XIX Domenica - T. O. Anno C

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Sap.18,3,6-9;
Sal.32;
Eb.11,1-2,8-19;
Lc.12,32-48 - “Siate pronti, in attesa” - La domenica dell’attesa.

Comunione:
Gerusalemme, loda il Signore,
egli ti sazia con fiore di frumento.

La prima lettura parla (Sapienza): “Il tuo popolo era in attesa della salvezza dei giusti”, i quali si imposero sacrifici concordi nell’osservanza della legge divina.

Seconda lettura (Ebrei): “La fede è il fondamento delle cose che si sperano”, ma che non si vedono ancora.  Due esempi: Abramo e Sara che erano in attesa della patria celeste, non del ritorno alla patria che avevano lasciato. Quindi in attesa della patria celeste che non vedevano ancora, ma in cui credevano.

Il Vangelo: “Siate pronti, con le vesti succinte e le lampade accese”. Pronti ad aprire al Signore quando a Lui piacerà di venire e busserà alla nostra porta.

"già e non ancora".

S. Agostino dice che il cuore dell’uomo è fatto per l’Infinito e solo nell’Infinito Dio troverà il suo riposo. Se abbiamo capito questo, allora dobbiamo cercare l'infinito, e dobbiamo essere pronti a cercarlo all’infinito, per sempre, in tutti i luoghi, con tutti i mezzi.

Una collana di libri porta per titolo “Già e non ancora”. L’attesa è appunto la consapevolezza del "già e non ancora".

Già conosco Dio, eppure non lo possiedo ancora.
Già ho vissuto un’esperienza bella di amare, forse in famiglia, eppure so che nessun amore umano potrà colmare il mio cuore.
Già ho scoperto, alla luce del Vangelo, quanta grazia e luce interiore brillano il mio cuore nella preghiera umile e piena di fede, eppure ancora vivo momenti di sconforto e di buio.
Già ho capito chi sono, ma non ancora so chi sarò.

La fede è questo misterioso già e non ancora, questo silenzio assordante del cuore, questa notte luminosa che solo nell’altra vita sarà piena, questa vita di inciampi e difficoltà che solo nell’aldilà sarà piena.

Quanta fede ci chiedi, Signore!

Alla luce della seconda lettura: Abramo, vediamo che l'uomo su questa terra è un cercatore, mai pago di ciò che ha trovato; che l'uomo è un mendicante mai pago di ciò che riceve; che l'uomo è in cammino verso una meta che sembra spostarsi sempre più in là; che la sua vita terrena è una conquista faticosa di liberazione interiore, ma solo nell’altra vita ci sarà la libertà totale. Questa è la fede che Dio ci chiede: eroica.

Solo l’uomo sa attendere nella fede

L'uomo quando scandaglia il suo cuore, trova che è capace di attendere, di vegliare, di essere in attesa e quindi di credere. Nel silenzio della notte, nelle vicende oscure della vita, nei momenti difficili, nel turbine della passione, nell’aridità della solitudine … l’uomo sente che attende ciò che non c’è ancora, ma verrà; la sua fede crescere e il suo cuore si apre a ciò che è eterno.

Conclusione

“Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Sarà Dio stesso la nostra felicità piena e infinita per sempre.

In questo mese ricordiamo la festa dell'Assunta, festa della glorificazione del corpo, strappato dalla corruzione della tomba; Maria SS ha una fede così grande che S. Elisabetta la sente, la vede, la vive ed esclama: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. 

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