Al benvenuto all’arcivescovo di Pretoria è seguito quello dato all’arcivescovo copto, sua Ecc. Mons. Marchus venuto da Johannesburg per l’occasione e ai suoi tre monaci, dando enfasi al valore del “dialogo interreligioso” tanto promosso da Paolo VI . Una volta esteso il benvenuto agli altri partecipanti (luterani, anglicani...) ho accolto i parrocchiani. Mi sono congratulato con gli organizzatori e i partecipanti della comunità della parrocchia della Madonna del S. Rosario facendo riferimento al passo del vangelo di Giovanni capitolo 1 verso 45 dove Filippo, trovato il Messia, riferisce a Natanaele che il Messia è Gesù, il figlio di Giuseppe, cittadino di Nazaret. Natanaele meravigliato risponde le famosi parole: “Che cosa di buono può mai venire da Nazaret!.” A sua volta Filippo:”Vieni e vedi!”
“Forse questa comunità è la più piccola dell’arcidiocesi di Pretoria - ho detto - ma credo fermamente che sia una delle più attive e forse quella più viva, non solo della città ma di tutta l’arcidiocesi!”
Infatti tante volte mi domando se è “missione” spendere così tante forze per una piccola comunità che conta un centinaio di cristiani. Ma i tanti gruppi attivi presenti nella parrocchia si radunano per organizzare, valutare, e non si possono lasciare da soli. Loro stessi richiedono la presenza del padre.
La cena pasquale si è svolta con tanta dignità e fede. Il pane azzimo, le erbe amare, i sorsi del vino, hanno portato i presenti a rivivere momenti di sofferenza e di gioia del popolo ebreo. Notevole il nome di Cristo presentato come la vera salvezza e come unico capace di donare tramite la sua morte e risurrezione la vera liberazione da ogni male per tutta l’umanità.
{mosimage}Toccante e commovente l’intervento dell’arcivescovo di Pretoria che, ricordando le tappe già vissute in Sud Africa per l’unità delle chiese, ha concluso così: “Non abbiamo bisogno di grandi celebrazioni per rendere concreta la preghiera del Cristo per l’unità dei credenti, ma la vera unità viene da queste piccole celebrazioni come quella di oggi, semplici ed umili”.
A P. Ossa il compito di concludere la cerimonia con la preghiera per l’unità delle chiese.