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Lettura del Vangelo di Giovanni (12,24)
In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
RIFLETTI
Testimonianza della Piccola Sorella Franca (Lampedusa)
Sono arrivata in quest’isoletta di Lampedusa dopo decenni vissuti nel Sahara Algerino, dove ho vissuto cercando di creare fraternità con il popolo musulmano, con la Chiesa che è presente lì come un granello di sabbia, Chiesa che ama definirsi “Chiesa dell’Incontro”. Continuo il mio cammino in questa isola italiana però geograficamente più vicina all’Africa del Nord che alla nostra penisola: dalle sue coste si può arrivare qui con i famosi “barconi” pieni di persone che cercano una vita migliore e che il mare disgraziatamente inghiotte molto spesso. Qui cerco di collaborare all’accoglienza di coloro che arrivano. Sono stata vicina ad un bimbo libico di 5 anni che con un certo orgoglio mi ha detto: “Mamma ha avuto tanta paura del mare, io non ho avuto paura”. Suo padre continua immerso nel dolore, lui che ha potuto salvare suo figlio ma non la sua giovane sposa che amava tanto. Insieme, avevano deciso di cercare un paese in pace per il futuro del loro bambino. Lui è una persona colta ed aveva un lavoro a Tripoli, ma la città era sconvolta dalla guerra.
In questo momento le cose sono diventate più difficili. Con le regole imposte dalla pandemia, come è possibile accogliere? Devo confessare che mi sconvolge questa situazione che non mi lascia avvicinare queste persone offrendo loro anche solo un timido “Benvenuto!” nella loro lingua e un bicchiere d’acqua. Penso a una cosa che ho letto poco tempo fa: “Dio dove sta in questo tempo di coronavirus?” La vera domanda è quella che Dio fa ad Adamo: “Uomo, dove sei?” In tempo di coronavirus viviamo tutti come in terra straniera, balbettando, perduti, a volte presi dal panico.
Anch’io mi ritrovo con questi sentimenti davanti a ciò che succede qui a Lampedusa. Mi viene in mente quello che ha scritto fratel Carlo in un momento in cui sentiva che la sua vita era completamente inutile, lui che si trovava solo in un angolo deserto del Sahara: “Quando si può soffrire ed amare, si può molto; si può il massimo possibile in questo mondo…”
Riflessione sulla vita di Fratel Carlo
Gli anni passano, Fratel Carlo aspettava invano dei discepoli. Invecchia e si sente come un albero senza frutto. È il momento della prima guerra mondiale. Fratel Carlo, solo a Tamanrasset, è molto esposto, ma nel momento del pericolo non può abbandonare i suoi amici. La sua morte testimonierà che la fraternità umana deve essere più profonda delle divisioni che lacerano i popoli. Fa sua la preghiera del Getsemani e la esprime in questo modo:
PREGA
"Padre mio, mi abbandono a te,
fa' di me ciò che ti piacerà.
Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature,
non desidero niente altro, mio Dio.
Depongo la mia anima nelle tue mani;
te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore,
perché ti amo, ed è per me un'esigenza d'amore il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani senza misura,
con una fiducia infinita, perché tu sei il Padre mio".