I Capi di Stato presenti erano: Mr. Mwai Kibaki del Kenya, Mr. Jakaya Mrisko Kilwete del Tanzania, Mr. Levy Mwanawasa dello Zambia, Mr. Yoweri Museveni dell’Uganda, Mr. Pier Nkurunzia del Burundi, Mr. Joseph Cabila della Democratic Republi of Congo, il Primo Ministro del Randa, e Mr. Mohammed Ghedi della Somalia.
Il rappresentante delle Nazioni Unite, a nome del Segretario Generale Mr. Kofi Annan, ha aperto la conferenza dicendo che “la Regione dei Grandi Laghi è stata vittima delle più brutali guerre civili del Continente”, e si è augurato che “tutti gli stati sentano questo problema come il proprio problema. Voi avete definito le priorità di questo impegno, e voi dovete trovare vie e mezzi per lavorare assieme e risolverlo”. Il Segretario Generale uscente ha detto “orgoglioso di aver assistito a questo processo, da buon Africano, fin dagli inizi e di aver notato tanto progresso anche se il cammino della pace è stato molto lungo e difficile, ed invita i capi di stato a guardare ai milioni di persone, donne, giovani, rifugiati, persone spiazzate ed altri che vi guardano e stanno aspettando dei concreti risultati da questa Conferenza”.
L’interesse dei Capi di Stato è stato rivolto a quattro aree di vita dei loro paesi e delle relazioni con i paesi confinanti e cioé, Pace e Sicurezza, Democrazia e Governo Giusto, Sviluppo Economico e Integrazione Regionale, Temi Umanitari e Sociali. Nella discussione su queste quattro aree, c’è stata molta correttezza, ed anche molta onestà. C’è stato un momento in cui i Presidenti dell’Uganda Mr. Museveni e del Congo Mr. Cabila si sono scambiati forti accuse e condanne per il loro operato nel Congo. Mr. Museveni ha accusato alcuni governi, e soprattutto il Congo, di dare ospitalità e di difendere “gruppi ribelli. Il problema di nazioni che danno ospitalità e si schierano con i ribelli, deve essere discusso ora nel modo più categorico”. Ha proposto un emendamento al testo del decreto finale, in cui si dichiara che “qualsiasi stato che da ospitalità a gruppi ribelli, sia trattato come un ribelle”. Un altro punto di divergenza è stato il sostegno finanziario necessario per tutto ciò che si approva. Alcuni hanno chiesto che gli Stati stessi siano totalmente obbligati a finanziare tutte le iniziative approvate, altri, che questo sarebbe impossibile senza aiuti esterni. Il Presidente del Tanzania è riuscito ad armonizzare le due parti dicendo: “Il fondo monetario richiede una enorme quantità di capitali. Nutro la speranza che noi saremo i primi a contribuire sostanzialmente al fondo, anche come segno di determinazione politica, ma, riconoscendo i nostri limiti finanziari, dobbiamo anche chiedere aiuti alle nazioni ed agenzie che considerano importante questo passo, determinante per la pace e il progresso nella nostra Regione”:
Breve sunto su quali sono stati i risultati della Conferenza:
- Gli Stati dei Grandi Laghi s’impegnano a preparare un centro che promuova la democrazia nella regione, e ristori la legge dell’ordine. Dovrà pure controllare che il patto approvato dai Capi di Stato, sia eseguito da tutti gli stati e in tutti i suoi particolari. Dovrà preparare programmi di educazione alla democrazia e alla partecipazione alla vita democratica dei loro paesi. Un’altra responsabilità del centro è quella di aiutare i governi dei vari stati a risolvere pacificamente le loro divergenze.
- Un fondo monetario di 100 miliardi di scellini Keniani è stato approvato. Lo scopo è di promuovere sviluppo economico e ricostruire le istituzioni distrutte da anni di guerre, specialmente nel Burundi, Rwanda e Congo.
- Tutti gli stati presenti s’impegnano a disarmare e ad espellere i gruppi di ribelli che ancora si nascondono in certe zone, ed operano contro altri stati limitrofi. Il testo è molto forte e impegnativo. Dice: “Members states agree that any armed attack against one or more of them shall be considered an attack against them all. If such an armed attack occurs, each member, in exercise of the right of individual or collective defence, will assist the state or states, attacked”.
- Gli stati del Kenya, Uganda e Sudan s’impegnano a disarmare i gruppi di pastori e nomadi delle loro aree semi-deserte.
- Altri temi considerati anche se brevemente, sono stati la situazione delle donne e delle ingiustizie da correggersi, e la situazione del HIV/AIDS.
- I Capi di Stato sono determinati a rispondere in modo responsabile per proteggere le popolazioni da genocidi, crimini di guerra, la decimazione di etnie, crimini contro l’umanità e severe violazioni dei diritti umani commessi da, o entro uno degli stati che hanno approvato l’accordo.
I rappresentanti della Chiesa cattolica, presenti alla Conferenza, sono stati molto soddisfatti del patto approvato per la sicurezza, stabilità e sviluppo nella regione dei Grandi Laghi. Secondo i Vescovi presenti, l’iniziativa presa dai capi di Stato “offre una possibilità di iniziare un processo di riconciliazione che la Chiesa pienamente approva”. I Vescovi hanno anche fatto appello alle popolazioni che nel passato hanno sperimentato guerre, ingiustizie, razzie, ecc, di “perdonare e riconciliarsi gli uni con gli altri, nell’interesse di una pacifica convivenza”.
Al termine della Conferenza, tutti i Capi di Stato sono stati unanimi nell’ammettere che il patto è stato un passo decisivo per la pace, il benessere e la cooperazione degli Stati dei Grandi Laghi, ma rimane pure “una sfida per tutti i responsabili dei governi” che solo con la “cooperazione leale di tutti e l’aiuto di Dio potrà diventare realtà”.
É questo l’aspetto dove le chiese, tutte le forze religiose e noi missionari dobbiamo assumere un ruolo importante e vorrei dire, decisivo. Abbiamo un’opportunità unica per promuovere il Regno di Dio in questa Regione. Che Dio ci aiuti ad assumerci questa responsabilità e farla diventare operativa, perché rimane l’ancora di salvezza gettata da Dio e da uomini di buona volontà per il futuro del Suo Regno e la convivenza armoniosa di milioni di abitanti che sperano tanto in questa Conferenza e dal follow-up negli anni che verranno.