Così, siamo andati il 22 nel nostro Centro per il Dialogo Interreligioso, dove p. Stefano ci ha aiutato con una riflessione sui discepoli di Emaus. Questa riflessione l’ha fatta seguendo 4 punti: introduzione-contestualizzazione (dove siamo), distruzione (morte, passaggio), ricostruzione (Pasqua, nuovo spirito e nuovo zelo) e scelta rinnovata. Questi punti ci hanno aiutato a riflettere sulla nostra esperienza missionaria per poi poter fare una revisione, valutazione e programmazione che fosse guidata, ispirata e sostenuta dallo Spirito. Alla sera, abbiamo anche celebrato il 55o compleanno di p. Ernesto.
{mosimage} Il 23 ci ha visti riuniti qui a Yokkok (casa centrale) per cominciare i lavori. Abbiamo chiesto a p. Ernesto di fare da segretario, in modo che tutti potessimo partecipare attivamente nella Conferenza; il presidente e moderatore fu il nostro “capo”, p. Diego. Siccome avevamo prima fatto, durante vari mesi, una preparazione dettagliata e profonda della Conferenza, siamo riusciti non soltanto a portarla avanti con molta scioltezza, ma anche a finirla prima del previsto. Abbiamo diviso la Conferenza in due grandi blocchi: IL NOSTRO STILE DI VITA e IL NOSTRO STILE DI MISSIONE.
Nell’ambito del nostro stile di vita, il primo punto trattato fu quello della vita comunitaria, sia a livello di delegazione che di comunità locali. Questo vivere la missione nel contesto di una vita comunitaria intense è una delle basi fondamentali e principali del nostro stile di essere missionari anche in Corea. Questo è possibile per due motive molto concreti: la prossimità geografica tra le tre comunità e l’armonia tra la vita a livello di delegazione e delle single comunità. Le dimensioni della vita comunitaria che abbiamo visto sono la santità di vita, l’interculturalità, la formazione permanente e l’economia di comunione. Dopo la riflessione, abbiamo visto le proposte operative. Alla sera, siamo andati a mangiare, padri e seminaristi, a casa di una delle nostre “Imondul” (gruppo direttivo dei nostri benefattori); ai nostri ospiti hanno anche regalato una maglietta dei tifosi coreani per i mondiali di calcio.
Il giorno 24 abbiamo finito la prima parte e dato inizio alla riflessione sul nostro stile di missione. Tra i punti introduttori, abbiamo accennato la difficoltà della lingua, il contesto ecclesiale (il quale è tipicamente diocesano: allora cosa possiamo e dobbiamo fare per farci più visibili e contribuire ad arricchire la Chiesa coreana?) e la nostra fragilità, soprattutto a livello personale (difficoltà varie, frustrazioni, ecc.)
Come domanda di fondo per l’analisi di questo secondo blocco, ci siamo domandati: nonostante le difficoltà, stiamo facendo tutto il possibile per la missione?
{mosimage} Allora abbiamo cominciato ad analizzare ognuna delle nostre aree d’azione pastorale e missionaria: l’animazione missionaria, la promozione vocazionale e la formazione; la presenza tra i poveri urbani per la loro evangelizzazione; il dialogo interreligioso. Inoltre, abbiamo parlato di altri temi, come la GP e integrità del Creato, la comunione con la Chiesa locale e altri, i nuovi areopaghi (che per noi sono sostanzialmente due: mondo giovanile e mezzi di comunicazione), collaborazione con la comunità IMC in Mongolia e l’Istituto…
Siccome non voglio né devo farvi sapere tutto ciò che abbiamo visto e discusso (per questo, potrete poi consultare il documento finale), vi faccio sapere che abbiamo tra i progetti da lanciare e portare avanti la creazione di un gruppo giovanile, la formazione di gruppi missionari costituiti da benefattori nostri in parrocchie attorno a noi e la ricerca di un nuovo posto per la comunità d’inserzione tra i poveri urbani, la quale è anche espressione della missione ad gentes (prima evangelizzazione) e della collaborazione con la Chiesa locale.
Il documento finale è già stato rivisto da tutti noi e manca soltanto l’approvazione della Direzione Generale. Rendiamo grazie a Dio per la sua guida ed ispirazione lungo questa Conferenza, così come ringraziamo i pp. Stefano e Ernesto per la loro presenza fraterna e partecipazione attiva e “to the point”.
Certo, il più facile è fatto: resta il più difficile. Ma siamo fiduciosi e pieni di voglia di continuare a lavorare con zelo ed entusiasmo per questa missione così dura e, allo stesso tempo, affascinante.
A nome mio e della nostra comunità coreana, vi saluto e vi auguro una Buona Festa della Nostra Mamma… e che Portogallo vinca il Brasile nella finale dei Mondiali!