Es 16,2-4.12-15;
Sal 77;
Ef 4,17.20-24;
Gv 6,24-35.
Commento al testo
Dopo il segno della moltiplicazione del pane, che sazia la fame abbondante di coloro che seguivano Gesù, con un lungo discorso, pronunciato nella sinagoga di Cafarnaum, Gesù vuole aiutare a comprendere il senso profondo di questo segno, il miracolo più importante e anche quello più narrato nei vangeli, la moltiplicazione dei pani.
Il segno (Giovanni preferisce questa parola alla parola miracolo usata sopratutto negli altri vangeli) come ogni segno ha bisogno di una corretta interpretazione. Le persone che si fanno attorno a Gesù hanno un distinto approccio davanti ai suoi segni... alcuni, normalmente sono le autorità, preferiscono non vederli nemmeno o li travisano totalmente. Altri, normalmente la folla indistinta, si fanno abbagliare dall'esteriorità del segno, non sanno guardare nella direzione suggerita dal segnale, come dice il famoso proverbio cinese «Se tu indichi con un dito il cielo a uno stupido, lo stupido guarda il tuo dito». E poi ci sono i pochi che con fatica cercano di interpretare in valore profondo delle parole e dei segni operati da Gesù, vogliono conoscerne il significato... e questi normalmente fanno parte del piccolo gruppo dei seguaci di Gesù, i discepoli in primo luogo, ma poi con loro tutti i credenti, tutti i cristiani.
In questo capitolo sesto si ripropone lo stesso percorso che Giovanni fa fare alla donna Samaritana alla quale lui chiede acqua del pozzo di Giacobbe... e che porta, per mezzo di un progressivo processo pedagogico, a scoprire l'acqua che "zampilla per la vita eterna" (cf 4,14). Anche qui le persone che cercano Gesù sono invitate a fare il passo dal pane che sazia la fame di tutti i giorni a un pane di diversa indole, un "pane del cielo": "(voi) datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna" (Gv 6,27)
Questo cammino lo possono fare solamente le persone che sinceramente cercano Gesù. Il verbo "cercare" è specialmente importante nel vangelo di Giovanni, lo troviamo nelle prime parole che escono dalla bocca di Gesù nel quarto vangelo, quando scopre che quelli che sarebbero poi stati i suoi primi discepoli lo stavano seguendo da lontano... e li affronta con un "che cosa cercate?" (cf 1,38); una domanda che da origine a tutto un cammino di sequela che farà poco a poco maturare nei suoi discepoli la loro vocazione di apostoli e missionari.
Per poter completare con successo il cammino della sequela, capaci di intendere il significato della parole e anche dei "segni" per mezzo dei quali Gesù comunica tutto ciò che sta nel fondo del cuore misericordioso di Dio, è necessario solo una cosa e questa è la fede. Alla domanda dei suoi interlocutori che chiedevano «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» Gesù risponde in modo disarmante: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» (6,28-29). La fede in lui è precisamente la luce che permette capire i "segni" che Gesù fa. Non ci si può più accontentare dei segni dell'Antico Testamento come spesso fanno le autorità giudaiche che ricordano come "i nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto" (6,31); bisogna comprendere i segni del Nuovo Testamento, o forse l'unico segno, la sua stessa persona, la sua missione, il suo messaggio. "Non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! (6,32.35)
In chiave missionaria
1. Le persone seguono Gesù perché hanno mangiato abbondantemente. Non sempre sono chiare le motivazioni delle persone che in un modo o nell'altro si avvicinano alla chiesa e alla comunità cristiana... evangelizzare significa precisamente aiutare e favorire il cammino che porta dal pane del deserto verso il pane disceso dal cielo.
2. Quando la chiesa è in missione corre il pericolo di fare tante opere, queste non possono nascondere la unica e vera opera che il Vangelo chiede ad ogni uomo, "credere nella persona di Gesù".
3. Le persone che si avvicinano a Gesù hanno bisogno di mangiare... e dietro alla fame del corpo ci sono tante altre fami, più profonde ed esistenziali, che hanno bisogno di essere colmate con l'unico alimento che è in condizione di saziare ogni fame... il pane del cielo. nelle nostre celebrazioni eucaristiche non possiamo dimenticare "le fami" che continuano a tormentare l'umanità.
Preghiera
Signore, fa che ci accorgiamo che i nostri nutrimenti quotidiani, anche se (troppo) abbondanti, risultano insufficienti. Sono indegni della nostra fame. Concedici di renderci conto che il nostro è un «mangiare per morire».
Fa che riscopriamo il senso del «nutrimento per vivere». Ridacci il gusto del pane che è vita. Pane che è gratuità, dignità, libertà, valori dello spirito, Parola, coscienza.
Facci riconoscere che soltanto grazie al pane che ci dai tu, anzi che sei tu, la nostra vita si può chiamare vita.
Chissà che, smaltite sbornie e indigestioni, non veniamo finalmente a cercarti. E stavolta sarà per il motivo giusto.
Abbi compassione di noi, della nostra preoccupante non-fame. Aiutaci, perché non abbiamo più fame. Compi il miracolo del pane, anche se vedi che abbiamo troppe cose da mettere sotto i denti. E durato eccessivamente a lungo il nostro digiuno, nonostante l'apparenza delle regolari «abbuffate». Forse è venuto il momento di dirti, abbassando gli occhi: «Signore, dacci sempre questo pane» (A. Pronzato)