La festa quest’anno, in Casa Madre, fu preparata da una novena, durante la quale i residenti con i missionari di passaggio, hanno pregato insieme il Rosario, cantato i Vespri con una breve lettura dal documento del Concilio Vaticano II “Lumen Gentium” sulla Chiesa, al capitolo VIII, che parla della Madonna nel suo ruolo di Madre del Salvatore, della Chiesa e nostra. Quasi sempre la liturgia è stata abbellita dall’accompagnamento dell’organo, suonato da qualche confratello di passaggio: una novità dopo l’altra!
La festa poi è stata solenne. Anche se al mattino diversi sacerdoti hanno assolto il loro dovere di Cappellani portando la Messa a diverse comunità di Torino, tutti hanno iniziato la giornata all’insegna della gioia.
La parte centrale della celebrazione, ovviamente, è stata la S. Messa concelebrata e presieduta da P. Stefano Camerlengo, Vice Superiore Generale, venuto apposta da Roma. La chiesa del Beato Allamano si è riempita di gente: amici e benefattori e di un folto gruppo di Missionarie della Consolata che hanno pure animato la liturgia con i canti e le letture. Tra esse sono da segnalare l’intera Direzione Generale con le Superiore di Circoscrizione da tutto il mondo. Si trovano infatti nella loro nuova Casa Madre, appena ristrutturata (parte dei lavori esterni sono ancora da ultimare) per un raduno a livello di Istituto su vari temi di Animazione Missionaria Vocazionale e di sviluppo ed anche per pianificare concordemente le celebrazioni del primo centenario di vita del loro Istituto che avrà luogo nel 2010.
Il Celebrante all’inizio della liturgia eucaristica ha avuto un ricordo di tutti i gruppi dei convenuti, dando loro il benvenuto e ringraziandoli per la loro partecipazione. Quindi, quasi ad anticipo dell’offertorio, sono stati letti i nomi dei confratelli che celebrano quest’anno l’anniversario di professione o di sacerdozio. Tra questi degni di speciale ricordo sono P. Caffaratto Giuseppe e P. Incicco Giuseppe che celebrano 70 anni di Sacerdozio e i presenti alla celebrazione, P. Demichelis G. Battista che celebra 70 anni di professione, P. Igino Tubaldo che celebra 60 di sacerdozio e P. Paolo Fedrigoni che celebra i 25 anni di sacerdozio. Gli altri sessantenni, cinquantenni e venticinquenni sono troppi per essere nominati.
Il coro delle Missionarie della Consolata intona il Gloria come canto di ringraziamento a Dio per le grazie riversate su tutti questi confratelli che celebrano l’anniversario.
Il Vangelo dell’Annunciazione secondo Luca viene declamato dal Diacono Lorunguiya Suree Daniel, che sta terminando i suoi studi teologici nel Seminario di Bravetta, e si trova qui a celebrare la festa della Consolata prima di ritornare al suo nativo Kenya, dove verrà consacrato Sacerdote dal Vescovo di Maralal, Mons. Virgilio Pante.
L’omelia impartita da P. Stefano, con voce vibrante e serena, assume subito un timbro di gioia e di ottimismo. “Non lasciarti cadere le braccia” dice Sofonia nella prima lettura al popolo d’Israele. “Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente”. I profeti del pessimismo – commenta il celebrante - che vedono tutto catastrofico e rovinoso, non sono nello spirito del profeta e neppure nello spirito di questa festa. Tanti missionari e missionarie, sparse in tutti i campi di lavoro del mondo intero, che stanno consumando la loro vita nell’apostolato, potevano certo fare meglio, ma siamo certi che ciò che hanno fatto lo hanno fatto con tutto il cuore e con gioia prendiamo atto che essi hanno portato il nome di Maria Consolata in tutti quei paesi del mondo e lo hanno fatto conoscere a tutta quella gente. Maria Consolata oggi ci chiede – ha proseguito il celebrante – di ricuperare la speranza nel lavoro che stiamo facendo e la gioia di essere missionari.
S. Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che “Il Dio di ogni consolazione ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati noi stessi consolati da Dio”. Ma per dare consolazione – prosegue P. Stefano – dobbiamo prima essere pieni di consolazione divina, che si acquista nella sofferenza. Questa mattina al santuario della Consolata, ho commentato Maria Consolata e Consolatrice. Noi, come Maria, possiamo dare consolazione in quanto partecipiamo alla consolazione che le sofferenze di Cristo ci hanno meritato. Paolo partecipa alle sofferenze di Cristo nella consolazione, così devono fare anche i missionari e impartire agli altri con gioia la consolazione che hanno ottenuto dalla partecipazione alle sofferenze di Cristo.
Infine – prosegue il celebrante – raggiungiamo la gioia volendoci bene nelle nostre comunità, dove ognuno è costruttore di amore fraterno. Alle volte è da essere straordinari nelle cose ordinarie della comunità. Ma questo è lo spirito del Beato Fondatore, straordinari nell’ordinario. Allora saremo dei bravi missionari. Ci aiuti lei, la Madonna Consolata, ottenendoci la gioia e la speranza della missione.
Al termine della concelebrazione, la Madre Generale, Sr. Gabriella Bono, a nome suo, del suo Consiglio generale e delle Superiore di circoscrizione presenti, ha voluto gentilmente ringraziare i confratelli, missionari della Consolata, e tracciare a somme linee lo scopo del loro incontro nella loro nuova Casa Madre, che è soprattutto la programmazione del Centenario di fondazione del loro Istituto, che celebreranno nel 2010.
La celebrazione termina con una breve sosta di preghiera davanti al sarcofago che contiene le spoglie mortali del Beato Giuseppe Allamano.
Il resto della giornata si è svolto all’insegna della gioia, specialmente durante l’agape fraterna nel vasto refettorio della comunità, dove venne consegnato ai tre festeggiati presenti: P. G.B. Demichelis, P. I. Tubaldo e P. P. Fedrigoni, come ricordo, l’ultimo libro di Benedetto XVI, “Gesù di Nazaret”.
Il pomeriggio è scombussolato da un prolungato acquazzone che non solo non impedisce l’attività al santuario, ma rinfresca l’aria e lava le strade: una bella preparazione per la processione della sera presieduta dal Cardinale Severino Paletto e che si snoda per le vie della città, gremite di gente in preghiera.