Kenya: Nairobi, una baraccopoli si apre al futuro

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Soweto – Kahawa West è una delle 190 baraccopoli di Nairobi, situata alla periferia Nord della città. Ammassati in un pezzo di terra lungo meno di un chilometro, i suoi 6 mila abitanti vivono in condizioni igienico sanitarie e in un degrado sociale e morale ai limiti della sopravvivenza.

Il 23 gennaio per Soweto è stato un giorno memorabile. Alla presenza della vice Ministro degli Esteri del Governo italiano, Patrizia Sentinelli, del rappresentante dell’organismo della Nazioni Unite per l’ambiente, Dottor Daniel Biau, dell’Ambasciatore italiano Enrico De Maio e del sindaco di Nairobi, Sig. Dick Wathika, sono state inaugurate alcune costruzioni per la riabilitazione della vita degli abitanti dello slum. L’unita di servizi igienici, il centro operativo della comunità, il raccoglitore dell’immondizia e otto case, tutto in muratura, sono le prime strutture previste da un progetto elaborato dalle Nazioni Unite, in collaborazione con il Comune di Nairobi e finanziato dal Governo Italiano con la cifra di 240 mila dollari.

{mosimage} Tale progetto prevede, nell’arco di due anni, la costruzione di quattro strade d’accesso allo slum, altre 5 unità di servizi igienici, altrettanti raccoglitori di immondizia, la costruzione ex novo di ben 80 case in muratura e la ristrutturazione di oltre 600 baracche. Chi conosce disagio e degrado che caratterizzano la vita di una baraccopoli ben comprende l’eccezionalità di questo evento.

“Tutto ciò è stato possibile grazie al coinvolgimento degli abitanti di Soweto che, attraverso i loro rappresentanti, hanno saputo coinvolgere la gente facendole comprendere l’importanza di queste proposte” - dice padre Franco Cellana, missionario della Consolata, per anni parroco della parrocchia di Kahawa West dove si trova lo slum, fautore e coordinatore del progetto di riabilitazione. “E’ da due anni - continua padre Franco - che lavoriamo con la gente, raduniamo la popolazione, in un processo graduale, lento e faticoso per superare le diffidenze, le rivalità e la speculazione selvaggia da parte dei proprietari delle baracche, che vivono fuori dallo slum e chiedono affitti esorbitanti anche su pezzi di lamiera vacillanti sorretti da mura di argilla”.

Il primo risultato di questo impegno è stata l’installazione di un palo della luce di 40 m. che ha portato un cambio radicale nella vita dello slum, con notti senza più delinquenza e paura di furti e aggressioni.

La partecipazione della comunità è l’elemento che ha colpito maggiormente le autorità intervenute alla cerimonia. Lo ha sottolineato l’onorevole Sentinelli, indicando come ”il progetto a Soweto intende essere un progetto pilota che si concentra anzitutto nell’adozione di una trustship che garantisca la proprietà collettiva e indivisibile del suolo (…) Mi preme sottolineare - ha aggiunto - la componente collettivistica di questo progetto, che oltre a garantire la proprietà del suolo, ha voluto fortemente coinvolgere la comunità locale in tutti gli stadi di avanzamento del progetto stesso”.

Le ha fatto eco il Sindaco di Nairobi, confermando la volontà del municipio di rilasciare un titolo di proprieta comune della terra per tutti gli abitanti di Soweto. Questo è l’aspetto straordinario e fondamentale di questa esperienza: un modello di proprietà comune che è garanzia contro le speculazioni sugli affitti e ogni tipo di demolizione e di sfratto. Soweto rappresenta una svolta in controtendenza rispetto alla situazione generale degli slums di Nairobi, una città di oltre 3 milioni di abitanti di cui circa 1,8 milioni (60%) vive in una baracca e soltanto il 2% dei quali possiede il terreno su cui l’ha costruita.

Soweto si propone come modello anche per il programma KENSUP (Kenya Slum Upgrading Program) che il governo del Kenya ha lanciato nell’aprile del 2006 per la riabilitazione e lo sviluppo degli slum della nazione, stanziando la cifra di 880 miliardi di scellini per i prossimi 14 anni(10 miliardi di Euro). Il progetto di Soweto segna una svolta qualitativa all’interno della campagna WNairobiW, iniziativa promossa da un gruppo di associazioni italiane e kenyane contro la demolizione degli slums, per il diritto alla terra e la riconversione del debito del Kenya verso l’Italia, di circa 44 milioni di Euro. L’accordo, siglato il 27 ottobre, impegna il governo del Kenya a devolvere per dieci anni 4,4 milioni di euro per progetti di sviluppo in favore degli slums di Nairobi e di zone rurali del paese.

{mosimage}Inoltre, Soweto rappresenta un frutto significativo dell’attività dell’organizzazione Kutoka-Exodus Network, che riunisce 15 parrocchie cattoliche presenti negli slums e che dai suoi inizi si è battuta per migliorare la qualità di vita e la difesa dei diritti fondamentali dagli abitanti delle baraccopoli.

Che coincidenza e che messaggio dirompente per il vicino complesso sportivo di Kasarani che in questi giorni ha ospitato il World Social Forum. Abbiamo assistito a incontri, dibattiti, manifestazioni; abbiamo incontrato e parlato con persone della società civile di tutto il mondo che aspirano e lottano affinché la persona sia posta al centro di ogni tipo di politica ed economia a livello globale. Sicuramente gli abitanti di Soweto sono stati appena sfiorati da questo evento, ma il loro messaggio di speranza è perfettamente in sintonia con quelli che abbiamo ricevuto dal Social Forum: “Un altro mondo è possibile!”. A Soweto il possibile è diventato reale.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29
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