“E tu Tuthu non sei il più piccolo insignificante villaggio del Kikuyu perché da te è iniziato l’Annuncio di Salvezza a tante genti...”
Sono milioni i cristiani che in Kenya, devono a questo villaggio l’origine delle loro Fede: dalle zone poco a Nord di Nairobi fino ai confini dell’Etiopia e della Somalia.
Anche un fiume maestoso parte da una sorgente piccola e modesta, ma tanto importante: è l’inizio, è la nascita.
Il nostro Vescovo James M. Wainaina lo ripete continuamente ai suoi cristiani: “Pellegrinate pure dove volete ma per noi le nostre radici sono a Tuthu”. Con questo spirito concesse alla nostra chiesa il privilegio della Porta Santa durante l’Anno Santo della Misericordia.
Migliaia furono i pellegrini venuti da diverse parti della Diocesi di Murang’a, ma anche da Nairobi, Nyeri, Meru e perfino dal remoto Nord del Kenya. Sarebbe lungo narrare delle preghiere, devozioni, confessioni, anche digiuni... (peccato che non ho propagandato questi begli avvenimenti, ma almeno qui lo dico).
Questo spirito dovrebbe animare in particolar modo i Missionari/e della Consolata, le Suore del Cottolengo e le Suore di Maria Immacolata, fondate da Mons. Perlo e divenute una “potenza apostolica” in Kenya e altrove: non dimentichiamo le nostre radici!
È vero che ormai si parla, e giustamente, di una Missione che cambia, di realtà e metodi diversi, ma se gli Apostoli “senza bisaccia” così diversi da noi, sono pur sempre modello e ispirazione, anche i nostri missionari “pionieri” lo sono: con il loro zelo, le fatiche, l’adattamento, la preghiera, il lavoro di insieme, la povertà etc.
I cristiani che vengono in visita e in preghiera trovano il luogo ideale: bellezza della natura, tanta pace e silenzio, la bella chiesa, la Cappella della Memoria, il Chiostro del Rosario, la Grotta di Lourdes, la Cappella dell’Adorazione. Poi intorno, posti suggestivi nella foresta. Il luogo dove i missionari impiantarono una storica segheria, o il posto del martirio del Catechista Aloisio Kamau dove abbiamo eretto una croce a ricordo, meta di pellegrini e preghiere.
Qui Storia e Geografia si uniscono a fare di Tuthu un posto veramente suggestivo, testimone della grandezza del Fondatore e dei primi missionari.
Quando arrivano visitatori e chiedono la storia, è un piacere fare il racconto quasi romanzesco di come attraversata la foresta a 3.400 m di quota si attendarono qui e cominciarono subito le loro attività: imparare la lingua, curare i malati, insegnare mestieri, iniziare una scuola e Annunciare Gesù... il tutto in un contesto sconosciuto e primitivo. Ne seguono ammirazione, gratitudine e preghiere per i missionari passati e presenti.
Non deve succedere che perdiamo questa storia e questa testimonianza... nelle dovute proporzioni, sarebbe come se Assisi rimanesse senza Francescani!
Torino e Tuthu dovrebbero gemellarsi: la radice dell’Istituto e la radice delle nostre missioni.
Porta della chiesa di Tuthu
Fu voluta da P. Tommaso Biasizzo che costruì l’attuale chiesa.
Si rivolse a fratel Filippo Abbati, autore di altari, porte, tabernacoli intagliati in legno, sparsi in diverse nostre missioni “storiche”.
Fratel Filippo chiese a me di disegnargli i “cartoni” con i soggetti suggeriti da P. Biasizzo.
Nel pannello in alto a sinistra sono rappresentati i simboli dei sacrifici kikuyu generalmente offerti sotto un Mugumo (un maestoso ficus) considerato albero sacro.
Sul pannello di destra, i simboli della nuova Fede: La Croce e La Madonna Consolata.
Nei pannelli di mezzo è rappresentato l’incontro dei missionari, scesi dalle montagne dell’Aberdare, con il Capo Karuri wa Gakure.
Nello zoccolo si vedono il logo dell’IMC: di quel tempo e un simbolo del Kenya.
* P. Luigino Brambilla, parroco della Parrocchia - Santuario della Consolata a Tuthu, Diocesi di Murang’a.