Mongolia - Cambio di guardia al governo

Pubblicato in I missionari dicono
 La colonnina di mercurio questa mattina e’ scesa a meno 30, prima volta nelle ultime settimane, quasi a voler smentire all’ultimo un inverno “mite”, prima che la luna nuova del capodanno lo archivi definitivamente come uno dei meno freddi degli ultimi anni. In questi giorni di festa non e’ permesso parlare male di nessuno, nominare fatti negativi, menzionare incidenti o malattie o lutti; il gelo di oggi sembra voler chiudere la bocca di chi ancora avrebbe qualcosa da dire. E di cose da dire ce ne sarebbero molte.
 A cominciare dal nuovo Primo Ministro, che il 25 gennaio scorso ha ricevuto il riconoscimento ufficiale dal Parlamento mongolo riunito in seduta straordinaria. Enkhbold, ex-sincado di Ulaanbaatar, nonche’ capo del Partito Popolare Rivoluzionario Mongolo (MPRP), succede al democratico Elbegdorj, che l’11 gennaio si era visto presentare una lettera di sfiducia dai dieci ministri dell’MPRP. Il fatto aveva dell’inaspettato, visto che comunque non piu’ tardi che fra sei mesi il Governo avrebbe comunque conosciuto l’alternanza, secondo il patto delle ultime elezioni del 2004. In realta’ la strategia era stata minuziosamente studiata; l’ultima mossa, quella decisiva, era venuta dalla polemica sul rincaro del costo dei trasporti urbani a Ulaanbaatar, operazione non autorizzata dal Governo ma che dal Partito Rivoluzionario era stata magistralmente girata a discredito del Governo stesso, che appariva come incapace di dirimere una questione tanto importante per i cittadini della capitale. La goccia che fa traboccare il vaso, quello dell’astio alimentato contro il Governo, con il silenzio quasi consenziente del Presidente (eletto solo l’anno scorso, anch’egli ex-capo del Partito Rivoluzionario). Se poi si tiene conto che tra il capodanno civile e quello lunare le famiglie sono tradizionalmente piu’ sensibili a temi come costo della vita, inflazione, situazione salariale, non ci vuole molto a capire che il momento si prestava a facili operazioni demagogiche. Cosi’ i movimenti di protesta che si sono spontaneamente innescati (e che hanno trovato eco nella stampa internazionale) non sono bastati a interrompere una macchina politica cosi’ efficiente come quella dell’ex-partito comunista. Anche perche’ i movimenti che sono scesi in piazza non sono stati cosi’ all’unisono. Intanto nell’aula dell’ Ikh Khural (il Parlamento mongolo) i parlamentari democratici arrivavano alla fine dei cinque minuti concessi per il dibattito con ancora molto da dire (e questo rimaneva loro in gola, visto che il microfono veniva spento inesorabilmente), mentre i sostenitori di questo “colpo di stato bianco” prendevano lunghe pause per reiterare discorsi di circostanza, chiaramente dettati dall’alto. Il tutto sotto gli occhi della gente che - eccezionalmente - ha potuto seguire la trasmissione diretta in tv. 

   Dai risultati di questo repentino cambio di guardia al Governo non c’e’ - sembra - da temere una minaccia dal punto di vista delle liberta’ individuali e dei diritti. Il processo democratico non potrebbe essere cosi’ palesemente interrotto, dopo che solo due mesi fa il presidente americano G. Bush in visita a Ulaanbaatar aveva confermato l’attenzione della comunita’ internazionale per questo grande paese-cuscinetto tra Russia e Cina; il consistente afflusso di capitali esteri che praticamente sostiene l’economia mongola verrebbe drasticamente a ridursi e questo non andrebbe a vantaggio di nessuno. Dispiace pero’ constatare che 14 anni di esperienza democratica sembrano spazzati via in due settimane da chi affonda ancora le radici della propria identita’ politica nei settant’anni di partito unico gemellato con l’Unione Sovietica di Stalin. Rincresce soprattutto constatare che questa brusca sterzata politica possa in qualche modo frenare il nascente impegno anti-corruzione che il precedente governo sembrava voler perseguire e che aveva gia’ dato alcuni frutti evidenti. Forse e’ proprio la corruzione il nemico numero uno della democrazia, il tarlo capace da un lato di intaccare una coalizione democratica che va sfaldandosi e dall’altro di compattare di nuovo chi aveva trovato un modo comodo e sicuro di arricchirsi e ha paura di essere sorpreso. E allora non stupisce che l’opinione pubblica venga nel frattempo dirottata sul “nemico esterno”, con un aumento di posizioni xenofobe e anti-stranieri (soprattutto cinesi) alimentate da una stampa sempre attenta a segnalare scorrettezze e veri e propri crimini da parte di cittadini non mongoli.

   Ma oggi e’ “bituu”, la grande vigilia del nuovo anno. Non ci puo’ essere spazio per cose negative. Persino i politici si sono dati tregua ufficialmente. La gente nelle case gustera’ almeno per una volta l’abbondanza sotto forma di fagottini di carne a quintali e fiumi di vodka. E tutti saranno ospitali, anche con stranieri che venissero a bussare alla loro porta. Tutti uniti davanti a questi simboli di un’identita’ che rimane e che puo’ far conto su una capacita’ di resistere alle prove piu’ dure della storia. E’ questo che fa sperare, sotto un cielo terso blu che non si lascera’ scolorire da nessuno.

Buon anno a tutti dalla Mongolia!
Ulaanbaatar – Mongolia, 29 gennaio 2006

Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 20:49

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