Molti commentari patristici parlano delle beatitudini come di una sequenza di livelli progressivi. La nostra beatitudine è molto lontana in questa progressione. Analogamente, l’amore per il nemico è il punto più alto della scala dell’amore. Il monaco russo Silvano (1866- 1938) visse e insegnò questo amore a un grado molto raro. L’archimandrita Sofronio, suo discepolo, rileva che quello che il suo padre spirituale Silvano insegnava, se da un lato echeggia la tradizione passata, dall’altro getta nuova luce sul comandamento già “nuovo” di Cristo.
“Saranno chiamati figli di Dio”. Predicare la pace come la chiesa la annuncia, renderà certo i suoi predicatori simili al Figlio di Dio: nella sua sofferenza così come nella sua gloria. Padre Sofronio ci ricorda che “coloro che veramente predicano la pace di Cristo non dovrebbero mai perdere di vista il Golgota … L’amore per il nemico non è accettato dal mondo e così lungo i secoli il mondo ha perseguitato la vera chiesa”. È triste ammetterlo, ma Silvano lo sperimentò nel suo stesso monastero, benché egli mettesse in pratica ciò di cui parlava e non potesse essere accusato d’ipocrisia.
In un’occasione, il motivo del disincanto fu la mancanza di discernimento nel predicatore. Scrive Silvano: “Il Signore dice: Beati gli operatori di pace. E io pensai: ‘Dedicherò una parte del mio tempo all’esichia, ma cercherò anche di portare la pace tra gli uomini. Così andai a sedermi accanto a un fratello inquieto di mente, lo schimonaco ***, e conversando con lui cercai di persuaderlo a vivere in pace con tutti e a perdonare tutti.
Per un po’ di tempo mi sopportò, poi mi si rivoltò contro con tale violenza che dovetti scappare dalla cella e riuscii a malapena a sfuggirgli. … Allora compresi che dobbiamo cercare la volontà di Dio … e non inventarci ascesi di testa nostra” (Silvano dell’Athos, Nostalgia di Dio, Qiqajon 2011, p. 236). In un’altra occasione, Silvano fu accusato di slealtà verso la chiesa russa perseguitata, quando chiese di pregare per i nemici della chiesa. “‘Il nemico perseguita la santa Chiesa’, tu dici: ‘Devo forse amarlo?’.
La mia risposta è questa: la tua povera anima non ha ancora cominciato a conoscere Dio … e quanto Egli desideri che tutti gli uomini si pentano e siano salvati. Lo Spirito Santo … insegna all’anima ad amare i suoi nemici. L’unico nostro pensiero deve essere che tutti debbano essere salvati. L’anima si rattrista per i suoi nemici e prega per loro perché si sono allontanati dalla verità e i loro volti si volgono verso l’inferno. Questo è l’amore per i nostri nemici.”
Così Silvano si rese conto che persino in una comunità monastica può regnare l’inimicizia. “Pur vivendo in comunità, molto spesso noi perdiamo la grazia, poiché non abbiamo imparato ad amare i nostri fratelli secondo il comandamento del Signore. Se tuo fratello ti offende, e tu vai in collera, lo condanni o lo detesti, ti accorgerai che la grazia è fuggita da te e la pace se n’è andata. Per avere pace nell’anima noi dobbiamo imparare ad amare chi ci ha offeso … Non può esserci pace per l’anima se essa non prega il Signore con tutte le sue forze per il dono dell’amore verso tutti gli uomini”. “Chi non ama i suoi nemici non troverà mai pace, nemmeno se fosse posto in paradiso”.
Quando era ancora novizio, san Silvano ebbe la visione del Cristo; con tutto il suo essere sperimentò l’umile amore di Cristo. Incominciò a pregare per il mondo intero come per se stesso. In questo stato l’anima non distingue tra amico e nemico. “Se noi amiamo i nostri nemici, non ci sarà posto nella nostra anima per l’orgoglio, poiché l’amore a somiglianza di Cristo non mette nessuno sopra l’altro”. Quanto più qualcuno vive nell’ombra del male, tanto più la persona colma di grazia avrà pietà di lui.
Questo è il modo in cui l’amore divino si riflette nell’anima umana. “Chi non ama i suoi nemici non può arrivare a conoscere il Signore e la dolcezza del suo Santo Spirito. Lo Spirito Santo ci insegna ad amare i nemici, affinché l’anima ne abbia pietà come se fossero suoi figli”. “Quando l’anima placa la sua passione e diventa umile, il Signore le dona la sua grazia, e allora essa prega per i nemici come per se stessa, e versa calde lacrime per il mondo intero”. “L’uomo che ama i suoi nemici presto arriva a conoscere il Signore nello Spirito Santo, ma della persona che non ama i suoi nemici io non desidero scrivere.
Eppure deve essere compatita, poiché vive tormentando se stessa e gli altri, e non conoscerà il Signore”. Cristo e gli apostoli insegnano che l’amore dei nostri fratelli è la prova per capire quanto reale e quanto profondo sia il nostro amore per Dio. San Silvano mostra che la prova della nostra conoscenza della verità sta nell’atteggiamento che abbiamo verso coloro che ci hanno offeso o sono spietati verso la chiesa. “Ci sono uomini che desiderano la distruzione, il tormento dei loro nemici o dei nemici della chiesa nel fuoco dell’inferno.
Pensano in questo modo, perché non hanno imparato l’amore divino”. Così, nella confusione dei raggruppamenti ecclesiastici e degli scismi, l’amore dei nemici diventa anche un criterio ecclesiologico: la vera chiesa è la chiesa perseguitata che prega per i propri nemici, e non quanti con falso zelo, “non secondo una retta conoscenza” (Rm 10,2), organizzano rivolte e persino guerre contro i nemici della verità. La conoscenza di Dio viene dall’amore dei nemici e conduce all’amore dei nemici: i due aspetti sono inseparabili.
San Silvano afferma che affidarsi alla provvidenza di Dio è il modo per custodire un’inviolabile pace dentro di sé. In realtà, la pace interiore è l’unica pace inviolabile e da essa deriva la pace esteriore. I pensieri determinano la vita. Al tempo stesso, San Silvano mostra che qualunque siano le circostanze esterne, la pace interiore è preservata se noi “ci attacchiamo alla volontà di Dio”. “Se un uomo mormora contro il suo destino, ripetendo che ‘questo non è giusto’, ‘questo è male’, non conoscerà mai la pace nella sua anima, anche se digiuna e trascorre molto tempo in preghiera”.
Non si tratta di fatalismo, poiché come afferma san Giovanni Crisostomo, “la rassegnazione non è fede”. Né si tratta di un distacco quietista o analogo a quello dello yoga. San Silvano ci ricorda continuamente che la nostra lotta spirituale è più dura di ogni battaglia fisica. Silvano ha impegnato la sua preghiera, perché avvenissero dei cambiamenti: per il riscatto dei prigionieri, per il risanamento dei malati, per la salvezza dall’inferno.
La preghiera segna la differenza tra il fatalismo e la fede. Ma come afferma Silvano, non è semplicemente la quantità di preghiera che conta. “Anche se un uomo prega molto, e digiuna, ma non ha amore per i suoi nemici, non conoscerà pace nell’anima. Io non sarei nemmeno capace di scrivere di queste cose, se lo Spirito Santo non mi avesse insegnato ad amare”.
San Silvano spesso ripete il legame tra pace, l’amore del nemico e l’umiltà. “Dove c’è orgoglio non ci può essere grazia, e se noi perdiamo la grazia perderemo al tempo stesso sia l’amore di Dio sia la confidenza nella preghiera. L’anima è allora tormentata da pensieri cattivi e non comprende che deve umiliarsi e amare i suoi nemici, poiché non c’è nessun altro modo di essere graditi a Dio”. “L’anima dell’uomo umile è come il mare. Se getti un sasso nel mare, per un momento turberà la superficie e poi scenderà nel fondo.
Così le afflizioni scompaiono in fondo al cuore dell’uomo umile, poiché la forza del Signore è con lui”. San Silvano comprese più chiaramente il potere dell’auto-abbassamento dopo che il Signore gli insegnò a “tenere la sua mente all’inferno senza disperare”. Quando Silvano ricevette questa parola dal Signore, provò pace e sollievo (spesso egli dice “il riposo”) nella sua anima. Gli umili non sono turbati se sono trattati male: né possono essere posti più in basso di quanto essi stessi ritengano di essere. Ancora una volta, questo grado di auto-abbassamento è un alimento solido, non adatto ai lattanti.
Ma in tutti i gradi di ascesi, “se uno tra di voi ha perduto la grazia e le cose gli diventano difficili, se si pente il Signore gli darà la sua pace. Se un popolo o una nazione sono nelle avversità, tutti devono pentirsi e allora il Signore ristabilirà ogni cosa”. “O Signore, manda a noi il dono dello Spirito santo, affinché percepiamo la tua gloria, e viviamo sulla terra nella pace e nell’amore. E fa che non ci siano né malvagità né guerre né nemici, ma che solo l’amore regni: allora non ci sarà più bisogno di eserciti, né di prigioni, e la vita sarà facile per ognuno sulla terra”.
Questo è forse il punto più esplicito in cui Silvano suggerisca una via d’uscita dai conflitti militari. La sua soluzione non si pone sul piano terreno o psicologico, anche se implica conseguenze a ogni livello. Silvano era fermamente convinto che la soluzione al male era la custodia dei comandamenti di Cristo. Da giovane aveva compiuto il servizio militare e come monaco non si occupò mai di politica.
L’amore del nemico non è naturale per l’uomo decaduto; è un dono della grazia, e la grazia è accresciuta quando noi benediciamo coloro che ci maledicono. “La grazia di Dio non abita nell’uomo che non ama i suoi nemici … Oh Signore, come tu stesso hai pregato per i tuoi nemici, così insegna anche a noi, nel tuo spirito Santo, ad amare i nostri nemici”.
Noi tutti possiamo cominciare a praticare questo amore. “Se tu non puoi amare, allora almeno non insultare o maledire i tuoi nemici, e le cose già andranno meglio; ma se un uomo maledice e fa del male ai suoi nemici, è chiaro che uno spirito cattivo vive in lui, e se non si pente, quando muore andrà nel luogo dove abitano gli spiriti cattivi. Che il Signore preservi ogni anima una tale sciagura!”.
“T’imploro, mettiti alla prova. Quando un uomo t’insulta o disonora la tua persona, se prende ciò che è tuo, o perseguita la chiesa, prega il Signore dicendo: ‘O Signore … abbi pietà dei tuoi servi, e volgi i loro cuori al pentimento’, e allora tu avrai coscienza della grazia nella tua anima. Per cominciare, costringi il tuo cuore ad amare i nemici, e il Signore, vedendo la tua buona volontà, ti aiuterà in ogni cosa, e l’esperienza stessa dimostrerà la via. Ma l’uomo che pensa con malizia male dei suoi nemici, non ha in sé l’amore di Dio, e non conosce Dio … Quando sei in grado amare i tuoi nemici, sappi che una grande misura della grazia di Dio abita in te, benché io non dica ancora grazia perfetta ma sufficiente per essere salvato”.
“Il Signore ci ha chiesto di amare i nostri nemici, e l’uomo che ama i suoi nemici è come il Signore. Ma noi possiamo amare i nostri nemici soltanto per la grazia dello spirito Santo, e così non appena qualcuno ci insulta, preghiamo Dio per lui, e allora persevereremo nella pace dell’anima e nella grazia di Dio”. Questo “ma” meriterebbe un approfondimento che non abbiamo il tempo di svolgere qui: non è possibile osservare il comandamento dell’amore senza Cristo; obbedire è amare.
Noi siamo chiamati a imitare Cristo. “Cristo ha pregato per coloro che lo stavano crocifiggerlo: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Se noi vogliamo custodire la grazia, dobbiamo pregare per i nostri nemici”. Se qualcuno è capace di pregare per il suo offensore e lo fa entrare nel suo cuore, nessun altro potrebbe esserne escluso. Così l’amore per il proprio nemico implica l’amore universale. San Silvano impiegò decenni a pregare piangendo per tutti gli uomini come per se stesso, mostrando che colui che raggiunge la misura della pienezza dell’età di Cristo ama con il suo immutabile amore.