Letture:
At 5,12-16;
Sal 117;
Ap.1,9-11.12-13.17-19;
Gv.20,19-31; “Otto giorni dopo venne Gesù e stette in mezzo a loro: Pace a voi”.
Comunione:
«Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi,
e non essere incredulo, ma credente». Alleluia.
La prima apparizione del Risorto è avvenuta il giorno stesso della risurrezione: "La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse: 'Pace a voi!' Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: 'Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi'. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”.
Sta qui, in queste parole, il senso della Chiesa: mandata nel mondo quale strumento di Dio, desideroso di risanare spiritualmente chi si rivolge a lui.
L'evangelista Giovanni, qualche riga dopo, dichiara di avere scritto il vangelo "perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".?
S. Agostino paragona la santità ad un edificio che, per essere innalzato, richiede buone fondamenta: allora si copre e si perfeziona l'edificio dal basso all'alto. Così della nostra santità: essa si fonda sulla fede, si erige colla speranza e si perfeziona colla carità.
La fede è dunque la condizione per ottenere il perdono dei peccati e così conseguire la vita: già in questo mondo, una vita consona con la dignità dell'uomo, e nell'altro, la vita senza fine.
L'uomo non può vantare alcun diritto ad ottenere il perdono e la vita se non la misericordia di Dio. Per rimarcarlo, il santo papa Giovanni Paolo II ha voluto che la domenica seguente la Pasqua sia la domenica "della divina misericordia", - secondo il suggerimento di Gesù stesso a S. Faustina - per riflettere su questo incommensurabile dono di Dio, e offrire il proprio umile ringraziamento.
Credere nei tre capisaldi:
a) che Gesù ci ha redenti con la sua morte corporale e la sua risurrezione,
b) che Gesù ha dato il potere agli apostoli di rimettere i peccati,
c) che, quelli che non vedranno e crederanno saranno beati quanto gli apostoli che hanno visto.
Per credere non c’è bisogno di vedere o di toccare, o di sperimentare.
La fede ci porta nella vita divina che Gesù vive da risorto e che ci ha dato nel battesimo: questa vita divina non richiede i sensi, neppure l’intelligenza, ma solo l’atto di volontà che si concretizza in:
- preghiera a Dio di aumentare la nostra fede e quella dei nostri fratelli e sorelle;
- negli atti di carità fraterna di aiuto del prossimo a vivere secondo fede
- nel mio comportamento secondo i Comandamenti di Dio, specie il primo (amerai il Signore tuo Dio con tutta la tua anima, le tue forze) e il secondo (amerai il prossimo come te stesso).
Alla precedente manifestazione del Risorto non era presente l'apostolo Tommaso, il quale non aveva voluto credere alla testimonianza degli altri. Con infinita benevolenza, otto giorni dopo Gesù tornò proprio per lui, lo invitò a guardare e toccare, e concluse con parole che riguardano tutti i suoi seguaci dei secoli a venire: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!"
Tommaso ravveduto, fa uno stupendo atto di fede. Egli vide l'Umanità di Cristo Risorto, e credette nella sua Divinità, esclamando: «Mio Signore e mio Dio!». Anche noi possiamo fare così ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, anzi facciamo di più.
Tommaso vide l'Umanità di Cristo e credette nella sua Divinità; noi non vediamo né la Divinità, né l'Umanità di Gesù, eppure crediamo che nella Comunione riceviamo nella nostra anima e adoriamo presente nel Tabernacolo, Gesù vivo e vero, Corpo, Sangue, Anima e Divinità, quello stesso Gesù che si offre a Dio Padre sacramentalmente nella Messa come fece sulla Croce.
Chiediamo alla Vergine Santa che custodisca in noi il dono della fede e lo accresca sempre di più tanto da farci superare tutte le difficoltà della vita temporale.