Letture:
Dt.4,1-2.6-8
Sal. 14;
Gc.1,17-18,21-22.27;
Mc 7,1-8.14-15.21-23. «Questo popolo mi onora con le labbra».
Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia
Mostraci, Signore, la tua via,
guidaci sul tuo cammino.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Gesù viene tentato dagli scribi e farisei. La sua risposta non si fa attendere. E spiega la modalità innovativa di vivere la purezza. Prima cita Isaia: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini» (Is 29,13). L’adesione formale ai precetti delle varie leggi non è fede, ma superba millanteria. Infatti Gesù prosegue mettendo in evidenza la loro ipocrisia, fino a lanciare l'accusa pesante: «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Proviamo a trarre da questo episodio almeno tre considerazioni.
1) I comandi di Dio non si osservano per ostentazione, ma con umiltà di cuore: per farsi vedere dagli altri e neppure per acquietare la nostra coscienza con l’affermazione: “Ho osservato la legge”. Una osservanza senza umiltà e purezza di cuore non serve. Il Vangelo di oggi ci fa capire che non basta una osservanza solo esteriore della Legge divina e dei Precetti della Chiesa, ma ci vuole soprattutto una adesione interiore. Le parole di Gesù sono molto chiare: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (Mc 7,6). Queste parole sono una decisa condanna dell'ipocrisia.
L'ipocrisia era il peccato dei farisei. Essi ostentavano la perfezione davanti agli altri, ma tale perfezione era solo apparente. Gesù paragonò i farisei a dei sepolcri imbiancati, belli all'esterno, ma all'interno contengono solo putridume.
2) Gesù propone un nuovo modello di religiosità rispetto a quella antica: quella era fondata su una forma di sacro che separava: da una parte i buoni, coloro che osservavano letteralmente la legge; dall'altra i "cattivi" che non osservavano la legge e che quindi erano nel "peccato"; Gesù Maestro, invece, inaugura un modello nuovo; si tratta di una religiosità che unisce perché apre a feconde relazioni tra gli uomini.
Anche noi possiamo passare da una religiosità rituale, fatte di osservanze tradizionali, di abitudini, e in genere un po' triste, a una religiosità gioiosa, all'incontro con il Signore e con i fratelli, gli uomini e le donne che condividono il nostro stesso percorso di fatica.
3) Gesù propone un nuovo modello di etica. Ciò che è impuro non viene dentro di noi dall'esterno, ma viene fuori dall'interno. Gesù, cioè, colloca ciò che è puro ed impuro al livello del comportamento etico. Molte persone "benpensanti", non accettano di "contaminarsi" con persone cosiddette "irregolari" che vengono emarginate non essendo ritenute "degne".
Sì, la paura della contaminazione è ancora molto forte nella Chiesa. Gesù ci insegna, tuttavia, che solo un cuore ospitale e libero può valutare ciò che è buono e degno, e ci chiede di accogliere tutti, senza paura di contaminarci. Ci insegna, in definitiva, a passare da una religione della forma a una religione della persona.
La Parola di Gesù è parola di salvezza. La Legge di Dio è per la salvezza del popolo. Nessun'altra nazione - dice Mosé - per quanto forte e potente, ha un Dio così vicino a noi.
Scrive Giacomo nella sua lettera (seconda lettura): "Tutto ciò che abbiamo di buono e di perfetto viene dall'alto: è un dono di Dio, e Dio non produce tenebre" (1,17). E aggiunge che "questa è la religione che Dio considera pura e genuina: prendersi cura degli orfani e delle vedove che sono nella sofferenza" (1,27). Gli orfani e le vedove sono una categoria linguistica secondo la società del tempo che oggi vuole dire di tutti quelli che sono in necessità.
Nella prima lettura leggiamo: “Ascolta, Israele, le leggi e le norme, le mettiate in pratica, viviate e entriate in possesso del paese che il Signore sta per darvi”. Ma queste leggi devono scendere nel cuore e obbligare la persona, non solo i gesti esterni visibili dell’individuo.
Allora si comprende che la prima cura va posta nel vigilare sulla "pulizia" del cuore. Il cuore è "puro" se è puntato interamente su Dio, se è attento alla sua volontà, "amare Dio con tutto il cuore" e "il prossimo come se stesso". Allora ogni gesto tenderà a essere amore. “Omnia munda mundis” dice Fra Cristoforo al portinaio del convento, ricevendo di notte Agnese, Lucia e Renzo.
Ecco il Cuore Immacolato di Maria SS. Madre di Gesù e nostra Madre che rende il nostro cuore “mondo” tra il fango di questo mondo, come raggio di luce riflesso “mondo” dal fango.