√ Studio Fict: cannabis e alcool i più diffusi tra i giovani

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Essere sempre più presenti e attenti ai mutamenti della società attuale, per poter aiutare in maniera efficace e tempestiva le persone cadute nel tunnel di dipendenze come droga e alcool, ma anche comportamentali come il gioco d’azzardo o un uso smodato di Internet. Con questo obiettivo si è concluso a Roma l’incontro “Per costruire insieme il futuro”, promosso dalla Federazione Italiana Comunità terapeutiche (Fict). Il servizio di Marina Tomarro

 E’ la cannabis insieme al consumo di alcool, la dipendenza più forte che circola soprattutto tra i giovani. Infatti, secondo l’Osservatorio Europeo di Lisbona, nell’ultimo anno nel Vecchio continente sono oltre 14 milioni le persone in età compresa tra 14 e 34 anni che hanno consumato abitualmente questa droga. Questo è il primo dato che emerge dall’incontro della Fict, la Federazione italiana comunità terapeutiche. Il presidente, Luciano Squillaci.

– Oggi, noi ci troviamo in modo particolare a dover fare i conti con le dipendenze e gli stili di vita del mondo giovanile. E’ chiaro che il mondo delle dipendenze è estremamente variegato e purtroppo ci troviamo con situazioni di giovani, e anche giovanissimi, che oggi si trovano a fare i conti con droghe intelligenti, con sostanze particolari sconosciute ai più, con cocktail, con tantissimo alcol in tutte le sue forme e anche con quelle droghe che noi chiamiamo "droghe comportamentali", cioè quelle droghe senza sostanza che sono Internet e il gioco d’azzardo. Oggi come oggi, la vera emergenza è sotto il profilo educativo e sotto il profilo giovanile. Noi non siamo più in grado di testimoniare ai nostri giovani stili di vita che abbiano veramente significato.

– In che modo si aiutano queste persone a superare queste dipendenze?

– Noi diciamo sempre che quando si arriva al momento in cui dobbiamo aiutarli a superarle, abbiamo fallito qualcosa prima. Infatti, il lavoro vero è quello educativo e preventivo. E’ chiaro che nel momento in cui però, purtroppo – e sono tantissimi e sempre di più – si cade nel vortice delle dipendenze, a quel punto c’è un sistema di servizi che ormai vanta professionisti sicuramente di livello. Non è più il vecchio, pionieristico volontariato che facevamo sui territori, ma che al di là delle professioni si sforza comunque di prendersi carico integralmente della persona, contrariamente a quanto purtroppo spesso siamo costretti ad assistere, cioè quegli interventi – soprattutto in ambito sanitario e sociale – cosiddetti “prestazionali”, cioè che si occupano di pezzetti della persona. Ecco: noi proviamo a prenderci carico della persona nella sua totalità.

– In che modo anche lo Stato potrebbe aiutare maggiormente in questo campo?

– Innanzitutto, dovrebbe interessarsene. Non si ragiona sui bisogni, ma si ragiona sulle risorse che sono sempre meno. Per esempio, se è vero come è vero che l’ambito educativo è l’elemento centrale nel contrasto alle dipendenze, ebbene sulla prevenzione ormai da diversi anni non c’è più un euro di investimento.

E nel territorio italiano sono 600 i servizi offerti dalla Fict che tentano di dare una mano a coloro che sono entrati nel tunnel di queste dipendenze e cercano di uscirne. Ma non sempre basta. Ascoltiamo il commento di mons. Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana, intervenuto all’incontro:

– Mi sembra un tema un po’ sottovalutato, oggi. Veramente, un po’ troppo sottovalutato. A sentire il silenzio – sembra una contraddizione – intorno a questa realtà, sembra che il tema della tossicodipendenza non esista o si sia ridotto. Invece, i numeri e gli operatori ci dicono che purtroppo questo non c’è. C’è invece una sorta di “sonno della ragione” rispetto a questa realtà. C’è una sorta di assopimento, c’è una sorta di resa rispetto a questo tema. E di questa resa pagano le conseguenze non soltanto i tossicodipendenti, ma quelli che noi spesso dimentichiamo, cioè tutti coloro i quali stanno intorno a loro, e quindi le loro famiglie.

– Cosa si potrebbe fare di più, secondo lei, per loro e anche per le loro famiglie?

– Secondo me, bisogna porre le premesse perché non si arrivi a questa realtà, perché il mondo della tossicodipendenza è anche un mondo che crea tanti impedimenti a essere accostato, tanto per incominciare. Per cui, io penso che una società non debba interessarsi e preoccuparsi soltanto di come trattare i tossicodipendenti, ma debba impegnarsi di più per vedere cosa possa fare per non fare arrivare i ragazzi, i giovani, in queste condizioni. E da questo punto di vista mi sembra che da fare ci sia veramente tanto: tanto a livello di scelte, a livello di valori, di proposte, che abbiano un loro senso oggi.

 

Ultima modifica il Sabato, 14 Maggio 2016 19:57

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