XII DOMENICA Tempo Ordinario – Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

La Parola di Dio di quest’oggi è piuttosto misteriosa: riguarda il “non aver paura”per tante cose; ci pongono il problema della persecuzione e della sofferenza, di situazioni di angoscia e di terrore. E’ vero, la sofferenza costituisce un tormentoso ed eterno problema, perché tocca tutti gli uomini, anche i giusti e gli innocenti. La persecuzione colpisce i giusti proprio perché sono giusti. In realtà, il tema di oggi si riferisce al come rendere testimonianza a Gesù Cristo, in questo mondo, davanti agli uomini. Su varie situazioni di angoscia che sentiamo vicine alla nostra esperienza, il Vangelo di oggi ci conforta con le parole di Gesù che per tre volte assicura:”Non temete, non abbiate paura”..

  1. Il primo timore che dobbiamo fugare dal nostro cuore è quello che deriva dall’idea di debolezza del Vangelo. La povertà spirituale delle nostre comunità, ci ricorda con insistenza che il nostro Dio accetta il rifiuto da parte degli uomini, senza smettere di far pervenire loro la buona notizia del Regno. Il profeta Geremia(I lettura), mite per natura, è costretto ad annunciare violenza e oppressione, vive una situazione di terrore e di paura dentro e fuori di sé, per la denuncia che fa dell’ingiustizia del suo tempo. Ma egli si fida di Dio:”Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso”, esclama. Geremia è colui che meglio ha rappresentato il giusto perseguitato e sofferente, ed è così vicino a rappresentare la Passione di Gesù.
    Ora per reagire a questa paura, occorre fiducia nella forza nascosta e nella fecondità misteriosa della Parola di Dio, che porterà frutto a suo tempo. Ecco perciò le parole di Gesù: “Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio, predicatelo sui tetti”. Certo, questa Parola chiede di essere dapprima accolta, meditata e assimilata dall’annunciatore! Del resto dovremmo sempre ricordare che l’eventuale fallimento dell’annunciatore, non è mai la sconfitta della Paola di Dio!.
  1. La seconda situazione di angoscia e di paura è quella del Salmista, quando parla di “insulto e di vergogna”. L’esortazione alla vittoria sul timore è l’invito a non lasciarsi intimidire dalla minaccia di morte. Dice infatti Gesù:”Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima”. Alla perdita dell’amore del Signore è preferibile la perdita della vita, come canta il Salmista:”la tua grazia vale più della vita”!
  2. Il terzo invito a “non temere”, ci porta al volto paterno e provvidenziale di Dio:” Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri”! Ciò che più temiamo è la possibilità di essere dimenticati e sottovalutati. La cura del Padre si estende su ogni creatura, a maggior ragione si riverserà sui suoi figli. Se la vita e la morte di un passero non sono trascurabili agli occhi di Dio, tanto più sono preziosi ai suoi occhi la vita, le sofferenze, gli sforzi nostri per rimanere fedeli e confessare la fede in Gesù.

Noi siamo spesso pieni di paura: il bambino ha paura del buio, di chi grida, dei mostri. L’adolescente ha paura della vita, dei complessi di inferiorità, dell’aggressività, dell’affrontare il futuro, dell’impegno a vita, della malattia..L’adulto ha paura dell’angoscia, dell’esistenza, del domani, della morte. Complice di tutte queste paure, è la situazione di peccato, la cattiveria umana, che secondo S. Paolo(II lettura) ha determinato la nostra situazione nel mondo. La terra non sorride più, ma risponde con triboli e spine alle richieste dell’uomo. Su questa esperienza di paura, radicata nell’esperienza del peccato, si sparge, dunque, come refrigerio, l’annuncio consolante, e la dolcezza delle parale di Gesù:”Non abbiate paura”.

Tutto il Vangelo, e prima ancora l’AT., è pieno di questa certezza consolante.

Ad Abramo Dio dice di non temere, nell’affrontare l’incognito di una terra sconosciuta, e di una promessa che tarda a realizzarsi.. Ai Profeti Dio dice: “Non temere, Io sono con te”. A Maria SS. ancora: “Non temere, hai trovato grazia”. Agli Apostoli, mandandoli nel mondo, Gesù dice di non temere tribunali o insuccessi.. A tutti i suoi discepoli, Gesù dice ancora: “Non temete, piccolo gregge”..(Lc.12,32).

Voi potete ucciderci, ma non potete nuocerci”, esclamava rivolto ai persecutori, il martire

  1. Giustino, nei primi anni della Chiesa perseguitata. Il grande motivo dell’invito di Gesù a  vincere le nostre paure, è la nostra vittoria finale che nessuno può toglierci:”Non temete, abbiate fiducia, perché Io ho vinto il mondo”. Gesù ha vinto il mondo ed è in questa sua vittoria che si radica la speranza della nostra vittoria finale, dopo aver attraversato questo mondo inquinato dal peccato. Difatti la cattiva radice di ogni paura umana è la morte, frutto del peccato. Gesù l’ha vinta espiando tutto il peccato del mondo, succhiandone tutto il veleno. La morte e la risurrezione di Cristo è caparra della nostra vittoria.”Se Dio è con noi(in Cristo risorto), chi è contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo?..Grazie a Colui che ci ha amati”..(Rom.8,31-37).

Cristo non ha promesso ai suoi su questa terra, un fascino speciale, capaci di renderli facilmente vittoriosi in ogni circostanza dolorosa: precarietà, persecuzioni, sofferenze, accompagneranno sempre il cammino della Chiesa. La persecuzione è inevitabile tra i cristiani che hanno deciso di servire fedelmente il Signore. L’apparente insuccesso di Gesù, si è trasformato in evento di salvezza universale. “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno..per causa mia..Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.., ci dice Gesù. “Sono pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione”, esclama S. Paolo.

* “Chi mi riconoscerà…, chi mi rinnegherà”.. La salvezza o meno dipenderà dall’atteggiamento che l’uomo avrà assunto nei confronti di Gesù, se di intrepida testimonianza o di vile rinnegamento.

Confessione per confessione; rinnegamento per rinnegamento. Vi sarà quindi un aperto riconoscimento di Gesù nei confronti di tutti coloro che lo avranno riconosciuto davanti agli uomini, e un aperto rifiuto di Gesù nei confronti di quelli che l’avranno rinnegato in terra.

In tante piccole occasioni quotidiane, ci vergogniamo di essere dalla parte di Gesù Cristo, tutt’al più siamo disposti ad accettarlo in privato. Questo è “rispetto umano”, ma forse la parola giusta è “vigliaccheria”. Ed è proprio il contrario di quello che Lui ci chiede: riconoscerlo “davanti agli uomini”, andando anche controcorrente. Ciò che rovina la Chiesa, non sono i persecutori, ma i ghetti. Per le comunità cristiane, la vergogna non è l’insuccesso o la persecuzione, ma la fuga dinanzi al rischio del Vangelo. Essere rinnegati da Cristo davanti al Padre suo, è il peggiore dei mali che ci possa capitare: significa l’infelicità eterna. In fondo, l’Inferno è proprio questo:l’assenza di Dio, il non essere da Lui riconosciuti e accolti, ma condannati, esclusi per sempre.

Ecco alcune testimonianze di fede cristiana:

  1. S. Domenico Savio(+ 1857): “La morte ma non peccati”.
  2. S. Maria Goretti(+ 1902) resistendo al tentativo di violenza carnale su di lei, da parte del suo aggressore, ripeteva:”No, no, Dio non vuole. Se fai questo, vai all’Inferno!”.
  3. S. Carlo Lwanga,(+1885)(prima di essere bruciato vivo), esortava i suoi 21 compagni:”Amici, presto ci rivedremo in cielo. Io vi precedo. Coraggio, perseverate nella fede fino alla fine”.
  4. S. Policarpo(+ 155) così pregava sul rogo del martirio: “Ti benedico, Signore, per avermi giudicato degno di questo giorno e di quest’ora, per avermi concesso di entrare nel numero dei martiri, e di partecipare al calice del tuo Cristo, per la risurrezione dell’anima e del corpo, alla vita eterna”.

Pertanto, in questa fede, noi stiamo celebrando l’Eucaristia, l’amore di Gesù che “offre il suo Corpo alla morte, in sacrificio per noi”. Attingiamo con fede e umiltà da questa Eucaristia, il coraggio per riprendere la nostra vita quotidiana, meno esposti alla paura, perché siamo i discepoli di Colui che ha vinto il mondo!.

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