Dt 26, 4-10;
Sal 90;
Rm 10, 8-13;
Lc 4,1-13.
Eccoci giunti, nel nostro cammino spirituale, all'inizio della Quaresima, tempo in cui siamo invitati a prendere coscienza della nostra filiazione divina: siamo figli di Dio, quindi dobbiamo manifestare la nostra gratitudine e la nostra fede in Dio, unico Salvatore, rendendogli omaggio, come viene narrato nel libro del Deuteronomio: “Le primizie deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio”. Perché Dio è “ricco verso tutti quelli che lo invocano”.
Tuttavia, i figli di Dio non sono esenti dalla tentazione, anche Gesù fu tentato dal diavolo: “se tu sei Figlio di Dio … fa quello”. Il diavolo chiede a Gesù di dimostrare che Egli è figlio di Dio, ma Gesù, figlio di Dio, era guidato dallo Spirito, respinse le tentazione lasciandosi guidare dallo Spirito e dalla Parola di Dio. Viviamo dunque questo periodo dome tempo di ascolto, di incarnazione, di perseveranza, di concretezza e del cielo.
Il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso
La pagina del Deuteronomio ricorda che tutto viene da Dio e tutto deve ritornare a Dio, perciò, in segno di riconoscenza e gratitudine, il popolo d’Israele deve fare l’offerta culturale oppure l’offerta delle primizie nella festa delle Settimane o delle primizie: “il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e le deporrà davanti all'altare del Signore”. Quest’offerta è la risposta dell’uomo all’azione di Dio.
Il popolo di Dio dopo aver vissuto in una situazione di miseria, di angoscia e di oppressione in Egitto ha gridato al Signore, al Dio dei loro padri e il Signore ha ascoltato la loro voce. Il Signore ha visto la loro miseria e oppressione, ed è intervenuto “con mano potente e con braccio teso”, operando segni e prodigi. Atteso che la liberazione è opera di Dio, il popolo, in risposta, deve mostrare dei segni di riconoscenza con l’offerta delle primizie e pronunciare il credo storico del popolo d’Israele: “mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa…”.
Dobbiamo anche noi essere riconoscenti delle opere del Signore nella nostra vita poiché è Lui che agisce nella nostra storia personale, familiare e comunitaria. Perché la nostra storia è il luogo in cui Dio opera anche se il male è presente. Bisogna riconoscere la presenza di Dio con la nostra professione di fede, il nostro credo storico e le nostre primizie che hanno un significato eucaristico. Vivendo questi elementi, dimostriamo di essere figli di Dio.
Se sei figlio di Dio….
Nella narrazione evangelica, Luca ci racconta che Gesù, figlio di Dio, fu condotto dallo Spirito nel deserto e, dopo aver passato quaranta giorni di digiuno, il diavolo, sapendo che era fragile, cercò di sedurlo con tre tentazioni.
Tali tentazioni sono precedute dalla frase condizionale: "se sei figlio di Dio allora fai questo o quello". Gesù, figlio di Dio, risponde negativamente alle tentazioni con la logica di Dio e non con la logica umana. Gesù, infatti, risponde alle tre tentazioni facendo riferimento alla Parola di Dio, dicendo: "sta scritto". Ecco come ha superato le tre tentazioni.
La questione principale è quella che riguarda la filiazione divina di Gesù: il suo essere Figlio di Dio, come lo siamo anche noi. L'essere Figlio di Dio è al centro non solo del racconto delle tentazioni, ma dei tre episodi che anticipano il ministero pubblico di Gesù: la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, il battesimo di Gesù nel Giordano e le tentazioni di Gesù nel deserto. Nel Suo battesimo si è sentita una voce che diceva "Tu sei mio figlio", nelle tentazioni, invece è il diavolo che Gli dice: "se tu sei il Figlio di Dio...". Gesù è consapevole del suo essere "figlio di Dio" ed essendolo si nutre con la Parola di suo Padre: la Parola di Dio. Quindi, contro le proposizioni del diavolo, Gesù presenta il piano di Dio: "sta scritto".
Il cristiano deve essere consapevole della sua vera identità: Figlio di Dio e deve nutrirsi con la Sua Parola, deve sapere che è sempre guidato dallo Spirito, cioè deve muoversi nello Spirito, deve lasciarsi condurre dall'azione dello Spirito. In questo modo, solo così si è in grado di superare le tentazioni.
Il diavolo si concentra su tre tentazioni: quella di trasformare la pietra in pane per i bisogni personali; quella di ottenere tutti i regni di questo mondo in cambio di un momento di adorazione del diavolo e quella di mettere alla prova Dio attraverso segni e prodigi. Gesù rifiuta, dicendo che la volontà del padre non passa attraverso l'accumulo di beni e bisogni personali, c'è un solo Dio che è padre e che deve essere adorato, e infine che il potere di Dio non può essere usato per fini egoistici. Gesù respinge le proposte del diavolo non mettendosi in dialogo con lui, ma ricorrendo alla parola di Dio. “Gesù, affrontando in prima persona queste prove, vince per tre volte per aderire pienamente al progetto del Padre. E ci indica i rimedi: la vita interiore, la fede in Dio e la certezza del suo amore. La certezza che Dio ci ama, perché è Padre, è con questa certezza che vinceremo ogni tentazione”, come ha sottolineato il Santo Padre.
Il discepolo missionario è anzitutto consapevole della sua filiazione divina, cioè è figlio di Dio e deve lasciarsi guidare dallo Spirito Santo e dalla Parola di Dio. Come ha detto Papa Francesco, il discepolo missionario non dialoga con il diavolo “ma risponde alle sfide del diavolo soltanto con la Parola di Dio. Questo ci insegna che con il diavolo non si dialoga, non si deve dialogare, soltanto gli si risponde con la Parola di Dio”.
Tutti possono dunque abbeverarsi alla fonte del Signore, l’unica cosa necessaria è riconoscere Gesù come il Signore invocando con fede il suo nome e aderendo alla Sua parola. In questo periodo sembrano condensarsi tutte le richieste che ci vengono fatte come figli di Dio: la fede, l’ascolto della Parola, la conversione, la preghiera e la carità fraterna.