Gli spiriti xapiripë danzano per gli sciamani fin dagli inizi del tempo e continuano così ancor oggi. Sembrano esseri umani, ma sono minuscoli come particelle di polvere scintillante. Per poterli vedere si deve inalare la polvere dell’albero yãkõanahi, molte e molte volte. Richiede molto tempo, tanto quanto serve ai bianchi per imparare il disegno delle proprie parole.
La polvere yãkõanahi è il cibo degli spiriti. Chi non lo“beve” in questo modo resta con occhi di fantasma e non vede niente.
Gli spiriti Xapiripë danzano insieme su grandi specchi che scendono dal cielo. Non sono mai scialbi come gli esseri umani. Sono sempre magnifici: il corpo dipinto di rosso urucu e percorso da disegni neri, il capo coperto da bianco piumino di avvoltoio reale, i bracciali di perline con ciuffi di piume di pappagallo, di cujubim e di rossa ara macao, la cintura avvolta in code di tucano.
Arrivano a migliaia per danzare insieme, sventolando foglie nuove di palma, lanciando grida di allegria e cantando incessantemente.
I loro sentieri sembrano ragnatele che brillano come la luce della luna e i loro ornamenti di piume si muovono lentamente al ritmo dei loro passi. Mette allegria vedere come sono belli!
Gli spiriti sono così numerosi, perché sono le immagini degli animali della foresta. Tutti nella foresta hanno un’immagine: chi cammina sulla terra, chi cammina sugli alberi, chi ha le ali, chi abita nell’acqua...
Sono queste immagini che gli sciamani chiamano e fanno scendere perché si trasformino in spiriti xapiripë.
Queste immagini sono il vero centro, la vera interiorità degli esseri della foresta
La gente comune non può vederli, solo gli sciamani. Ma non sono immagini degli animali che conosciamo oggi. Sono immagini dei padri di questi animali, sono immagini dei nostri antenati.
Nei primi tempi, quando la foresta era ancora giovane, i nostri antenati erano umani con nomi di animali e hanno finito col trasformarsi in cacciagione. Sono loro che colpiamo con le frecce e mangiamo oggi. Ma le loro immagini non sono scomparse e sono loro che adesso danzano per noi come spiriti xapiripë.
Questi antenati sono veramente antichi. Si sono trasformati in cacciagione già da molto tempo, ma i loro fantasmi rimangono qui. Hanno nomi di animali, ma sono esseri invisibili che non muoiono mai. L'epidemia dei Bianchi può cercare di bruciarli e divorarli, ma essi non scompaiono mai. I loro specchi germogliano sempre di nuovo.
I Bianchi disegnano le loro parole, perché il loro pensiero è pieno di oblio. Noi conserviamo le parole dei nostri antenati dentro di noi da molto tempo e continuiamo a trasmetterle ai nostri figli. I bambini, che non sanno nulla degli spiriti, ascoltano i canti degli sciamani e poi desiderano che arrivi il loro turno di vedere gli xapiripë.
E’ così che, nonostante siano molto antiche, le parole degli xapiripë tornano a essere sempre nuove. Sono loro che nutrono i nostri pensieri. Sono loro che ci fanno vedere e conoscere le cose da lontano, le cose degli antichi. E' il nostro studio, quello che ci insegna a sognare.
In questo modo, chi non beve il soffio degli spiriti ha un pensiero corto e annebbiato; chi non è guardato dagli xapiripë non sogna, dorme solamente come una scure abbandonata sul terreno.
(Parole di Davi KopenawaYanomami, sciamano del villaggio Watorikie leader del popolo Yanomami dell’Amazzonia brasiliana, raccolte e tradotte in portoghese dall’antropologo Bruce Albert. )
La versione in italiano é stata fatta da Carlo Zacquini.