II Domenica - T. O. - Anno C

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Is.62,1-5;
Sal.95;
1Cor.12,4-11;
Gv.2,1-11: Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Comunione:
Dinanzi a me hai preparato una mensa,
e il mio calice trabocca.

Tempo Ordinario – Nota liturgica:

Il Tempo ordinario è quel periodo dell'anno liturgico della Chiesa cattolica che copre la parte dell'anno nella quale non ci sono tempi forti: nella forma ordinaria del rito romano va dal lunedì dopo la domenica del Battesimo del Signore all'inizio del tempo di Quaresima (che inizia con il Mercoledì delle Ceneri), e riprende dopo la solennità di Pentecoste per arrivare alle soglie del tempo di Avvento.

La durata complessiva è di trentatré settimane, divise tra i due periodi.

Il colore liturgico che si usa nelle celebrazioni è il verde: è il colore della vita e della quotidianità feriale.

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Le nozze o il matrimonio sono la porta che immette nella famiglia.

Distruggere la famiglia e voler costruire la società è come voler costruire un muro distruggendo i mattoni.

Articolo 1055 del CIC

1. Il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

2. Pertanto tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale, che non sia per ciò stesso sacramento. E come sacramento è indissolubile.

La Costituzione italiana dedica al tema della famiglia: l’art. 29, comma 1, che sancisce: «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».

Una festa di nozze con la presenza della madre di Gesù e al quale era stato invitato anche Gesù con i suoi discepoli. La protagonista è la madre di Gesù, anche se poi è Gesù che compie il miracolo.

Nell’A. T., specie nei Profeti, si parla spesso di nozze tra Dio e il suo popolo eletto.

Quanta povertà c'era in queste nozze?  "Manca il vino" sta a dire che a quelle nozze qualcosa manca. Anche la denuncia di questa mancanza è forte, al punto che la Madonna se ne accorge, riconoscimento di miseria e urgenza di aiuto. In quella festa c'è necessità di soccorso e di salvezza.

Il breve dialogo tra Maria e Gesù dice che l’intercessione della Madre, anticipa l'ora della Croce e Cana diventa segno delle nozze celebrate e consumate nella Pasqua di morte e resurrezione. Infatti, la Madre si rivolge ai servi facendone dei discepoli, e chiede loro di fare tutto quello che il Figlio dirà. Il dono di Gesù non è solo l'acqua divenuta vino, ma un vino buonissimo. Questo è l'inizio dei segni, l'ultimo sarà la sua Pasqua di morte e risurrezione. Anche la Madre, Maria, è qui all'inizio e alla fine sarà ai piedi della croce.

Per i battezzati cattolici possiamo dire:

Famiglia = cellula della società, di tutta la vita sociale.

Famiglia = fondata sul contratto matrimoniale di un uomo con una donna, come sacramento.

Famiglia = unità di amore tra genitori e figli, nella procreazione e nell’educazione.

Famiglia = Chiesa domestica nella preghiera e fiducia in Dio. (Beato Paolo VI).

Avviene per ogni matrimonio cristiano quello che avvenne alle nozze di Cana. Tutto è entusiasmo e gioia: il vino è simbolo appunto di questa gioia e dell’amore reciproco. Poi questo amore e questa gioia – come il vino di Cana – col passare dei giorni o degli anni, si consuma e viene meno e allora cala sulla famiglia come una nube di tristezza e di noia, e si rimane con i recipienti vuoti di vino.

A questo punto qual è il rimedio? Invitare Gesù e sua Madre alle proprie nozze, perché dalla “routine”, Egli fa nascere un nuovo vino migliore del primo, cioè un nuovo tipo di amore coniugale, più profondo e più duraturo: fa passare dall’amore (“èros”) fatto di possesso, di godimento dell’amato, all’amore carità (“agàpe”), fatto di donazione di sé, di accettazione dell’altro, che sa gioire dell’altro senza volerlo strumentalizzare.

Il matrimonio non è solo una faccenda privata tra uomo e donna, in cui il rito o il prete devono entrare solo per spruzzarci l’acqua benedetta, o per dare lustro esteriore con organo, fiori, tappeti e foto, ma è una vocazione e una chiamata.  Invitare Gesù al proprio matrimonio è far sì che gli sposi possano rendere presente Cristo tra loro e agli occhi dei figli, attraverso il mutuo amore, come dono ricevuto da Dio e come donazione di sé all’altro: “c’è più gioia nel dare (e nel darsi) che nel ricevere” (At.20,35). Gesù ha detto di prendere il suo “giogo” sopra di noi perché esso è dolce e leggero (Mt.11,29ss.). Il nome coniugi (dà con-iungo) significa due persone poste sotto lo stesso giogo; se questo giogo è quello della carne, del piacere, dell’interesse, esso è pesantissimo e insopportabile; se invece è il giogo di Cristo, della sua Parola e del suo amore, allora diventa non solo leggero, ma addirittura dolce.

 

Di qui nasce la missione dei genitori verso i figli: battesimo, Sacramenti, preghiera in famiglia, istruzione specialmente con il buon esempio.

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