III domenica del Tempo Ordinario. Anno C. Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso

Pubblicato in Domenica Missionaria

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Ne 8,2-4a.5-6.8-10;
Sal 18;
1Cor 12,12-30;
Lc 1,1-4; 4,14-21.

Con la Lettera Apostolica “Aperuit illis”, “aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture”, Papa Francesco istituì la Domenica della Parola di Dio – celebrata ogni III Domenica del Tempo ordinario – al fine di “riscoprire il senso pasquale e salvifico della Parola di Dio”. Questa domenica sarà dunque dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. 

Le letture che ci vengono proposte mettono in rilievo l’importanza della Parola di Dio; nella prima lettura Esdra, funzionario del re di Persia, e gli ebrei, tornati dall’esilio già da molto tempo, leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso. Nel Vangelo, invece, è Gesù che entra di sabato nella sinagoga dove si trovavano riuniti gli ebrei per la preghiera, l’ascolto della parola di Dio e il commento. Anch’Egli legge un brano della Torah e dà senso a quanto letto: “oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

 Leggevano il libro e ne spiegavano il senso

La pagina del libro di Neemia è un racconto commovente sulla centralità della parola di Dio in mezzo al popolo d’Israele dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia. Esdra aveva fatto costruire “una tribuna di legno”, posta in alto, aveva convocato l’assemblea, portato la legge cioè la Torah sulla tribuna e letto tutto il libro, dall’alba “fino a mezzogiorno”. Tutti stavano ad ascoltare. È impressionante notare come il popolo fosse attento, nonché affascinato dalla Parola: esso si metteva in piedi mentre si intronizzava il libro e tutti tendevano l’orecchio al libro. La parola era letta, poi seguiva la spiegazione del suo senso. Nelle nostre assemblee domenicali non tutti sono capaci di “tendere l’orecchio alla parola”.  Spesso siamo distratti da mille ed una cosa, siamo presenti solo fisicamente e nessuno si lascia commuovere dalla parola ascoltata. Viceversa abbiamo sentito che durante la lettura il popolo era commosso, la parola lo faceva entrare in contatto con Dio e con la loro realtà personale ciò che non succede nelle nostre vite. Il popolo piangeva di gioia e di dolore. Quanti di noi piangono davanti all’ascolto? Il popolo piangeva di gioia per la gratitudine del dono della Parola e di dolore perché la Parola letta lo rendeva consapevole sia dei propri peccati, sia del bisogno di pentimento e conversione. La parola lasciava un segno nel cuore come dice Dio nel libro del profeta Isaia: “così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata”.

Il popolo era consapevole che la Parola letta era la Parola di Dio; era Dio stesso che, di propria iniziativa, parlava al suo popolo perciò “tutto il popolo pregava, mentre ascoltava le parole della legge”. Pregava perché quella Parola era un dono di Dio, perciò essi erano disponibili all’ascolto della Parola ed erano desiderosi di saperne il senso.

Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato

La prima parte del testo del Vangelo (1,1-4) è un prologo letterario in cui Luca presenta la sua opera come il frutto di ricerche personali accurate su ogni circostanza accaduta "in mezzo a noi"; un'opera destinata "all'illustre Teofilo" perché abbia una conoscenza sicura, solida di ciò che gli è stato insegnato su Gesù (nel Vangelo) ma anche sulla sua Chiesa (Atti degli Apostoli). Infatti, negli Atti scrive: “Teofilo, nel mio primo libro ho scritto di tutto ciò che Gesù ha cominciato a fare e a insegnare”.

Il nome Theophilus deriva dal greco theophilos "Theo = Dio", "philos = amico o amore fraterno". Questo nome può essere tradotto come "amato di Dio" o "amico/amante di Dio". Anche se è possibile che la persona con questo nome Teofilo sia esistita perché Luca scrivesse la sua opera, vorrei sottolineare il valore simbolico del nome: esso indica tutti i credenti considerati non solo amati da Dio ma anche amanti di Dio. L'informazione che Luca ci offre è perché siamo amati da Dio e vuole rafforzare la nostra esperienza dell'amore che Dio ha per noi. Essendo coscienti di questo amore di Dio, siamo chiamati ad amare Dio, ad essere amanti di Dio. Per lasciarci commuovere dalla Parola di Dio, affascinare da essa, dobbiamo essere “teofilo”. Leggere la Parola di Dio essendo consapevoli che siamo amati e amanti di Dio.

Siamo chiamati a riconoscere, allo stesso tempo, il privilegio dell'amore che Dio ha per l'umanità, ma anche a scoprire la missione che deriva da questo amore: amare Dio. Amare Dio prima di tutto per poi amarlo intensamente: "chi ama Dio si accontenta di piacergli, perché il premio più grande che possiamo desiderare è l'amore stesso. L'amore, infatti, viene da Dio, tanto che Dio stesso è amore" (San Leone Magno).

La seconda parte del Vangelo ci racconta il ritorno di Gesù a Nazareth quando, un sabato, si reca in sinagoga per leggere la Parola. Gli fu dato il libro e lesse il passo dal rotolo di Isaia (Is 61,1-2) in cui si racconta la vocazione e la missione del profeta. Mentre so gli astanti aspettano un commento di Gesù, egli si limita a dire loro che quello che avevano appena ascoltato, da quel giorno, si sarebbe compiuto: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ascoltato” (Lc 4,21). In Gesù, quella parola letta e Gesù diventano una sola cosa. Gesù è il messia atteso e tutte le Scritture ci parlano di Cristo e tutto è stato scritto in vista di Lui. Non si possono dunque ignorare le scritture poiché, come dice San Girolamo “Ignorare le Scritture è ignorare Cristo”.

Tutti noi che desideriamo essere Teofilo dobbiamo metterci all’ascolto della Parola di Dio affinché possiamo conoscere Cristo e vivere come Lui ci ha insegnato. 

Il discepolo missionario, ora chiamato anche Teofilo, è consapevole che la sua fede “si fonda sulla Parola viva, non su un libro, come ha affermato Papa Francesco. Egli sa che quando la Sacra Scrittura è letta nello stesso Spirito con cui è stata scritta, permane sempre nuova. Così, egli si nutre ogni giorno della Parola di Dio e si fa, come Gesù, contemporaneo delle persone che incontra; non è tentato di cadere in nostalgie sterili per il passato, né in utopie disincarnate verso il futuro” ma afferma Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato.

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