Letture:
Num.6,22-27;
Sal. 66;
Gal.4,4-7;
Lc.2,16-21; “I pastori se ne ritornarono glorificando Dio”
Ingresso:
Salve, Madre Santa: tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.
La prima Lettura ci ha riproposto l’antica preghiera di benedizione che Dio aveva suggerito a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). È quanto mai significativo riascoltare queste parole di benedizione all’inizio di un nuovo anno: accompagneranno il nostro cammino per il tempo che si apre davanti a noi. Sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro semplicemente perché è futuro. Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’augurio più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto.
L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio, e si è realizzato in lei prima che in ogni creatura. Questo è il titolo principale ed essenziale della Madonna. Si realizza anche in noi tanto quanto ci avviciniamo all’umiltà e alla purezza di Maria.
Ricordiamo quel grande momento della storia della Chiesa antica che è stato il Concilio di Efeso, nel quale fu autorevolmente definita la divina maternità della Vergine. La verità sulla divina maternità di Maria trovò eco a Roma dove, poco dopo, fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano di Roma e dell’intero Occidente, nel quale si venera l’immagine della Madre di Dio - la Theotokos - con il titolo di Salus populi romani = la Consolata.
Si racconta che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: «Madre di Dio!». I fedeli, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo della Madonna, dimostravano di riconoscerne la divina maternità. È l’atteggiamento spontaneo e sincero dei figli, che conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza. Ma è di più: è il sensus fidei del santo popolo di Dio, che nella sua unità, mai sbaglia.
Maria è da sempre presente nel cuore, nella devozione e soprattutto nel cammino di fede del popolo cristiano. «La Chiesa cammina nel tempo … e in questo cammino procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria» (S, Giovanni Paolo II, Enc.Redemptoris Mater, 2).
Il nostro itinerario di fede è uguale a quello di Maria, per questo la sentiamo particolarmente vicina a noi! Per quanto riguarda la fede, che è il cardine della vita cristiana, la Madre di Dio ha condiviso la nostra condizione, ha dovuto camminare sulle stesse strade frequentate da noi, a volte difficili e oscure, ha dovuto avanzare nel «pellegrinaggio della fede» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium 58).
Il nostro cammino di fede è legato in modo indissolubile a Maria da quando Gesù, morente sulla croce, ce l’ha donata come Madre dicendo: «Ecco tua madre!» (Gv 19,27). Queste parole hanno il valore di un testamento e danno al mondo una Madre. Da quel momento la Madre di Dio è diventata anche Madre nostra! E diventa Madre nostra nel momento in cui perde il Figlio divino.
La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio.
A Lei affidiamo nel nuovo anno il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio; e la invochiamo come “Madre di Dio” e Regina della Pace.