Letture:
Ger.23,1-6;
Sal. 22;
Ef 2,13-18;
Mc 6,30-34: “Come pecore senza pastore”.
Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Erano come pecore che non hanno pastore. La compassione di Gesù verso chi cerca Dio.
Dal Compendio del Catechismo Chiesa Cattolica: Domanda 85°: Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo in Gesù?
Risposta: Il Figlio di Dio si è incarnato nel grembo della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, per noi uomini e per la nostra salvezza, ossia: per riconciliare noi peccatori con Dio; per farci conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di santità; per farci partecipi della natura divina.
Avremmo potuto stare bene noi nella vita temporale senza l’incarnazione del Figlio di Dio in Gesù?
No: perché gli interrogativi più profondi della vita quali: il peccato, la sofferenza, la morte, non avrebbero risposta
- Gesù ha espiato il nostro peccato;
- ha cambiato la sofferenza umana in mezzo di redenzione e merito per il cielo;
- ci ha fatti partecipi della natura divina, facendoci figli adottivo di Dio e dandoci la grazia che eleva la nostra anima ad azioni soprannaturali o divine.
Perché Gesù ha fatto tutto questo a nostro vantaggio?
Perché Dio ama le sue creature e vuole che tutte raggiungano la felicità eterna. E Gesù in obbedienza a questo amore infinito di Dio Padre, è venuto, incarnandosi, come nostro Salvatore.
La Chiesa non cerca oggi di attira la nostra attenzione sul fatto che Gesù Cristo risuscitato continua ad agire come il Salvatore di Dio. Egli può e vuole aiutarci nella nostra disgrazia. Espia i nostri peccati. Compatisce le nostre preoccupazioni. Nella nostra miseria possiamo rivolgerci a lui. Egli ci consolerà, ci darà la forza, ci esaudirà.
E soprattutto, Gesù Cristo conosce l’ultima nostra ansia: la nostra ricerca di una salvezza duratura e felice, che sia per noi o per tutti quelli che amiamo, dei quali ci preoccupiamo, e che abitano con noi in questo mondo. Però, come essere liberi, dobbiamo portare il nostro contributo nel credere a Gesù e alla Chiesa. E se il nostro contributo diventa pesante per noi, Gesù ci dice: Prega, chiedi e io ti darò l’aiuto.
Sant'Aelredo di Rievaulx (1110-1167), monaco cistercense inglese, parlando della fede in Gesù dice: “Se crediamo, non abbiamo allora più nulla da desiderare, nulla da temere, nulla da invidiare, nulla che potrebbe esserci tolto, nessun male che potrebbe esserci arrecato dagli altri”.
Lo sguardo del cuore si rivolge verso “l’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce, conservata nei cieli per noi” (1 Pt 1,4).
Con questo genere di grandezza d’anima, si tengono in poco conto le ricchezze del mondo: passano; i piaceri della carne: sono sporchi; i fasti del mondo: marciscono; e nella gioia si riprende questa parola del profeta: “Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce ma la Parola del nostro Dio dura sempre” (Is 40,6-8).
Questa fede pratica fa nascere e crescere in noi la virtù della carità, e solo nella carità, risiedono la vera tranquillità, la vera mitezza, poiché la carità è il giogo del Signore.
La Madonna è nostro modello, non solo per la sua vita in terra, ma soprattutto per le sue apparizioni durante i secoli (si contano 276 apparizioni: in 2000 anni; questo dice una ogni 80 anni; solo poche sono state ufficialmente approvate o riconosciute dalla Chiesa, tra cui Lourdes e Fatima): quante volte privatamente e pubblicamente la Madonna ha invitato gli uomini a salire sopra le cose terrene per arrivare alle celesti. Preghiera e penitenza. Penitenza = distaccarsi dalle cose terrene; preghiera = chiedere la forza per salire verso il cielo.