Letture:
Ger.31,7-9;
Sal.125;
Eb.5,1-6;
Mc.10,46-52; “Signore che io riabbia la vista”.
Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me avrà la luce della vita.
- Bartimeo aveva la luce, poi l’ha persa – allora chiede al Signore di dargli di nuovo la luce.
- Bartimeo compie tre azioni:
a) La cecità indica che egli è ed agisce nelle tenebre.
b) La mendicità indica che egli chiede ciò di cui ha bisogno e vive di ciò che riceve.
c) Lo stare seduto ai bordi della strada sottolinea la sua impotenza a percorrere un cammino; è come immobile e fuori strada.
- Il suo grido “disturba i benpensanti”; per loro il cieco è un “guastafeste”. Questi “benpensanti” ci sono un po’ dappertutto, dentro e fuori di noi, che ci accompagnano e ci rimproverano di non adeguarci alle situazioni...! Ma la reazione dell’uomo di fede è: “gridare ancora più forte” senza tante spiegazioni, quando si è rampognati di tacere, la nostra fede e la verità.
- Nel brano evangelico ritorna due volte il termine “strada”: all’inizio: “Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare”. Questo cieco non può muoversi, il peccato lo paralizza. E alla fine: “Prese a seguire Gesù per la strada”. Ora l’incontro con Gesù gli ridà autonomia, lo rende capace di camminare da solo. Sia questa strada, quella di Gesù, la nostra strada sempre.
- Anche noi abbiamo ricevuto la luce di Dio nel battesimo, poi forse l’abbiamo persa o l’abbiamo diminuita tanto da brancolare nelle tenebre. Infatti, con il Battesimo: “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio diletto” - “In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce. (Cl. 1:13 – Ef. 5:8)
- Nel campo spirituale, si possono distinguere due regni: quello delle tenebre, che esercita la sua influenza sull'umanità intera (Efesini 2) e che sarà distrutto - e quello della luce, che è il regno eterno di Dio che durerà per sempre.
Nel regno delle tenebre, che cerca di svincolare l'uomo dalla sua dipendenza da Dio illudendolo di una falsa libertà di fare quel che piace. Ma questo porta al fallimento, e mentre siamo in questo mondo fa nascere egoismi e gelosie, che producono amarezza e disperazione. Nell’altro mondo una pena eterna con il tormento della lontananza da Dio.
Dal lato opposto vi è il regno della luce, il regno di Dio. La sua legge fondamentale sono i Dieci Comandamenti. Gesù Cristo è il Re, come Capo del Corpo Mistico, e ognuno vive ricercando la sua volontà ed ubbidendogli volontariamente. Questa legge lega l’uomo alla santa volontà di Dio.
Questo porta all’amore e alla gioia mentre siamo in questo mondo, e poi nell’altra vita alla salvezza eterna con l’entrata nella casa di Dio Padre. Qui i giusti brilleranno come le stelle contemplando il volto paterno di Dio.
Siamo liberi di scegliere a quale regno appartenere.
La Bibbia parla sempre della luce e tenebra, bene e male, luminosità eterna e dannazione eterna.
La prima pagina della Bibbia, in Genesi, dice:” Dio creò la luce e la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte”.
In S. Giovanni leggiamo: “La luce venne nel mondo, ma le tenebre non l’accettarono”. Gesù dice, stando in fronte al candelabro dalle sette braccia nel tempio di Gerusalemme: “Io sono la luce del mondo”. In 1Gv.1,5-7. "Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre… se camminiamo nella luce, com’egli è nella luce, abbiamo comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato". I profeti tutti parlano della luce: “Un popolo nelle tenebre vedrà una grande luce” (Isaia).
- Due cose dobbiamo fare per camminare nella luce:
1 - essere sinceri con noi stessi = umiltà: siamo un nulla, Dio è il tutto; la luce viene solo da Dio.
2 – chiedere a Gesù: “Ridonami la luce degli occhi perché io ti veda e ti segua”.
La Vergine Immacolata è la stella del mattino: la luce di Dio senza tenebra alcuna. Conceda luce alle famiglie di vedere la bontà e bellezza della “Chiesa domestica”.