Venuto qui per imparare una lingua, mi vedo partire con un’esperienza ricca in relazioni, incontri, nuove vere amicizie. Con un cuore dilatato dall’accoglienza e dalla gratuità di un Amore che ancora una volta mi si è mostrato nel volto concreto di fratelli e sorelle che mi hanno semplicemente voluto bene. Mentre vi scrivo ho in mente Eloi, un bimbo bellissimo di 4 anni, uno dei quattro figli di una coppia di sposi ora amici. Un giorno, in macchina, mi dice: “Matteo, je t’aime.” E poco dopo: “Je te dis que je t’aime parce que je sais pas ce que je peux te dire (ti dico che ti voglio bene perchè non so cos’altro dirti)”. E un altro giorno, quando lo salutavo: “Je t’aime trop!”. Nelle sue parole, nella sua trasparente semplicità vedo la parola e la semplicià del Dio Bambino che non sa cos’altro dirci…
Attraversare “varie France” in questi pochi mesi è stata una vera avventura. Profonda, stimolante, che dà molto a pensare. Non solo lo studio di una nuova lingua e non solo la bellissima sorpresa di nuovi amici. Ma anche nuove domande. Tante nuove domande: sulla possibilità di un dialogo tra persone diverse, sulla società che desideriamo costruire, sull’incontro tra diverse culture e religioni. Domande sulla fede e sulla missione. Sulla mia fede e sulla mia missione. Niente di tutto ciò è scontato. Niente troppo evidente, soprattutto quando si passa ogni giorno (per non dire quasi ogni attimo dentro di me) da una Francia all’altra…
Una cosa mi è sempre più chiara: la ricerca dell’essenziale, quello “invisibile agli occhi”, qui è, se si può dire, ancora più…essenziale! Se non lo si cerca costantemente, quotidianamente, se non lo si desidera incontrare… qua “ci si perde” molto facilmente. Alla fine tutto e il suo contrario diventano “un” essenziale che lascia sempre più incerti, talvolta più diffidenti, e di conseguenza sempre meno capaci di incontrare veramente l’altro e anche la profondità più vera di se stessi. Una certa maniera di comprendere la laicità mi sembra poi davvero incapace di andare al di là di una tolleranza-sopportazione per cui quando si sta insieme si cerca di fingere di non essere diversi… e quando si è tra “simili” le differenze aumentano e diventano sempre più marcate. Risultato: nessuna integrazione e alto tensione all’intorno… D’altra parte mi domando come sia possibile dialogare se il presupposto del dialogo che si vorrebbe (?) è l’impossibilità di richiamarsi ad una qualsaisi verità che sia al di là del semplice “così fanno i più” o del desiderio personale (e spaventosamente individualistico) che vorrebbe imporsi come diritto da rivendicare ideologicamente.
Forse, però, sto prendendo la tangente e comincio anche a diventare incomprensibile. D’altra parte ho cercato semplicemente di farvi partecipi di alcuni frammenti di questi tre mesi che stanno per terminare.
Da domenica, infatti, sarò di nuovo in Italia prima di ripartire, il 16 gennaio per la Côte d’Ivoire. Spero di rivedere almeno qualcuno tra voi per potervi abbracciare. Fin da ora, e soprattutto a coloro con cui sarà impossibile incontrarci, auguro un joyeux Noël ed un nuovo anno carico di tutto quel bene e quella pace che un Bambino, nella sua disarmante semplicità e tenerezza, viene a donarci.
Un abbraccio a tutti