I discepoli missionari come STRUMENTI INUTILI della missione (3)

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Foto Missione Oggi

“Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. (Lc 17,10)

Rifletti

Inutile, nella sua etimologia greca vuole dire senza pretese, senza rivendicazioni. Vuole dire prendere coscienza di essere soltanto degli strumenti nelle mani di Dio. Tutto quello che ho mi è stato donato gratuitamente.
Questa caratteristica la vediamo ben rappresentata nella persona di San Giuseppe: nella sua ubbidienza a Dio ha realizzato un servizio disinteressato e costante senza pretendere niente a cambio.
Un antico padre, Ireneo, in un testo che preghiamo nella Liturgia delle Ore (sabato dopo le ceneri) dice:
In principio Dio plasmò Adamo non perché avesse bisogno dell'uomo, ma per avere qualcuno su cui effondere i suoi benefici(...) Egli ci comandò di seguirlo non perché avesse bisogno del nostro servizio, ma per dare a noi stessi la salvezza (...) Chi è nella luce non è certo lui ad illuminare la luce e a farla risplendere, ma è la luce che rischiara lui e lo rende luminoso. Egli non dà nulla alla luce, ma è da essa che riceve il beneficio dello splendore e tutti gli altri vantaggi.
Così è anche del servizio verso Dio: non apporta nulla a Dio, e d'altra parte Dio non ha bisogno del servizio degli uomini; ma a quelli che lo servono e lo seguono egli dà la vita, l'incorruttibilità e la gloria eterna. Accorda i suoi benefici a coloro che lo servono per il fatto che lo servono, e a coloro che lo seguono per il fatto che lo seguono, ma non ne trae alcuna utilità.
Dio ricerca il servizio degli uomini per avere la possibilità, lui che è buono e misericordioso, di riversare i suoi benefici su quelli che perseverano nel suo servizio. Mentre Dio non ha bisogno di nulla, l'uomo ha bisogno della comunione con Dio (Ireneo, Dal trattato «Contro le eresie» Lib. IV, 13,4-14,1).

Prega

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: "Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò loro: "Che cosa?". Gli risposero: "Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto". Disse loro: "Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. (Lc 13,27)

Rifletti e prega trattando di interiorizzare la delusione, il disincanto di questi uomini che si sentono pezzi inutili di un progetto inutile e finito male... e anche la sorpresa e l'ardore infuso da quel viandante che non avevano ancora riconosciuto.

Padre, Dio di misericordia,
donaci il tuo Spirito, perché smascheri
i nostri frequenti "troppo", con cui soffochiamo in noi
l'universalità della fede e dell'amore:
siamo troppo individualisti
per pensare e camminare insieme;
troppo chiusi
per tessere relazioni con gli altri;
troppo stanchi
per aiutare i fratelli;
troppo pieni di noi stessi
per condividere la gioia del tuo Amore,
i nostri beni e le nostre amicizie,
specialmente quella con Te.
Aiutaci, Padre, te lo chiediamo per Gesù Cristo,
che scende ogni giorno sui nostri altari
ed è presente in ogni uomo e nel suo creato.
Rolando Palazzeschi SI

*Lisandro Rivas è Missionario della Consolata e rettore del Collegio San Paolo Apostolo (Roma)

Ultima modifica il Lunedì, 19 Luglio 2021 17:33

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