Presentiamo una lettera di solidarietà, piena di preoccupazione, che proviene dai vescovi della Patagonia preoccupati per l'incessante espandersi delle frontiere minerarie a discapito delle comunità indigene che abitano nella zona.
A proposito di questo padre Auletta ha scritto recentemente che l'inadempienza da parte delle autorità nazionali aveva toccato pesantemente le comunità indigene Mapuches e i Tehuelches nella provincia di Chubut. Qui la Corte d’appello di Puerto Madryn aveva respinto, per una questione di tempi di presentazione, l’appello di queste comunità contro un progetto di legge (N. 128, novembre 2020) che sacrificava parte dei loro territori in favore delle imprese estrattive. La cosa è talmente grave che veniva utilizzato proprio il termine «zonas de sacrificio».
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Alla violenza istituzionale, Resistenza pacifica
Al nostro caro popolo della provincia del Chubut diciamo, con preoccupazione e stupore, che abbiamo assistito - con l'approvazione della legge di "zonizzazione mineraria" della provincia- alla sottomissione del diritto dei cittadini a un dibattito autenticamente democratico.
Tra le altre cose si doveva garantire un processo che culminasse nella "licenza sociale" obbligatoria; uno spazo di dibattito per incanalare dubbi, obiezioni e contributi di organismi scientifici e la sufficiente pubblicità del giorno in cui la legge sarebbe stata discussa.
(Nessuna di queste condizioni è stata rispettata e per questo) vogliamo accompagnare il nostro popolo nella sua rivendicazione. Comprendiamo che di fronte a questo oltraggio solo la mobilitazione popolare è possibile, ma vi invitiamo a mantenerla pacifica. Evitiamo che la rabbia, più che comprensibile per un accordo percepito come al di fuori delle sfere ragionevoli del dibattito democratico, sfoci in risposte che compromettono il patrimonio pubblico e privato o minacciano la vita e la salute degli altri.
Esortiamo anche le autorità a cessare la repressione delle manifestazioni popolari. L'uso della forza è illegale o al limite dell'illegalità e mette le persone una contro l'altra.
Comprendiamo che per il ritorno della pace sociale è possibile solo l'abrogazione della legge e, come hanno chiesto i vescovi del Chubut, l'avvio di un lungo processo di accordo che coinvolga tutte le parti in causa.
Noi diciamo No a questo modo di svalutare le istanze che rendono legittima una legge, e lo facciamo accompagnando il nostro Popolo e chiedendo che questo NO, attivo e nelle strade, sia pacifico.
Firmano i vescovi della Patagonia: Joaquín Gimeno Lahoz, Esteban Laxague, Alejandro Pablo Benna, Juan José Chaparro, Fernando Martín Croxatto, Roberto Álvarez, José Slaby e Jorge García Cuerva.