Roma - "Partire"

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Care Sorelle Religiose: Omaira, Maria Esperanza, Magdalene, Gerturdes e cari Confratelli Sacerdoti: Charles e Boniface.
È giunto il momento di partire. Ma partire con Gesù, con la forza e la potenza della sua Risurrezione, che sperimentiamo nello spezzare del pane eucaristico. Tanti ebrei andavano al Tempio a pregare. Nonostante l'evento di Pasqua abbia illuminato la loro vita, i primi cristiani continuavano ad andare al tempio, con loro. Ma Pietro e Giovanni, che vanno al Tempio, hanno qualcosa in più rispetto agli altri: la potenza di un nome. Essi non hanno potere personale, sono soltanto ambasciatori di un Signore che agisce attraverso di loro: il “nazareno”. La forza della Chiesa non sta nelle sue ricchezze, ma nella potenza del suo Signore: il Cristo, il servo-Messia, che con la sua morte ha vinto la morte stessa.

Come tanti che partono, per progetti, i più diversi, anche voi partite, ma non per progetti personali, individualistici. Partite non con la potenza della ricchezza o dei doni personali, ma con la ricchezza e la potenza del Signore Risorto.
(...)
Voi, Missionarie e Missionari partenti potresti partire per tante direzioni... diverse del cammino che conduce alla Mongolia... Forse malinconici, per qualche delusione, per la non realizzazione di qualche aspettativa che coltivavate nel cuore, saresti tentati a prendere un altro cammino, non quello della Mongolia, ma quello di Emmaus. Ma, dopo l'Incontro con il Risorto, in tante Eucaristie, in tanti incontri interpersonali con confratelli e consorelle, lungo il cammino di formazione e di apostolato missionario, puntate decisi su la Mongolia. Là si incontra il "nazareno”, il Risorto, che vi precede, come ai discepoli in Galilea.

Quello che si è fatto compagno di viaggio dei discepoli di Emmaus, il Risorto, con una splendida pedagogia, conduce con loro, un processo di riscoperta e riacquisto della propria storia e cammino di fede. Gesù lo fa illuminando i fatti con la ricchezza della Scrittura: la Legge, i Profeti, la storia degli avvenimenti contemporanei che li coinvolgevano direttamente e in modo emotivo e esistenziale. Sarà allora, facile, concludere nel momento della rivelazione, che quello che spezza il pane, in quel modo, con quelle parole, è lo stesso nel quale avevano sperato tanto!
(...)
Chi ci ha voluti, come una famiglia di missionari e di missionarie, e si è fatto nostro Fondatore, il Beato Allamano, certamente ha una parola da dirvi. Lo diceva ai Missionari partenti, 100 anni fa, a chi ci ha preceduti nelle partenze per le missioni, non meno difficili, delle missioni d'oggi:

“N.S.G.C., da questo altare rivolge a voi, carissimi figli, le solenni parole che disse un giorno agli Apostoli; andate, predicate alle genti, battezzate: ecco che io sarò con voi tutti i giorni (Mt. 28)... Le stesse parole rivolse nel corso dei secoli, a tanti uomini apostolici, che da Lui chiamati ebbero la stessa missione colla stessa promessa per la conversione dei popoli (“poveri infedeli”). Oggi sono per voi, fortunati figli della Consolata, e dei vostri fratelli che vi precedettero e vi seguiranno” (Conf. I, 83).

{mosimage}Tre cose considera lui:
  • l'eccellenza della missione apostolica: continuare la stessa missione che Gesù ha ricevuto dal Padre e trasmesso agli Apostoli – Missione divina!
  • i mezzi: insegnare e battezzare! Diceva ai partenti per l'Africa, il 24 gennaio 1905: Voi partite per l'Africa non per svago, non per acquistarvi gloria, non per guadagni materiali: ma per convertire (...) la gente... alla Santa Fede; ma ripieni di spirito di Dio colla carità e pazienza, sul esempio di S. Paolo e dei Santi Missionari che vi hanno preceduti, specialmente di S. Francesco Saverio e di S. Pietro Claver e dello stesso N.S.G.C: con armi spirituali.
  • E Gesù soggiunse: “Ecco che io sarò” e voleva dire: non temete delle vostre deboli forze e delle difficoltà dell'impresa; non siete soli, ma io sono con voi; non scoraggiatevi nelle difficoltà, nelle prove, nei disinganni che vi aspettano; io sarò...; Sarò con voi non solo di tanto in tanto, ma tutti i giorni e tutte le ore del giorno! Come fui con gli Apostoli e li resi forti al martirio, e con missionari dei secoli passati, così sono pure con voi... Qual motivo di consolazione! Sta a voi stare con Gesù – presso il Tabernacolo, come S. Francesco Saverio e dovunque...”.
(...)

Vi voglio lasciare un ricordo di Allamano, prima, e poi il nostro, della Madre Generale e mio. Allamano, per l'occasione della partenza dei missionari, nel 12 dicembre 1920: “Voi, miei figli, vi aspettate un ricordo, ed io vi do questo ricordo con poche parole: l'Apostolo, il missionario deve avere come proprie caratteristiche della sua vita queste 3 cose: spirito di orazione, spirito di mansuetudine e spirito di distacco: Queste sono le virtù essenziali di un apostolo!”

La Beata Madre Teresa, nostra protettrice speciale per l'anno 2006, torna il tema di attualità: «Io penso che Dio ci chiede di darci senza riserva. Non vedo la differenza tra noi che lavoriamo nelle baracche e quelle suore che lavorano con i ricchi. Noi dobbiamo dare Cristo alla gente, alle anime, non alla loro proprietà o alla loro povertà. Gesù vuole essere dato agli studenti universitari e alla gente ricca, come ai moribondi, ai lebbrosi e alla gente più povera. I missionari in quanto tali non sono prima di tutto interessati a scegliere il posto di lavoro, ma sono interessati alle anime, a portare le anime a Dio e Dio alle anime: questo è il vero missionario, come Cristo è stato mandato al mondo per predicare la sua parola per camminare facendo del bene, senza specificare se per i ricchi o per i poveri. Quindi l'essere missionari non sta in quello che si fa o in quanto si fa, ma piuttosto in quanto amore, in quanta condivisione con Cristo e in quanto spazio diamo a Cristo di dare se stesso alla gente. Questo importa a Lui». Non per nulla Madre Teresa dava alle sue missionarie questo consiglio: «Lascia che Gesù ti usi senza consultarti».

Vi invito e ricordo, a nome anche della Madre Gabriella, adesso in missione in Kenya, ad amarvi da veri fratelli e sorelle e come una famiglia missionaria, essere di richiamo a quanti, in Mongolia, vogliono trovare Dio per amarlo e seguirlo. La Consolata, a tutti accompagni con la sia presenza consolatrice e materna.

Le ultime parole, quelle di Allamano, che vi possa benedire e accompagnare con questo messaggio: “Ringraziamo il Signore di tutte le grazie che ci ha fatto. Siate un cuor solo ed un'anima sola, sia quei che partono, che quei che restano. L'opera è sua, il Signore l'ha benedetta, e come si è fatto del bene nel Gikuiu così nel Kaffa; io non vedrò, ma forse andrete anche nel Giappone, Tibet; come San Francesco Zaverio che voleva girare dalla Cina, Russia, Germania, e convertire tutto il mondo. Sarà quello che cum salute et gaudio li accompagna, ed un felice viaggio ai Missionari ed alle Suore, e vi aggiungo ancora una parola: Vivere di fede, e tutto andrà bene” (Conf. I, 610).
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 20:49

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