Vuoi adorarmi? Dunque sii il mio servo servendomi negli altri: “ogni cosa che fai ai più piccoli... la fai a me”.
Questa è la motivazione di fondo per la quale oggi sono missionario della Consolata. E così cerco di vivere la vita nell’amore, che si mostra e diventa realtà negli altri; cerco di vivere la vita nella speranza, che si manifesta nella forza del sorriso e della pace interiore; cerco di vivere la vita nella consolazione, che si manifesta in una presenza paziente e attiva davanti alle miserie, ingiustizie, malattie, povertà e solitudine di questo mondo. Tento di vivere con rispetto e umiltà con i compagni di strada che il Signore mi ha dato, con le persone che il Signore mi fa conoscere ogni giorno, condividendo con loro i doni che Dio stesso ci da.
Questo stesso amore per Cristo oggi mi ha portato in Africa,
e l’“Africa e’ diventata per me una scuola di vita per seguire Gesù”
Appena arrivato in Africa, specificamente in Tanzania, le prime sensazioni sono state di totale gioia e meraviglia. Era tutto nuovo: colori, odori, suoni. Mi sono svegliato in una realtà così diversa dalla nostra, ma vera, una realtà tante volte sognata da ragazzino e da seminarista.
L’Africa, con i suoi colori sgargianti, la gioia della sua gente, ma anche le sue grandi contraddizioni, mi ha aperto lo spazio a nuove visioni, all’alterità, mi ha reso anche più vulnerabile, ma nello stesso tempo mi arricchisce, scuote e provoca.
È vero che ci sono momenti in cui mi sento inutile di fronte alla complessità della missione e delle sue sfide. Ad esempio quando visito i malati, alcuni in punto di morte, specialmente quando sono giovani colpiti dal flagello dell’Aids; o incontrando i bambini scalzi per strada, con i piedi duri, callosi e deformati; oppure, contemplando le donne e i bambini piegate da fasci di legna portati sulle spalle o con secchi d’acqua sulla sua testa, camminando a piedi per chilometri su strade polverose. È impressionante osservare come speso la povertà porti con sé il degrado fisico, morale, educativo, familiare.
{mosimage}A volte mi domando se sono all’altezza delle situazioni. Ma proprio in questi momenti è bastato lasciarmi avvolgere dal loro affetto, dalla loro accoglienza, dei sorrisi dei bambini, dalla forza invisibile davanti a ogni sofferenza e difficoltà, che non è altro che il segno della presenza invisibile di Dio misericordioso.
Ed è così che tento di vivere la vita, nella fiducia coraggiosa di sapere che il Signore mi da’ tutto ciò di cui ho bisogno per vivere in pienezza la sua chiamata.