«Padre Jacques è vivo». Anche mons. Georges Abu Khazen, vicario apostolico latino di Aleppo, ci conferma dalla Siria che padre Jacques Mourad, sacerdote siriaco cattolico e priore del monastero di Mar Elian, rapito da terroristi islamici il 21 maggio scorso, sta bene.
Secondo il vescovo fino a ieri padre Jacques si trovava ancora a Qaryatain, città in cui era stato rapito cinque mesi fa. Sempre ieri, però, sarebbe stato visto anche a Zaydal, centro abitato ad un centinaio di chilometri da Qaryatain, dove avrebbe celebrato una messa. Anche il Nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari ha confermato a Radio Vaticana di aver sentito per telefono padre Jacques e di averlo trovato in buone condizioni. Zaydal, nelle vicinanze di Homs, conta una numerosa comunità cristiana. Quando lo scorso maggio i terroristi dello Stato islamico conquistarono Qaryatain, centinaia di cristiani in fuga si rifugiarono proprio a Zaydal. Quindi non stupisce che padre Jacques, una volta liberato, si sia rifugiato proprio lì.
Padre Jacques è stato per anni priore del monastero di Mar Elian, vicino al villaggio di Qaryatayn, risalente a 1.500 anni fa, uno dei più antichi luoghi di culto cristiano della Siria. Nel mese di agosto le immagini della distruzione del monastero da parte di miliziani dello Stato islamico alla guida di grandi ruspe hanno fatto il giro del mondo suscitando lo sdegno della comunità internazionale.
Durante questi anni di guerra padre Jacques aveva tenuto aperte le porte del monastero a chiunque avesse richiesto aiuto e solidarietà, cristiano o musulmano che fosse, arrivando a ospitare centinaia di persone in difficoltà.
Padre Jacques viene rapito a maggio pochi giorni dopo che lo Stato islamico si impadronisce della città di Palmira, famosa per il sito archeologico e non molto distante da Qaryatayn. Quando il religioso viene rapito, si sta spostando in automobile nelle vicinanze del monastero. La sua vettura viene affiancata da una motocicletta con uomini armati che intimano al religioso di fermarsi. Salgono sulla vettura e portano via padre Jaques.
Fonte: Terrasanta.net
Siria. P. Mourad: timori per gli altri 190 cristiani prigionieri dell'Is
Alla “gioia” per la ritrovata libertà di p. Jacques Mourad si alterna la “forte preoccupazione” per la sorte di oltre 190 cristiani originari di Al Qariatayn, a sud-ovest di Homs, in Siria, tuttora nelle mani delle milizie del sedicente Stato islamico (Is). Sono ore di ansia e soddisfazione per la comunità cristiana siriana - riferisce l'agenzia AsiaNews - che celebra il ritorno del sacerdote siro-cattolico e priore del monastero di Mar Elian, rapito nel maggio scorso nei pressi del luogo di culto distrutto ad agosto dall'Is, e prega per la vita degli altri ostaggi.
Altri 190 cristiani sono nelle mani dell'Is
Una fonte vicina a p. Mourad, contattata da AsiaNews, conferma che non si è trattato di una liberazione, quanto di una fuga dalla prigionia. Il timore, prosegue, “è che vi possano essere rappresaglie” da parte dei jihadisti; ieri sono riusciti a fuggire altre 40 persone, cristiani originari del villaggio di Al Qariatayn. Tuttavia, altri 190 restano ancora nelle loro mani e vi è il rischio che possano essere vittime della vendetta dei miliziani. È invece finito l’incubo della prigionia per p. Mourad, sacerdote appartenente alla stessa comunità di p. Paolo Dall’Oglio, da 12 anni alla guida della locale parrocchia siro-cattolica. Amico e collaboratore del sacerdote gesuita di origini italiane, è stato uno dei primi monaci della comunità di Mar Musa e, a dispetto dei pericoli derivanti dal conflitto e delle minacce di sequestro, non aveva voluto abbandonare la propria gente.
Minacciato non ha mai firmato l'atto di abiura del cristianesimo
In un’intervista a Tv2000, il priore di Mar Elian ha rivelato alcuni dettagli dei mesi trascorsi nelle mani dello Stato islamico. “Quasi tutti i giorni - racconta - c’era qualcuno dello Stato Islamico che entrava nella mia prigione e mi domandava ‘Chi siete?’. Io rispondevo: ‘Sono nazareno, cioè cristiano’. ‘Allora sei un infedele’ gridavano. ‘E visto che sei un infedele, se non ti converti ti sgozzeremo con un coltello’. Ma io non ho mai firmato l’atto di abiura del cristianesimo”. P. Mourad parla di “miracolo” che “il buon Dio mi ha dato: mentre ero prigioniero aspettavo il giorno della mia morte ma con una grandissima pace interiore. Non avevo alcun problema a morire per il nome di nostro Signore, non sarei stato il primo né l’ultimo, ma uno tra le migliaia di martiri per Cristo”.
La fuga grazie ad un amico musulmano
Egli è riuscito a fuggire da Al Qariatayn camuffandosi, a bordo di una motocicletta, “con un amico musulmano”, ma il suo pensiero va agli altri prigionieri cristiani ancora nelle mani dei jihadisti. Infine rivolge un ringraziamento “per quanti hanno pregato per la mia liberazione, un miracolo che sia sfuggito dalle mani di Daesh (acronimo arabo per lo Stato islamico, ndr), un miracolo che la Vergine Maria ha fatto a me e ai cristiani in questo momento in Siria”.(R.P.)
Fonte: Radio Vaticana
SIRIA - Padre Jihad della Comunità di Deir Mar Musa: ringraziamo cristiani e musulmani che hanno pregato per la liberazione di padre Murad
“Siamo grati al Signore e diamo lode a Dio misericordioso per questo dono. E ci sta certo a cuore ringraziare tutti gli amici nel mondo che pregavano per Jacques e per la nostra comunità monastica, cristiani, musulmani o altri, anche chi non crede o crede diversamente, per la loro solidarietà e vicinanza”. Così il sacerdote Jihad Youssef, monaco siriano della Comunità monastica di Deir Mar Musa, racconta all'Agenzia Fides la gioia e la gratitudine sua e degli altri monaci e monache della comunità, per il ritorno in libertà del sacerdote siriano Jacques Murad, membro anche lui della Comunità monastica e Priore del monastero siro cattolico di Qaryatayn. “Chiediamo le preghiere e la solidarietà di ogni uomo e donna di buona volontà per la pace in Siria e nel mondo” aggiunge padre Jihad, “in modo particolare per tutte le persone rapite o scomparse”.
Il sacerdote siriano Jacques Murad è tornato a disporre pienamente della propria libertà ieri, domenica 11 ottobre, da quando, lo scorso 21 maggio, uomini armati lo avevano prelevato dal monastero siro cattolico di Qaryatayn, 60 km a sud-est di Homs. Secondo le notizie diffuse da fonti locali, il sacerdote sta fisicamente bene e ieri ha celebrato la Messa domenicale a Zaydal, località a sud-est di Homs.
Padre Murad fa parte della comunità monastica di Deir Mar Musa, fondata dal gesuita romano Paolo Dall'Oglio, scomparso nel nord della Siria il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, roccaforte dei Jihadisti dello Stato Islamico (Daesh).
L'insediamento monastico, di mar Elian, collocato alla periferia di Quaryatayn, negli anni del conflitto aveva rappresentato un'oasi di pace e di accoglienza nel cuore di una zona di guerra. Proprio padre Jacques, insieme ad un avvocato sunnita, avevano assunto la funzione di mediatori per garantire che il centro urbano di 35mila abitanti fosse risparmiato per lunghi periodi dagli scontri tra l'esercito gvernativo e i miliziani anti-Assad. Nel Monastero erano stati ospitati centinaia di rifugiati, compresi più di cento bambini sotto i dieci anni. Padre Jacques e i suoi amici avevano provveduto a trovare il necessario per la loro sopravvivenza anche ricorrendo all'aiuto di donatori musulmani. Poi, lo scorso agosto, j jihadisti dello Stato Islamico hanno assunto il controllo dell'area, devastando il monastero. Durante la loro offensiva a sud-est di Homs, i jihadisti hanno anche preso in ostaggio circa 270 cristiani e musulmani della zona di Qaryatayn. Nei giorni scorsi, sui si ti jihadisti era stato diffuso un video che mostrava anche un gruppo di cristiani di Qaryatayn mentre sottoscrivevano davanti a membri dello Stato islamico il “contratto di pagamento” loro imposto dalla Jizya (“legge di protezione”) per continuare a vivere nelle loro case, nel territorio controllato dall'auto-proclamato Stato Islamico (vedi Fides 8/10/2015). Immagini fotografiche di quell'assemblea, svoltasi in una sala conferenze, erano state già diffuse già alla fine di agosto. Sia nel video che nelle immagini fotografiche, tra i partecipanti a quell'atto compariva anche la figura di padre Murad. (GV) (Agenzia Fides 12/10/2015).