Colombia: l'ultima opera nata a Remolino

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Foto: "Aldea Juvenil Emaus"                                     Foto P. Giacinto e P. Angelo                     &n bsp;                   &nbs p;                               
{mosimage} Dal 3 Novembre 2005 mi trovo in questa terra Colombiana dai mille volti. La mia destinazione poteva essere il popolo indigeno del Cauca o il popolo Afro-colombiano, invece il Signore mi ha chiamato a condividere la mia vita missionaria con il popolo della regione del Caquetà che è diventato “luogo d’incontro” di queste popolazioni.

La maggioranza delle persone che qui vi abitano sono “colonos” ed arrivano da tutte le regioni della Colombia. Dopo aver passato il Natale con p. Dubel e poi con p. Timoty a Solano, lungo il fiume Caquetà, ho trascorso la Pasqua a Cartagena del Chairà con p.Vittorio, p. Antony e fratel Cesar e finalmente il 7 maggio 2006 sono arrivato a “destinazione”. Remolino del Caguan un paesino fondato nel 1977.

Padre Giacinto Franzoi, è il suo primo parroco (1 gennaio 1988) ed ancora oggi continua la sua missione in quest’angolo di mondo immerso nella foresta Amazzonica.
Remolino del Caguan è stato più volte al centro del conflitto che sta ferendo la Colombia da decenni con scontri tra esercito regolare e guerriglia, coltivazioni di coca con tutte le sue conseguenze…

{mosimage} Padre Giacinto, si è inserito molto bene in questo contesto mantenendo il suo “ruolo” di missionario: annunciatore del Vangelo e promotore di innumerevoli progetti di appoggio ai contadini di questo territorio, abbandonati dallo Stato e manipolati da chi li ha sfruttati per i propri interessi.

Tutti ormai sanno le innumerevoli opere che ha realizzato p. Giacinto e queste sono appena la punta di un immenso iceberg: la bellissima chiesa, la canonica, il grande progetto:

“No alla droga Sì al cacao e caucciù” che ha marcato per due decenni la storia di questa regione, mobilitando Enti nazionali ed internazionali e gran parte della Chiesa non solo colombiana

Oggi sono qui per raccontarvi, l’ultima fatica: “l’Aldea Juvenil Emaus”, un collegio-fattoria.

E’ un’opera meravigliosa soprattutto per l’idea di fondo che desidero descrivere con le stesse parole di p. Giacinto tratte da un’intervista-video che è stata realizzata in occasione dell’inaugurazione che abbiamo celebrato il 19 agosto 2006.

Padre Angelo: Come è nata la "Aldea Juvenil Emaus”?
Padre Giacinto: L’ Aldea Juvenil Emaus era nel cuore di un missionario che ha condiviso molto tempo del suo apostolato con gli abitanti del Caguan. La situazione della nostra gioventù mi preoccupava molto. Il conflitto armato, la cultura della coca, l’abbandono delle famiglie, il vuoto di prospettive verso il futuro, l’ideologia generalizzata del modello “dell’essere guerrigliero”spingono il giovane a lasciare la terra, la famiglia, lo studio per entrare nelle fila della lotta armata.
La parrocchia doveva dare una risposta concreta e tutto iniziò quattro anni fa con la visita alla missione di Remolino di don Roberto, direttore del Centro Missionario di Bolzano che ci incoraggiò in questo progetto.

Padre Angelo: Perchè costruire l’ Aldea fuori dal paese?
Padre Giacinto: Per questo devo dare merito al p. Giuseppe Cravero e al vescovo del Vicariato, Mons. Francisco Javier Munera. E’ un collegio per i figli dei “campesinos”(contadini).
Moltissimi bambini terminati gli studi elementari nelle scuole delle “veredas” villaggi (circa 40) non hanno poi la possibilità di continuare con le gravi conseguenze che ho accennato prima.
Con la costruzione dell’ Aldea viene data la possibilità di rimanere nella propria regione, quindi vicino a casa, e con la possibilità di amministrare una pezzo di terra abbastanza grande per cercare un’autonomia anche economica. Se poi aggiungiamo l’educazione complementare che ricevono nell’Aldea si giustifica uno sforzo così grande.
La distanza dal paese non è eccessiva e per i figli dei campesinos camminare 2 chilometri non è un impedimento per studiare nella scuola statale del paese con gli altri giovani.
La fattoria-collegio è organizzata per essere sfruttata in molti campi: l’allevamento del bestiame, dei maiali, delle galline … la piscicoltura, la coltivazione di alberi da frutta amazzonica e di legno pregiato, nonché le coltivazioni di cacao e caucciù.
I ragazzi vengono indirizzati nell’area di specializzazione agro-produttiva e con questa mansione oltre che ad imparare un lavoro si pagano gli studi.
Per un impegno più significativo con il medio ambiente alla fattoria è stato dato il nome: “ Riserva Amazzonica El Porvenir". ( Il Futuro)

Padre Angelo: Chi ha collaborato nella realizzazione?
Padre Giacinto:Ci sono due aspetti nella realizzazione di un progetto: le persone e mezzi.
Per quanto riguarda le persone dobbiamo ricordare il “Comité Pro-Aldea” formato da alcuni volontari del luogo che si sono fatti promotori di molte iniziative, come il lavoro comunitario nella Aldea-fattoria, una Campagna di raccolta fondi nella regione del Caquetà, inoltre il lavoro di sensibilizzazione verso Organismi locali e nazionali per un coinvolgimento finanziario e molte altre iniziative…
Gli aiuti più sostanziosi ci sono arrivati dalla provincia di Trento, mia regione d’origine. Sono stati offerti 200 mila euro, una cifra importante senza la quale l’Aldea- fattoria non esisterebbe.
Un ringraziamento speciale va al “Comité Pro-strada” che ci ha facilitato con l’approvvigionamento della sabbia e della ghiaia, il “Comité dei Servizi Pubblici” la Giunta comunale, la scuola statale e la scuola materna.
Inoltre l’ Aldea-fattoria è a carico del Vicariato di S.Vicente Puerto Leguizamo e ciò significa la volontà di accompagnare il progetto dall’inizio alla fine.

Padre Angelo: Come sogni questa Aldea?
Padre Giacinto: La voglio… la più bella di tutte!!!! I contadini meritano questo e qualcosa di più, quindi farò tutto il possibile per consegnare una struttura accogliente, funzionale ed efficiente…
Vorrei che fosse un oasi di pace, di cultura, e di formazione integrale dei nuovi “lideres” comunitari. Dare a questi giovani la possibilità di riconciliarsi con la storia, con la loro terra attraverso una nuova cultura di economia solidale, persone che rifiutino la violenza di qualsiasi genere, e promuovano una società con il rispetto delle differenze ideologiche, religiose o politiche.

{mosimage} Il 19 agosto 2006 questo grande sogno si è realizzato. Abbiamo inaugurato questo nuovo Centro a servizio del Caguan. Per preparare questo grande giorno di festa sono state coinvolte tutte le forze del paese. Abbiamo voluto che fosse una festa soprattutto per la nostra gente e quindi da loro stessi organizzata.
Dopo un mese di preparazione abbiamo vissuto questo giorno nella stessa struttura. Remolino si è svuotata per riversarsi nell’Aldea- fattoria ed è stato dichiarato dalle autorità pubbliche: giorno civico. Erano presenti: da S. Vicente p. Benjamin, Vicario della Pastorale giovanile rappresentante del Vescovo (perché ammalato), padre Giuseppe Cravero ex parroco di Remolino ed attualmente amministratore del Vicariato.Da Bogotà padre Edgar, amministratore della Regione Colombia, in rappresentanza del Provinciale padre Salvador Medina impegnato in un incontro in Guatemala.

Il programma della festa è stato molto intenso: tutto è iniziato alle 4.30 del mattino con musica e scoppio di petardi. Un invito al paese perché si svegliasse presto in questo grande giorno. Alle 8.00 la “cavalcata” dal paese all’Aldea con la Celebrazione Eucaristica, presieduta da p. Edgar e dopo la S.Messa la consegna delle chiavi ai giovani che abiteranno nell’Aldea, la benedizione dei locali e poi l’alza-bandiera da parte dei fondatori del paese.

Alle 11.00 non poteva mancare la partita di calcio, la finale di un torneo realizzato nelle settimane precedenti. Ha arbitrato egregiamente la partita lo stesso padre Giacinto. E’ seguito il pranzo comunitario in cui veramente si è creato un clima di famiglia tra le moltissime persone arrivate da tutta l’estesa parrocchia di Remolino. Il pomeriggio è stato animato da atti culturali: danze, rappresentazioni, canti ecc.. La pioggia del pomeriggio non ha rovinato la bella festa che si è conclusa attorno alla mezzanotte.

Il bilancio della festa è stato positivo soprattutto per la collaborazione che ho visto da parte di tutti: ognuno ha dato il suo piccolo contributo per la riuscita di questa festa che voleva coronare la conclusione di una costruzione per dare inizio ad un nuovo cammino educativo e formativo di nuovi liders della regione. In questo arduo lavoro ci aiuteranno le suore della Pace, che purtroppo non erano presenti ma che dal prossimo anno accompagneranno la vita della nostra comunità.

Vorrei concludere con una nota molto importante. Come Missionari della Consolata, presenti da decenni in questo territorio abbiamo voluto costruire un monumento a Colei che per noi è Patrona e guida….. la Consolata.
Da anni padre Giacinto accarezzava questo sogno e così in piena selva amazzonica troviamo Maria che ha accompagnato tanti nostri missionari ad annunciare il Vangelo in mezzo a problemi difficoltà gioie e speranze…Questo monumento si trova nella nostra chiesa parrocchiale: al centro c'è la statua di Maria Consolata appoggiata su due forti mani che salgono dal mondo per indicare che con Maria offriamo a tutti Gesù, unico Salvatore. Alla base le bandiere delle nazioni dove siamo presenti. Dietro due pannelli dove troviamo un’immagine di Maria che indica la profezia: Maria già presente nella storia della Salvezza, i missionari della Consolata nella figura del suo Fondatore Giuseppe Allamano, il santuario della Consolata e le missioni in Africa e in America Latina, quindi il fiume Caguan dove è forte la nostra presenza, ed una frase che ne riassume il nostro essere: “Os traigo mi consuelo” (Vi porto la mia consolazione)

Concludo questa lunga pagina, sperando di non avervi stancato. Un augurio a tutti voi perché in qualsiasi parte vi troviate portiate la vera consolazione che è Gesù.


Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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