In realtà questi incontri con lui non hanno fatto altro che orientare questo dialogo intimo tra ciascuno di noi e Gesù, invitandoci ad un esame semplice e serio del nostro impegno di santità. Tutte le riflessioni che ci ha proposto ruotavano, infatti, attorno alla santità come cuore della nostra vita e della missione, come unico senso ed essenziale insostituibile della nostra vocazione.
Dopo averci invitato a prendere più profondamente coscienza del primato di questo impegno nella vita e nell’insegnamento dell’Allamano attraverso le pagine della Vita spirituale e la densità delle nostre Costituzioni, p. Mario ci ha come fatto percorrere un cammino sui sentieri della santità a partire dal suo fondamento battesimale. Santità, infatti, non è che realizzare, nella vita di tutti i giorni, la grazia del nostro battesimo: Dio in noi! “Io vivo, ma non sono più io, ma Cristo vive in me”Gal 2,20.
Dal battesimo siamo arrivati all’Eucaristia, celebrata e adorata, centro del nostro essere e del nostro fare. “Tempo più bello della nostra vita” che esprime e realizza la comunione (forma della santità…), l’Eucaristia ha il potere di farci entrare nell’ora di Gesù e di aprire tutta la nostra vita alla rivoluzione da Lui inaugurata nel cenacolo: la trasformazione dell’odio, della violenza e della morte stessa in libera offerta, in vita donata per amore. Inoltre “dalla ricchezza e profondità della nostra vita eucaristica si alimenta la forza del nostro apostolato, l’irradiazione della fede, l’attrazione al Cristo. La mirabile presenza di Colui che ci ha amato sino alla fine invita a intrattenersi in preghiera, adorazione, contemplazione personale e comunitaria davanti al tabernacolo”Cost 63. In fondo, ci ha ricordato p. Mario, essere cristiani non è che imparare a vivere la messa…
Quasi per sottolineare come l’impegno per la santità sia essenzialmente l’accoglienza di un dono e non un nostro sforzo ostinato, è stato naturale e bello accompagnare tutti i nostri giorni con l’approfondimento sul senso della Liturgia delle Ore e sulla ricchezza in generale della spiritualità e teologia liturgica: nella Liturgia, infatti, è il Cristo che ci prende e ci introduce nella sua preghiera, è Lui che canta in noi la sua lode al Padre e ci fa intercessione in Lui, è ancora Lui che ci trasforma in offerta per la gloria di Dio e la santificazione del mondo. Insomma, è Lui, Gesù, che fa del nostro tempo frammentato una comunione ininterrotta con il Padre, santificandone ogni istante e allenandoci così a camminare alla Sua presenza.
Per entrare, poi, nella forma concreta che prende il nostro speciale e specifico cammino di santità, p. Mario ci ha invitati a rivedere in verità il modo con cui viviamo il dono e l’impegno della castità consacrata nel celibato e della comunione nella comunità. Questi due aspetti della nostra vita toccano in profondità sia la credibilità della nostra testimonianza che l’autenticità del nostro vivere in ciò che ha di più umano e divino. Entrambi, infatti, mettono in gioco la nostra capacità di amare e la nostra vocazione all’amore… e sono un’autentica cartina da tornasole, concretissima ed efficace, per “monitorare” il nostro effettivo maturare e crescere “nella perfezione della carità” (vero nome della santità!). Inoltre entrambi sono un annuncio silenzioso ed eloquente di come solo Dio è la ragione del nostro impegno e della nostra vocazione.
Infine è stato bello concludere questi giorni portando il nostro sguardo su alcuni uomini che hanno saputo accogliere con radicalità l’invito di Gesù a seguirlo, abbandonandosi completamente alla follia del suo Vangelo. Non solo Charles de Foucauld – nostro protettore annuale e vero “pazzo di Dio” – ma anche altri “santi IMC” quali Filippo Perlo ci hanno come mostrato il sentiero, svelandoci così la concretezza dei passi da muovere sul cammino della santità missionaria.