento redattore della sua catechesi, donandoci il suo meraviglioso vangelo.
È il primo tra i vangeli; un vangelo di appena 16 capitoletti, 746 versetti che si può leggere velocemente in poco più di mezz’ora e che la liturgia ci proporrà in queste settimane. Un vangelo dallo stile vivace e pittoresco, ricco soprattutto di fatti storici e di miracoli descritti con particolari interessanti.
Il tutto presentato con molta semplicità e freschezza che proietta nel nostro animo un Gesù che in se concilia umiltà e grandezza, debolezza e potenza, umanità concreta e divinità affascinante.
Il vangelo inizia con una solenne affermazione “vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”, al centro la professione di fede di Pietro “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e al termine l’esclamazione del centurione romano sotto la croce: “Veramente costui è il Figlio di Dio”.
Quale Gesù quindi ci presenta Marco nel suo vangelo, quale il suo volto, quale la sua divinità?
Gesù è vero uomo: sa parlare un linguaggio vivo, pittoresco, immaginoso, ricco di parabole, senza reticenze: “... non capite che quanto entra nell’uomo non lo contamina perché non entra nel cuore, ma nello stomaco e va a finire nella fogna? È dal cuore che escono le cattive intenzioni: omicidi, malvagità, prostituzione”.
Gesù è vero uomo: possiede una prestigiosa abilità nel cogliere il cuore degli uomini e degli avvenimenti e denunciarli senza paura “Ipocriti, bene ha profetato di voi Isaia: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo onore è lontano da me; osservate le tradizioni degli uomini, ma trascurate i comandi di Dio”.
Gesù è carico di umanità: ha la passione per la gente senza nome, per gli emarginati, i malati, con gesti di sorprendente delicatezza: ha viscere di misericordia per chi lo segue affamato nello spirito e nel corpo e dopo aver dato miracolosamente pane per i denti offre loro parole di vita eterna.
Sì, Marco ci presenta un Gesù dal volto veramente umano che sa stare in società, accetta gli inviti dei poveri e dei ricchi, tanto che lo chiameranno e beone e mangione. Un Gesù che accoglie la folla che lo preme, ammira le bellezze del creato, gli uccelli, i fiori.
Ma il cuore della personalità di Gesù è la sua religiosità che sta alla radice della sua esperienza, di ogni suo gesto, di ogni parola.
Religioso, non asceta, né bigotto. La religiosità di Gesù è serena, filiale, impegnata, gioiosa.
Per Gesù la misura di tutto è l’amore, la libertà, la condivisione. Ha uno schema di vita religioso, ma senza rigidità né tradizionalismo.
“Mosè disse onora tuo padre e tua madre e voi farisei rendete vana la Parola di Dio per la tradizione che voi trasmettete”.
Quello che con Marco cominciamo a contemplare non è quindi il Gesù dei film che inondano le sale e gli schermi televisivi: il Gesù oleografico di Zeffirelli, il Jesus superstar degli hippies, il Gesù terzomondista di Pasolini, il Gesù erotico di Scorsese.
Ma è il Gesù pittoresco di Marco, quello profetico di Matteo, quello misericordioso di Luca, quello spirituale di Giovanni. È il Gesù uomo e Dio, che ci ha dato la vergine Maria, che Giuseppe ha presentato al tempio, salvatore del mondo, pane e parola di vita.
È bello quindi vivacizzare, specialmente in privato, la recita del nostro rosario riflettendo non solo sui tradizionali misteri, ma con il Vangelo di Marco alla mano, passare di miracolo in miracolo, ascoltare or l’una or l’altra parola, rivivere i vari avvenimenti della vita di Gesù passando dalla luce, alla gioia, al dolore, alla gloria.
Con Maria e Marco contempleremo più attentamente di volta in volta il volto di Gesù, volto umano, volto divino, il volto addolorato, il volto glorioso.
E come il vangelo di Marco si chiude con l’esclamazione del centurione romano, così anche noi concluderemo la contemplazione dei misteri con le parole del centurione “Veramente costui è il Figlio di Dio”.