Letture:
Sap.7,7-11;
Sal.89;
Eb.4,12-13;
Mc.10,17-30; – Il giovane ricco
Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo ci conceda lo spirito di sapienza
Perché possiamo conoscere quale è la speranza della nostra chiamata.
L'appello rivolto da Gesù al giovane ricco è per tutti noi battezzati: Gesù ci invita a mettere Dio al primo posto, legarci incondizionatamente a Gesù. È la vocazione battesimale a essere discepoli di Cristo: i modi di "seguire" Gesù saranno diversi: nelle varie forme di speciale consacrazione, nel matrimonio, nella vita religiosa, nel sacerdozio, o in altri stati di vita. Ma l'appartenenza a Cristo dovrà essere vissuta in modo radicale giorno dopo giorno.
“Vita eterna”. Con tale termine, generalmente, indichiamo la vita nell’aldilà, ma nei Vangeli questa espressione assume un altro significato: essa indica prima di tutto una vita piena e autentica già sulla terra. La vita che comincia qua e durerà per l’eternità.
Gesù dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Gv 6,54) – non dobbiamo attendere la morte corporale per avere la vita eterna, ma la abbiamo già da adesso: questa è la vita di comunione con Dio, la vita nell’amore di Dio e la vita vince la morte e supera tutti gli ostacoli perché ha in sé una forza divina.
Non è la “vita futura” che ci deve interessare, ma la “vita eterna”. Gesù ci insegna a vivere fin da ora una vita terrena spirituale che dura sempre. Gesù non ci sospinge verso un futuro sconosciuto; ci indirizza a iniziare nella nostra vita quotidiana gesti di amore che continueremo nella vita eterna.
Siamo sulla terra per guadagnarci un pezzo di cielo; viviamo nel tempo con tanti fratelli e sorelle per imparare quello che faremo in eterno nel paradiso (Franco Galeone).
Gesù desidera che tu provi a rivivere nel silenzio questo dialogo con Lui, lasciando che la "lama tagliente" della sua parola (Eb 4,12-13: II lettura) ti frughi dentro e provochi una scelta sincera nei suoi confronti. Che cosa finora ti ha impedito a seguire Gesù completamente? Di che cosa sei ancora prigioniero? Eppure in questa sequela di Gesù sta la vera "sapienza" (Sap 7,7-11: I lettura), dono che Dio fa alla preghiera. "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore".
La ricchezza appare come il grande ostacolo alla sequela di Gesù. La società in cui viviamo dice: occorre lavorare per produrre per guadagnare e comperare cose, spesso inutili, per tenere in piedi un'economia gonfiata.
E questo messaggio passa, diseduca, nasconde un’intrinseca fragilità e ingiustizia, come dice il Papa. Gesù frequenta persone ricche e persone povere, è libero.
Gesù ama il giovane ricco, lo guarda con tenerezza, vede in lui una grande forza e la possibilità di crescere nella fede. Gli chiede di liberarsi di tutto, di fare il miglior investimento della sua vita.
E ammonisce noi, suoi discepoli: la ricchezza è pericolosa perché promette ciò che non può in alcun modo mantenere.
Dunque, dice Gesù, la ricchezza può ingannare, può far fallire miseramente una vita, ma la povertà non è auspicabile, la miseria non avvicina a Dio ma precipita nella disperazione.
Perciò il Signore ci chiede di avere un cuore libero e solidale, che sa lasciarsi riempire della vita eterna, di Gesù, unico Salvatore e Redentore.
Il brano evangelico è tra quelli che hanno maggiormente cambiato la vita di coloro che lo hanno ascoltato.
Quando Antonio Abate, giovane egiziano di buona famiglia, ascoltò queste parole, lasciò tutto, si ritirò nel deserto e divenne padre, abate di molti monaci.
Così pure Francesco d’Assisi: ascoltò e lasciò tutto. E divenne testimone del Vangelo, sino ad esserne segnato nel corpo con le stigmate.
L'uomo ricco di questo Vangelo, al contrario, quando le udì abbassò il volto, divenne cupo e si allontanò con la tristezza nel cuore. L'evangelista chiude amaramente dandone la ragione: "perché aveva molte ricchezze".
Anche Gesù in verità si rattristò, e molto; perdeva un amico, perdeva un discepolo; e lo perdevano anche tutti coloro ai quali quell'uomo avrebbe potuto annunciare la gioia del Vangelo. E Gesù è triste tutte le volte che noi battezzati ci lasciamo dominare dalle ricchezze, dai beni terreni e tristemente diciamo “no” alla sua proposta di staccare il nostro cuore da tutto in una libera e totale povertà, rinunciando così alla sua sequela.