Festa della Trasfigurazione del Signore / 6 Agosto

Pubblicato in Domenica Missionaria

“E fu trasfigurato davanti a loro”.

Nel cuore dell'estate, oggi siamo invitati anche noi a salire sul Tabor per contemplare la bellezza di Dio. Senza Tabor, il cristianesimo manca della sua dimensione essenziale, appunto la bellezza di Dio.

Un 6 agosto, Hiroshima fu distrutta dalla bomba (simbolo di un Calvario). Un altro 6 agosto il Papa Paolo VI incontrò il suo Dio, nella morte (simbolo di un atro Tabor).

Ecco come la violenza e la bellezza si contrappongono nel cuore degli uomini!Questa festa della Trasfigurazione del Signore è sorta in Oriente e solo verso la metà del secolo XV si è diffusa anche in Occidente, col Papa Callisto III. In Oriente è sempre stata considerata come “la Pasqua dell’estate” per l’importanza biblica dell’avvenimento ricordato dai Vangeli sinottici e dalla seconda Lettera di s. Pietro, perché è la stessa gloria che brillerà nella Risurrezione di Cristo. La Chiesa orientale ha percepito più spontaneamente la sintonia di questo momento, vissuto da Gesù e dai suoi discepoli prima della Pasqua, con la vita della Chiesa, e ne ha fatto oggetto di una festa particolare, in cui domina il simbolo della luce, Ma qualunque sia l’occasione che ha dato origine alla festa, resta il fatto che noi celebriamo la gloria di Cristo e la nostra, se saremo uniti a Lui nella sofferenza.

La visione sul Tabor, per i discepoli, fu solo un momento fugace, che senza dubbio serbò nel loro cuore, come uno stimolo all’impegno, secondo la voce del Padre celeste: “Ascoltatelo”.

Il destino di ogni cristiano è scritto fra due montagne: il Tabor (gioia) e il Calvario (dolore).

Gesù sul monte Tabor si manifestò ai suoi discepoli, in tutto lo splendore della vita divina che era in Lui. Ora questo splendore era solo un anticipo di quello che lo avvolgerà nella notte di Pasqua. Questa fu l’unica occasione durante la vita mortale di Gesù, che il Signore permise al suo corpo di riflettere la gloria della sua divinità con una luce incomparabile, per preparare i suoi discepoli a sostenere lo scandalo della croce, quando lo vedranno su di un altro monte, il Calvario, nell’aspetto dell’uomo dei dolori, crocifisso e ucciso.

Gesù facendosi uomo, volle condividere pienamente la nostra condizione umana, in tutto, eccetto nel peccato, tanto da sembrare un uomo come gli altri. Però durante la sua vita terrena, una lunga serie di “segni”, fino alla sua Passione, Morte e Risurrezione, sveleranno al mondo la sua natura di Figlio di Dio. Pertanto la trasfigurazione sul Tabor, fu a questo proposito, una tappa decisiva per illuminare la fede incerta degli apostoli. E’ ciò che appunto mette in risalto s. Pietro, quale teste oculare, nella sua seconda Lettera, il quale scrivendo ai primi cristiani, per metterli in guardia da dottrine errate, scrive: “Siamo stati testimoni oculari della sua grandezza…e abbiamo udito la voce di Dio Padre scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul monte santo.. e voi fate bene a prestare fede, per non andare dietro a favole artificiosamente inventate”.(II Pt.1,16-19).Ogni evangelista sottolinea un particolare nell’episodio della Trasfigurazione: s. Matteo, sottolinea la missione dottrinale di Cristo, quale nuovo Mosè che compie la Legge e i Profeti. S. Marco sottolinea il “segreto messianico” e l’incomprensione dei discepoli. S. Luca, mette in risalto il viaggio di Gesù a Gerusalemme, dove si compirà il grande passaggio-esodo del Cristo nella gloria del Padre.

Pietro, Giacomo e Giovanni, furono esterrefatti dalla visione del Tabor. Gesù, maestro e profeta affascinante, si rivelò per quello che era, un'esperienza travolgente, di bellezza sconfinata. I tre apostoli, inaspettatamente, si trovarono a contemplare Gesù di Nazareth nella sua forma più autentica di Figlio di Dio, quasi un'anticipazione della Resurrezione che, forse, nell'intento del Signore, servì a dare agli ignari apostoli, quel po' di coraggio necessario per affrontare il grande scandalo della croce!. Alla fine della visione gli apostoli non vedono che "Gesù solo". Breve fu la visione della gloria di Cristo: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché fossero installate le tende! Sono apparsi accanto a Gesù anche Mosè ed Elia (la Legge e i Profeti): anche loro avevano incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della Legge con Gesù, che ha compiuto tutto.

Dopo la sua risurrezione, Gesù comunicherà questa gloria agli uomini attraverso la Chiesa, nei Sacramenti, fino al giorno in cui l’umanità potrà raggiungere il suo Signore in tutta la sua gloria. Infatti col Battesimo noi partecipiamo alla Risurrezione di Cristo, ma dobbiamo completare la nostra trasfigurazione qui in terra, attraverso la vita ordinaria di ogni giorno, nella quale siamo santificati vivendo i nostri impegni quotidiani, nel modo migliore possibile, per amor di Dio. Ed è bello poter unire le nostre sofferenze a quelle del Signore, per la salvezza del mondo, in preparazione alla gloria futura nella quale vedremo Dio “faccia a faccia”. Non si può lottare per il Vangelo e farsi santi senza l’aiuto di Dio ottenuto nella preghiera; ecco perché s. Luca presenta Gesù trasfigurato, “mentre pregava”.

* Il santo Curato d’Ars diceva:”Pregare e amare rendono l’uomo felice su questa terra”.Pertanto, dinanzi a questo episodio esaltante della vita di Gesù, ci poniamo delle domande:

1. Che significato ebbe nella vita di Gesù questo episodio?

Nella vita di Gesù, la Trasfigurazione costituisce una manifestazione del Padre e una manifestazione del Figlio. Venendo in questo mondo e rivestendo un corpo, il Figlio di Dio si era come nascosto dietro un velo. Egli appariva nell’aspetto,”simile agli altri uomini”. Chi lo vedeva a Nazareth, si domandava: “Non è questi il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? I suoi parenti non sono tra noi?”. La sua vita, dunque, all’esterno era quella di ogni altro uomo: cresceva, lavorava, sudava, pregava. Eppure, egli era Dio: era inserito e nascosto in un punto dell’universo e reggeva, con il Padre, l’universo. La realtà profonda di Gesù era un’altra.”era la gloria divina che rifulge sul volto di Cristo”(2 Cor.11,6). Alla luce si unì la voce del Padre, quasi per spiegare il senso di quello che si stava rivelando: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.

2. Che significato aveva per i suoi discepoli, questa visione.

Gli apostoli rimasero con Gesù per tre anni, videro e udirono tante cose riferite a Lui, e cominciarono a pensare che forse Lui era il Messia che attendevano, come tutti pensavano. Un Messia trionfante, un Re con grandi poteri, come un politicante, come un potente che soggioga tutti. Però l’insegnamento era opposto a ciò che pensavano. Il Regno predicato da Gesù era un altro: cioè “un Regno di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace”. Per giungere lì era necessario patire e morire. Gesù in realtà voleva rendere i discepoli preparati e forti nella prova che li attendeva, per sostenere lo scandalo della Croce, al Calvario. Questi tre apostoli, saranno anche i testimoni nel giardino degli ulivi, e proveranno con gli altri, lo scandalo. Ora queste cose, i discepoli, li appresero poco a poco, anche se a fatica, e ciò sarà chiaro a Pasqua, con la risurrezione del Maestro. Questo infatti era il segno che Gesù era realmente il vero Messia che attendevano. La trasfigurazione di Gesù era quindi un’anticipazione della sua risurrezione: però prima lo aspettava la passione e la morte.

3. Che significato ha per noi oggi e per la vita della Chiesa, questa trasfigurazione.

La nostra vita di credenti scorre nella prova, il dolore ci accompagna, l’orizzonte della fede spesso scompare lontano. In questa prova della fede, brilla il Vangelo della Trasfigurazione: il dolore finirà; tutto l’universo e noi un giorno saremo trasformati. Il dolore attuale è un dolore da parto. Intanto però Gesù, come fece con Pietro, Giacomo e Giovanni, ci viene vicino, ci mette una mano sulla spalla e ci invita a discendere dal monte, e ci invita a seguirlo verso Gerusalemme, cioè nelle prove della vita quotidiana. Per noi pellegrini della fede, il nostro compito ora è quello di ascoltare e seguire Gesù, secondo l’ammonimento e la voce del Padre celeste: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo”. Siamo uniti a Cristo attraverso il Battesimo, egli “trasformerà il nostro misero corpo per uniformarlo al suo Corpo glorioso”.

Pertanto, celebrando l’Eucaristia, siamo sempre in attesa di essere trasformati come “figli della luce”, quando Dio sarà “tutto in tutti”

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