“Quella santa della mia mamma... aveva due occhi di paradiso e sembrava impossibile non vedesse”. (Giuseppe Allamano)
La comunità delle Missionarie della Consolata, di Castelnuovo, ci invita, in questo mese di dicembre, a fare la commemorazione della morte di una santa donna, Maria Anna Cafasso, mamma del Fondatore. Sì, una santa mamma, come tante altre in quel tempo benedetto, che ha visto nascere grandi santi. Non abbiamo molte testimonianze su di lei, ma quello che sappiamo è sufficiente per tracciare un profilo che ci spiega come il nostro Fondatore abbia bevuto la profondità spirituale e umana di questa formatrice casalinga. Con la presenza e benedizione del nostro Fondatore, ricordiamo Maria Anna Cafasso il giorno 8 dicembre in cui commemoriamo la sua nascita al cielo.
«Non tocca a me fare un elogio di mia madre...»
Sì, ci sono delle testimonianze dei concittadini su Maria Anna Cafasso. Sono loro a parlare di lei come una donna e “madre modello, tutta dedita all’educazione dei suoi figli, caritatevole verso tutte le forme di dolore e di sventura, generosa e sollecita del bene altrui”.
Doti umane che senz’altro sono comunicate al figlio e che oggi arrivano a noi, Missionarie e Missionari della Consolata, come un’eredità da custodire e sviluppare.
Anche la finezza spirituale l’Allamano l'ha presa dalla mamma, che sentiva la grande responsabilità di allevare cristianamente i suoi figli, quando soffrì la perdita di suo marito. Perciò le preghiere imparate da piccolo, la fiducia nella Madonna, la riverenza all’Eucaristia: «Quando si portava il viatico a qualcuno, era lei che si recava a vedere se tutto era in ordine nella casa per ricevere Nostro Signore» (testimonianza di Dorotea Marchisio); l'amore alla Santa Messa, sono valori imparati e coltivati a casa, con la mamma.
L'Allamano si china sulla sua mamma e versa l’olio della consolazione
Abbiamo insistito quest'anno sull’urgenza di prendersi cura degli altri, proteggere e chinarsi con tenerezza rigenerante come percorso di pace e benedizione reciproca, diventando “persone-rimedio, persone consolate e consolatrici, disposte sempre ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro”.
Il Fondatore è stato una persona-rimedio per sua madre: una esperienza fatta di tante ore di sorveglianza e di cura vicino a lei, nel tempo della sua malattia, mentre andava in vacanza.
A questo riguardo, sua sorella Orsola ci ha lasciato la seguente testimonianza: «Gli altri fratelli si vedevano sulla piazza a giocare, ma Giuseppe no, mai! Le ore libere, durante le vacanze, le occupava a starsene vicino alla mamma ammalata. Tanto che questa, commossa, alle volte gli diceva: «Ma adesso, va’ a prendere un po’ d’aria!»; ed egli: «Oh, lasciami un po’ star qui vicino a te».
La mamma era affetta da sordità e cecità e le cure, da parte del figlio, si moltiplicavano; lui diceva: « Io facevo il suo interprete nella confessione, quando mi trovavo a casa; sembra impossibile: aveva due occhi di paradiso, eppure non vedeva e non sentiva e io mi spiegavo, facendo segni sulla mano, e c’intendevamo benissimo». Certamente si è raggiunta una compenetrazione di anima in questo tempo, nel quale il Fondatore versava l’olio della consolazione sulla fragilità della sua mamma.
Mamma Marianna e il Padre Fondatore ci aiutino a sviluppare di più i valori umani e spirituali imparati nella casa Allamano-Cafasso e ci aiutino a promuovere la cultura della cura reciproca, soprattutto in momenti particolari di vulnerabilità e sofferenza.