Letture:
2Re.4,42-44;
Sal.144;
Ef.4,1-6;
Gv. 6,1-15; La moltiplicazione dei pani.
Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia
Un grande profeta è sorto tra noi,
e Dio ha visitato il suo popolo.
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano.
Con questa Domenica, la liturgia interrompe la lettura del Vangelo di Marco, per farci meditare per 5 Domeniche, il capitolo 6° del Vangelo di Giovanni, che contiene il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci e il discorso eucaristico di Gesù sul “pane di vita”, nella sinagoga di Cafarnao.
Il miracolo dei pani e dei pesci è presente in tutti e 4 gli evangelisti, per 6 volte: 2 volte in Mt. e 2 volte in Mc. e una volta in Lc. e Gv.; questo sta a dire che il prodigio, sfamare gli affamati, aveva impressionato moltissimo le folle che seguivano Gesù. S. Giovanni lega l’Eucaristia all’episodio della moltiplicazione dei pani, come gli altri evangelisti la legano all’ultima Cena.
Nella prima lettura il profeta Eliseo anche moltiplica i pani.
Nella Bibbia il verbo “mangiare” ricorre 1000 volte, mentre il verbo “pregare” ricorre 100 volte. Questo sta a dimostrare che la Bibbia vuole sottolineare che la fame dei poveri è un “problema religioso”.
Da questi due episodi della moltiplicazione dei pani, ricaviamo diversi insegnamenti.
1. Il primo riguarda la ricchezza della Provvidenza divina: in ambedue i casi avanzò qualcosa, la Provvidenza fu più che abbondante. Ciò significa che Dio provvede generosamente, al di là di quelle che sono le nostre necessità.
2. La seconda riflessione riguarda il fatto che Dio, ordinariamente, nell'elargire la sua Provvidenza, si serve delle sue creature. Nel primo caso, con il profeta Eliseo, Dio si servì di quell'uomo che aveva venti pani; nel secondo caso, quello del Vangelo, Gesù si servì dell'umile contributo di quel ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci.
3. Gesù, preparava gli apostoli ad un miracolo ancora più grande, quello dell'Eucaristia. Il miracolo che noi qui radunati come Chiesa, stiamo celebrando. Con la celebrazione eucaristica non vengono sfamati i nostri corpi ma le nostre anime. Con l'Eucaristia, nostro cibo non è un po' di pane, ma il Figlio stesso di Dio. Questo miracolo avviene tante e tante volte ogni giorno, in tutto il mondo, ovunque è celebrata la Santa Messa.
L’Eucaristia ci nutre con il Pane del cielo per renderci “divini”, capaci di vivere una vita di contatto con Dio, di compiere azioni meritorie per il cielo, per mezzo della grazia santificante che ci rende figlio adottivi di Dio.
L'Eucaristia inoltre crea l'unione tra di noi, facendo di noi una cosa sola nel Cuore di Gesù. L'Eucaristia, inoltre, esige la carità fraterna. Se, infatti, diciamo di amare Gesù che è presente realmente nell'Eucaristia, non possiamo poi non amare il prossimo nel quale è presente in qualche modo il Signore stesso. Dall'amore all'Eucaristia si passa poi all'amore fraterno. Quanto più ameremo il Signore, tanto più riusciremo ad amare i nostri fratelli, e sarà proprio l'amore fraterno che dimostrerà l'autenticità della nostra carità divina.
Madre Teresa di Calcutta iniziava le sue giornate con diverse ore di preghiera davanti al Tabernacolo, e a chi le diceva che forse era meglio andare subito a soccorrere i poveri, ella rispondeva che non sarebbe riuscita a riconoscere Cristo nei bisognosi se prima non avesse trascorso quel tempo davanti a Lui, realmente presente nel Santissimo Sacramento dell'altare.
Allora viviamo la nostra Eucaristia in tutta la verità dei suoi segni: offerta, consacrazione, frazione del pane, gesto di pace, comunione, e aprendoci a tutti quei fratelli che, fuori di qui, aspettano da noi i “frammenti” avanzati della carità che ha rinvigorito la nostra anima che si è nutrita del pane eucaristico, del Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù.