Amara la constatazione nel veder come lo scandalo sia oggi tanto enfatizzato dai mas media.
Raggiunta la Giudea, i farisei tentano di cogliere in fallo Gesù con una discussione sul divorzio. Dopo averli confusi Gesù entrò in casa, precisa quasi simbolicamente Marco, e ai suoi discepoli riaffermò i valori del matrimonio come Dio Creatore lo aveva stabilito.
Indissolubilità e stabilità. “ Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei”. E a parità di diritti e doveri, se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio.
Anni or sono il Corriere della sera, presentando il documento del Papa sulla dignità della donna, così commentava: Sbalorditivo! È il primo documento della storia, 115 pagine, 7 capitoli che con finezza teologica riafferma l’unità dell’uomo e della donna e la loro fondamentale uguaglianza.
“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; e se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro commette adulterio”.
Gesù difende fino in fondo l’unità della famiglia. Davanti a tale fermezza alcuni provano un sospetto. La risposta di Gesù è intransigente o sapiente? È crudele o fedele al bene dell’uomo, della donna e dei figli?
Una cosa è certa: è comprensibile solo dentro un contesto di fede. Infatti chi crede sa che la vita è sacrificio, impegno e servizio, anche nel matrimonio.
La norma di Gesù è comprensibile soltanto per chi ha messo tutta la vita dentro questa sapienza di fede sia dentro il matrimonio che fuori. Alcuni dicono: “Ma se la famiglia è sfasciata, perché non prenderne atto? Perché continuare a vivere insieme?”. Sembra un ragionamento pulito, invece si nasconde una mostruosa debolezza.
La parola di Gesù è questa: ricostruire, ritornare all’origine ripartire con umiltà e pazienza. Qualcuno dirà che questo è eroismo. La vita chiede a tutti, prima o poi risposte di eroismo sia nella vita matrimoniale che in quella comunitaria.
Sopportare una grave malattia, affrontare con serenità la vecchiaia, l’invalidità, la morte, è eroismo. Ma è inevitabile nella vita.
“Lasciate che i bambini vengano a me”. La scena conclusiva dei bambini che vengono a Gesù perché li accarezzi mentre i discepoli li sgridano segue, sia in Matteo che in Marco, la discussione sul divorzio e sul matrimonio.
Collocazione fortuita o intenzionalità voluta dagli evangelisti?
Forse c’è una precisa intenzione, quasi a dire che le prime vittime del divorzio e dei matrimoni che falliscono sono i figli, i “piccoli” verso i quali va tutta la tenerezza e l’attenzione di Gesù. Gesù si indignò e disse: “Lasciate che i piccoli vengano a me… prendendoli fra le bracca ed imponendo loro le mani li benedisse”.
È molto commovente e piena di umanità questa scena. Gesù va contro corrente. Pur apprezzando i bambini, la società ebraica li teneva in disparte e non li prendeva in considerazione, come stanno a dimostrarlo gli apostoli che vogliono tenerli lontani, cacciarli, pensando di tutelare la dignità del Maestro.
È un invito anche per noi a riscoprire il mondo dei bambini e soprattutto ad imitarli nella loro semplicità ed affidabilità.
I bambini possono e debbono diventare anch’essi maestri per noi adulti. Poteva Gesù annunciare qualcosa di più rivoluzionario?