XXIII Domenica – T. O. - Anno C

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Sap.9,13-18;
Sal.89;
Fm.9-10,12-17;
Lc.14,25-33; “chi non ama Gesù più delle persone care; chi non porta la propria croce; chi non rinuncia ai propri averi, non può essere suo discepolo”. 

 

Comunione:
Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio:
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

 

Prima lettura: la Sapienza. “Quale  uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le loro riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni”.

Non siamo fatti per rimanere sulla terra fermi, ma siamo nati per camminare verso l’eternità: e energia e sofferenza sono richieste per avanzare: il quieto vivere non è nel piano di Dio.

1. Fisicamente: per andare da un posto all’altro durante il tempo tra nascita e morte: vita sociale.

2. Intellettualmente: quanta fatica per imparare; il computer non imparerà mai per me; io imparo e nessuno può farlo per me, come io non posso delegare chi impari per me.

3. Spiritualmente: si tratta nel lasso di una breve vita mortale di raggiungere il Paradiso, superando non solo gli ostacoli del peccato, ma diventando nell’amore a Dio e nella carità verso il prossimo, un po’ per volta sempre più divini da poter godere Dio per tutta l’eternità.

Nel Vangelo di oggi leggiamo  le condizioni per diventare veri discepoli del Signore: le esigenze della sequela di Gesù, che suonano un po’ aspre al primo ascolto sono: 

1. amare Gesù più dei propri cari, padre e madre, fratelli e sorelle, e perfino la propria vita: solo Gesù deve rimanere l’oggetto del mio amore.
2. portare la croce, quella della nostra vita quotidiana che passa inesorabilmente: senza nasconderla e senza nasconderci perché passi inosservata.
3. rinunciare ai beni temporali che non potremo portare con noi, e che sempre ci legano al mondo.

Gesù fece questo discorso mentre era in cammino verso Gerusalemme, con molta gente, a cui chiese: “Sapete perché andiamo a Gerusalemme”?

In effetti quella folla lo seguiva forse per motivi umani cercavano una pace e giustizia sociali, erano molto interessati alle cose buone della vita; gli andavano dietro sperando di ricavare dei vantaggi da lui. C’erano gli affamati che volevano essere saziati; i malati che volevano essere guariti; i poveri che volevano diventare ricchi; gli zeloti che volevano ribellarsi alla dominazione romana, ecc. Altri volevano ottenere una posizione migliore nella società; lo seguivano per ottenere cose buone della vita temporale; stare bene senza problemi per sé e per gli altri.

Perciò per 3 volte Gesù scandisce la frase:”Non può essere mio discepolo”.. chi non lo ama più delle persone care; chi non porta la propria croce; chi non rinuncia ai propri averi.

Viviamo in un periodo ove vige la ricerca dei successi, della bella vita, del consumismo sfacciato, della pubblicità pornografica più spudorata, del terrorismo, della comodità nella sfrenata ricchezza, di inebriarsi di stupefacenti e droga: ecc.

Così non si può essere veri discepoli di Cristo.”Siete stati comprati a caro prezzo”, grida il grande apostolo Paolo(1Cor. 6,20). Essere cristiani vuol dire fare una scelta coerente, o con Cristo o contro Cristo. Sapere quello che bisogna fare e non farlo, è la più grande viltà d’incoerenza!

Tre esempi e avvenimenti:

1. Santa Madre Teresa. Lei ha dato tutto a Gesù per tutta la sua vita, giorno dopo giorno e con grande gioia.

2. Il martirio di Sr. Leonella Sgorbati Missionaria della Consolata, trucidata a Mogadiscio nel 2006 il 17 settembre. Sapeva del pericolo in cui si trovava, ma per amore di Gesù a cui aveva e dava tutto… diede perfino la propria vita. La commissione per la causa dei Santi ha approvato all’unanimità che Sr. Leonella fu una martire.

3. Cancelliere Tommaso Moro, si trovò davanti ad una scelta importante per la sua fede cristiana e cattolica: amare e servire il re Enrico VIII e i suoi capricci, con lauto compenso, o amare e seguire la sua fedeltà a Cristo. Scelse la sua fede con coraggio e la sequela di Cristo. Fu condannato a morte e sembrò uno sconfitto. In realtà è stato un martire e testimone della fede, e oggi lo veneriamo come grande Santo Martire, mentre il re Enrico VIII lo ricordiamo come re crudele e scismatico.

La Vergine Maria ci aiuti ad essere, nella vita, coerenti e veri testimoni di Cristo, nella vera umiltà e totale povertà.

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