La violenza non la si deve combattere tanto nel “campo di battaglia”, ma nel cuore delle persone e nelle stesse famiglie dove molte volte invece di crescere ed educare i figli cercando un dialogo, si crede di “domarli a forza di botte” contribuendo così a far crescere dei “violenti” che di conseguenza fanno poi la storia di questo paese.
E’ triste parlare così, però quando mi capitano tra le mani le riviste più prestigiose colombiane e leggo un’intervista a un para-militare piena di massacri, crudeltà, soprusi… mi rendo conto che alla base di questo uomo non ci può essere che una vita costellata di violenza.
Quello che fa notizia nei telegiornali di tutto il mondo è la cronaca nera. Qui non c’è bisogno di cercare molto, ne siamo pieni !!!
Dopo questa tragica introduzione vorrei però portare alla vostra conoscenza episodi di speranza e di risurrezione che ho vissuto in questa Pasqua in un lungo itinerario di visita a 12 villaggi della mia parrocchia, accompagnato da suor Luz Marina, delle suore della Pace, e da Jair Laiseca, il nostro motorista, che è pure animatore dei progetti sociali della parrocchia e catechista, e incontrando la gente abbiamo cercato di annunciare il Cristo morto e risorto.
Il primo episodio fa riferimento ad un villaggio che si chiama Guamo che poi è anche il più lontano. Per raggiungerlo ci vogliono circa 6 ore di canoa, se non capitano inconvenienti. E’ una comunità molto unita e accogliente. Da tre anni c’è un professore indigeno che insegna a 30 bambini dalla prima elementare alla quinta. Nel pomeriggio ha sei bambini in sua custodia, provenienti dalle case più lontane.
Insegnando in questo villaggio emarginato e sperduto nella grande foresta amazzonica ha sperimentato che è molto importante il campo dell’educazione e per questo ha espresso il suo desiderio di continuare a studiare e lo farà nel periodo delle vacanze scolastiche, in modo da poter aiutare sempre meglio e con maggior competenza i ragazzi più poveri.
Il secondo episodio che ha riempito il mio cuore di speranza è stato nel villaggio di Santo Domingo, dove la coltivazione della pianta di coca è ancora molto presente.
Ho incontrato una signora, nonna di due nipotini a lei affidati, che desidera battezzare. Non avendo con sè i documenti, manda un signore a recuperarli.
Mentre aspettiamo mi racconta che questi due bambini sono di una sua figlia molto irresponsabile perchè li maltrattava. Il “Benestar Familiar”, un ente statale che protegge la famiglia, li aveva presi in consegna.
La signora mi dice in modo molto duro che volevano “venderli” all’estero, però prima di procedere con l’adozione a un’altra famiglia bisogna consultare tutti i familiari. Lei allora si è offerta di prenderli con sé. I due bambini oggi vivono con lei e studiano nel paesino: non avranno certamente le comodità di un paese del primo mondo, però potranno crescere nella propria terra, nel proprio ambiente e con l’affetto almeno della nonna. Questa signora, che non sa né leggere né scrivere, mi dice che: “ mettere al mondo un figlio è una responsabilità a cui bisogna rispondere con tutta la propria vita dando il meglio di sé”.
Proseguiamo il viaggio e giungiamo nel villaggio di Santa Helena, una piccola comunità che alcuni di voi hanno aiutato, contribuendo nella spesa per aggiustare il piccolo motore della canoa che raccoglie i bambini lungo il fiume (unica strada…) per portali a scuola.
Dal mese di dicembre questa comunità ha il suo catechista. Si chiama Pedro. Un uomo molto sereno, con moglie e due bambini, e con il desiderio di far crescere la sua comunità nella fede. Arrivo alla piccola scuola. Tutto è preparato per la celebrazione e l’accoglienza è molto calorosa. Dopo la celebrazione, prima di ripartire, Pedro, mi offre 20.000 pesos (6 euro), come contributo della comunità per le mie spese di trasporto. Mi viene letteralmente la “pelle d’oca”. Ho fra le mani l’obolo della vedova. Lo accetto perché, sono sicuro, che si moltiplicherà in “grazie” che il Signore darà a questa comunità molto semplice e con tanto desiderio di trovare la pace e Dio.
A Napoles, un altro villaggio che dopo la crisi della coca si è svuotato, dopo la celebrazione, come in tutti i villaggi invito a partecipare a un corso biblico che faremo alla fine di maggio.
La gente non ha grandi possibilità economiche e quindi spiego che la parrocchia offre vitto e alloggio, mentre per la gente che abita lontano da Remolino viene in aiuto anche pagando il trasporto. Allora decidono di unirsi con la comunità di Santa Helena e organizzare il viaggio con una canoa. Loro metteranno l’equivalente di benzina per il viaggio di andata ed io li aiuterò per il viaggio di ritorno grazie anche ad offerte che mi sono giunte da alcuni di voi proprio per supportare queste iniziative di formazione.
A Monserrate un villaggio lungo il fiume a cui fanno riferimento altri villaggi, manca un’equipe di catechisti. E’ l’unico villaggio dove alcune persone chiedono di confessarsi tra cui una professoressa che esprime il desiderio di collaborare nella catechesi. Parlando con tutta la comunità decido di organizzare a giugno una settimana di animazione, con la finalità di visitare le famiglie del paesino e formare quindi un’equipe di catechisti che animino la comunità durante tutto l’anno.
Arriviamo a Venado, un altro villaggio lungo la sponda del fiume che poco a poca ruba terra al paesino. Celebriamo la Santa Messa in una discoteca (ma non pensate sia una discoteca come in Italia..) e l’altare è situato proprio sulla pedana dove si balla.
{mosimage}La gente lo sta preparando, e mette al centro un fiore amazzonico bellissimo, la pianta si chiama “Palo cruz” (albero croce).
La natura con la sua vegetazione e gli animali, piccoli e grandi ci ha accompagnato in tutto questo viaggio e attraverso lei ho potuto lodare Dio per la sua grandezza e bellezza.
Dal 5 maggio al 19 giugno verranno a Remolino Lucia e Mirco che molti di voi conoscono. Mi fa molto piacere questa loro presenza perché potranno raccogliere materiale di informazione e far luce su alcuni progetti di appoggio alla parrocchia. Inoltre sarà un’occasione per tutti di confronto e crescita. So che si stanno anche preparando per uno spettacolo di clown e certamente anche questo potrà servire per alleggerire la tensione che spesso si vive in paese.
Concludo così questa breve lettera augurandovi che in questo tempo di Pasqua, possiate veramente contemplare il Cristo risorto, nei fratelli, nella comunità e nelle bellezze della natura.
Il Signore vi benedica
A presto