Quando i Vescovi emisero la scomunica, da molti quartieri che lottavano per l’indipendenza e i diritti civili, emersero critiche molto aspre, come se le Chiese fossero contrarie a tutto ciò. Da alcuni anni a questa parte, la setta chiamata Mungiki si è sviluppata molto in fretta, ha aderenti in diverse tribù, ed è contro la democrazia con il suo voto di segretezza e il suo carattere anti-Cristiano.
I Mungiki vogliono portare l’orologio indietro di molti anni, vogliono ricreare una società primitiva come esisteva prima dell’Indipendenza, con la propria religione, l’etica, le usanze antiche, i costumi tribali tradizionali ecc. Una società segreta all’insegna del passato e con il disprezzo del presente e del moderno. Per questo il governo del Kenya ha posto fuori legge questa società, e combatte contro i suoi aderenti e le sue attività segrete.
La Chiesa non ha scomunicato i Mungiki, ma non guarda bene al loro sviluppo e alle loro azioni che sembrano caratterizzate da immoralità, da crudeltà e permeate di segretezza totale, sancita dai giuramenti che, se violati, portano alla morte del violatore. Infatti due anni fa, alcuni membri denunciarono questa società segreta, cambiarono direzione di vita e chiesero di essere battezzati nella fede Cristiana. Dopo poco tempo furono tutti uccisi, e gli esecutori tagliarono la testa ad uno di loro e la esposero nel centro della città. Negli ultimi quattro anni, i Mungiki hanno perpetrato crimini orrendi. Nel 2002 furono parte di un gruppo che massacrò 22 persone nello slum di Kariobangi a Nairobi. A dicembre dello stesso anno hanno ucciso due persone e incendiato diverse case nel Kiambu, e massacrato altre tre persone in Nyahururu.
All’inizio del 2003 alcuni membri della stessa società segreta furono coinvolti nell’uccisione di più di venti persone nella città di Nakuru. Nell’Aprile dello stesso anno assaltarono un pullman nella zona di Kayole (Nairobi) e uccisero cinque persone. Nel 2005, alcuni membri che denunciarono la società segreta, furono massacrati ed ancora oggi, alcune settimane fa, per diversi giorni, hanno preso d’assalto lo slum di Mathare, uccidendo sei persone e distruggendo una quantità ingente di case e di proprietà. Quello che i membri fanno nelle assemblee segrete, non è ancora rivelato, ma sembra che ci sia un ritorno alla vita tribale del passato, alle tradizioni anche immorali delle società segrete del passato, e una condanna intransigente al Cristianesimo e alle sue chiese.
L’uomo che sembra essere a capo di questa società, come il suo “godfather” è un certo John Maina Njenga. Un uomo di un’intelligenza acuta, di un ascendente sulla gente più unico che raro, di un’acutezza e perspicacia da sfuggire tutti i tranelli delle forze dell’ordine, e compiere le azioni più ardue possibili. La polizia lo ha cercato per più di due anni, e lui è sempre sfuggito alla loro ricerca. Finalmente è stato arrestato nel Febbraio scorso ed accusato di traffici di droga e possesso illegale di armi da fuoco. E’ prigioniero nella più sofisticata prigione di sicurezza del Kenya chiamata Camiti Maximum Security Prison, e quando esce dalla sua cella, è sempre ammanettato e seguito da quattro guardie di sicurezza.
Negli ultimi due mesi, Mr. Maina Njenga lo si è visto partecipare ai servizi religiosi Cristiani nella cappella della prigione. Alcuni prigionieri già condannati che vivono nella stessa prigione, avevano notato una certa intensità di partecipazione di Maina Njenga alle funzioni. Non solo, lo avevano sentito chiedere spiegazioni al cappellano Cristiano e lo avevano visto leggere la Bibbia. C’era chi parlava di cambiamento, oppure di desiderio passeggero, oppure di finzione per scopi pubblicitari e per influenzare la sentenza della corte nei suoi riguardi. Un giorno uno di questi criminali ha letto una testimonianza di fede in Cristo e di speranza in una vita migliore dopo questa vita molto turbolente e Maina Njenga seguiva attentamente, sembrava che le parole del predicatore condannato criminale lo toccassero nell’intimo del cuore. Ad un tratto si è alzato e ha gridato a squarcia gola: “Ho visto la Luce. Ho accettato Gesù come mio salvatore personale, ed ho compreso che c’è un solo Dio che ci può unire tutti. Nessun altro Dio può fare quello, ed i nostri dei tradizionali sono impotenti di fronte a questo”. Tutti gli altri criminali hanno applaudito alla testimonianza di Maina Njenga, e lo hanno acclamato come un nuovo convertito al Cristianesimo.
L’ufficiale incaricato della prigione, Sig. Peter Njuguna, ha confermato la testimonianza di Maina Njenga, ha pure parlato di “ conversione “, ma ha pure affermato che bisogna andare adagio prima di credere ad una vera conversione, perché quest’uomo è troppo perspicace per poterlo credere di primo acchito. La sua sentenza è stata: “He is a shrewed and cunning man who most people mistake for a slow thinker” (E’ un uomo molto scaltro e astuto, e molti lo scambiano per un lento pensatore).
Conversione? Non sarebbe la prima né in Kenya, e neppure fra i Munkigi. Infatti fra i Mau Mau diversi leaders e moltissimi membri sono stati ricevuti nella Chiesa dopo il loro taglio netto con la società segreta, e fra i Munkigi, il coordinatore generale della setta prima di Maina Njenga, il Sig. Ndura Waruinge, si è convertito al Cristianesimo, ed ora è un pastore di una Chiesa Protestante.
Una nuova mossa politica, diplomatica, per attirare l’attenzione della gente, la sua simpatia, in modo da poter ricevere una condanna più lieve? Non si sa. Il suo comportamento nei mesi venturi lo svelerà, ma sembra che lui abbia già chiesto istruzione religiosa e il battesimo che in quella prigione di massima sicurezza si amministra solo una volta all’anno.