Gli orientamenti dei Vescovi per il decennio, in modo sapiente, nel quarto capitolo sottolineano il primato educativo della famiglia. Oggi, infatti, assistiamo ad atteggiamenti adolescenziali che talvolta si prolungano in età avanzata, mettendo in dubbio la piena maturità di chi arriva a chiedere il sacramento delle nozze.
Probabilmente quindi una prima attenzione da avere nei confronti delle giovani coppie di sposi, è quindi già nel loro formarsi, e nel rendere l’intera comunità cristiana protagonista di un accompagnamento dei fidanzati che, partendo dai primi amori, si prolunghi anche nei giovani sposi, perché diventino realmente “un’intima comunità di vita e di amore “ (GS 48).
“Un’intima comunità di vita e di amore” (cfr. GS 48) profumo della vita buona del Vangelo
Assistiamo evidentemente ad una società che non sostiene la coppia sponsale e che difficilmente mostra l’orizzonte del dono di sé come compimento della persona. Cosa è che rende realmente la vita buona e degna di essere vissuta? È forse il benessere economico e la capacità di avere a propria disposizione gli ultimi ritrovati della tecnica, l’auto che si parcheggia da sola, o il frigo che ti avvisa quando il cibo è avariato?
O non è forse la capacità di fare della propria vita un dono, il sacrificio che rende sacra la vita, la santità sponsale del quotidiano? Potremmo chiamarla la santità concreta della vita coniugale e familiare, quella “del pannolino”, delle discussioni accese con i figli adolescenti o delle notti passate ad attendere quella chiave che finalmente si avverte entrare nella serratura e che lascia tirare un sospiro di sollievo, o dell’accudire una persona familiare inferma. Questa “intima comunità di vita e di amore “ (GS 48) non è quindi una famiglia distaccata dalla realtà sociale; anzi è realmente l’anima della società. Possiamo dire che l`intensità della spiritualità coniugale di una coppia di sposi, nella logica dell`Incarnazione, si testa sul loro inserimento e impegno sociale.
Si tratta di famiglie che magari, dopo contraddizioni, e talvolta liti e diverbi quotidiani, ritrovano in Cristo le ragioni di un intenso perdono da vivere, e diventano “profumo della vita buona del Vangelo”, irradiando così i condomini, i paesi, e le città. Tutto questo va però sostenuto dalla comunità cristiana con forza. Non si tratta solo di promuovere nelle comunità parrocchiali la nascita di Gruppi per giovani sposi e di chiari itinerari di fede in chiave nuziale, ma di rendere le comunità cristiane una vera “Famiglia di famiglie”, come viene precisato al n.38 degli Orientamenti.
C’è infatti, come afferma il documento, una ministerialità specifica degli sposi che va stimolata e, se armoniosamente legata alla ministerialità di comunione dei presbiteri, può efficacemente edificare la comunità cristiana.
È evidente, infatti, che tanti sacramenti del matrimonio, nelle nostre comunità parrocchiali, non sono mai germogliati pienamente, in tutta la feconda potenza della Grazia sponsale. In molti casi, poi, ci troviamo dinanzi a una pastorale molto spinta sull’individuo e non sulla Grazia sponsale dei coniugi. In altri casi vi sono gruppi di sposi che sono un’élite, ristretta a pochi membri. Occorrono allora vie differenziate per coinvolgere gli sposi già presenti nelle varie associazioni, movimenti, e nuove comunità, e per arrivare ad avvicinare anche coloro che da tempo si sono allontanati dalla comunità ecclesiale. In tal senso si stanno rivelando preziosi gli Itinerari di preparazione pre e post-battesimale, fatti da coppie di sposi, per accompagnare i genitori che chiedono il battesimo per i propri figli.
Il vino nuovo e buono delle nozze
Molto spesso, nei primi anni di matrimonio, si corre il rischio di divenire genitori molto efficienti, cessando però di essere coppia sponsale. È possibile invece far percepire la Grazia del sacramento delle nozze in chi sta approdando al matrimonio, ma anche in chi da tempo, pur restando nella stessa casa, non vive più il profumo del vino di Cana. Vi sono coppie di sposi dove tante cose non dette, un perdono mancato, alcune sofferenze, hanno finito per indurire il cuore, e in quella casa non si vive più il fuoco della piccola “chiesa domestica” che illumina i palazzi, i quartieri, le città. Da questo ri-accendersi del profumo nuziale dipende l’incisività della presenza degli sposi nelle nostre comunità ecclesiali e civili.
La riscoperta della figliolanza
In questi anni si è molto sottolineato l’aspetto della “sponsalità” ed è facilmente comprensibile, visto anche come si era insistito per secoli sulla “verginità” quasi come via esclusiva di santità. È ora venuto il tempo di illuminare la nozione di “figliolanza” , come esperienza generativa e fondante per ogni persona umana. La questione di fondo è che è il matrimonio è un sacramento per persone adulte, sia nella crescita umana che nella fede, mentre ci troviamo sempre più spesso, nei percorsi per fidanzati, dinanzi a persone che, nonostante l’innalzarsi dell’età, non sono cresciute pienamente, né nella dimensione della maturità umana e tantomeno in quella spirituale. Occorre allora una riscoperta del battesimo in chiave sponsale. Cioè, siamo chiamati ad accompagnare, un passaggio dalla “figliolanza” alla “coniugalità”, e dalla “coniugalità” alla “genitorialità”.
È solo divenendo sempre più figli di Dio che si può essere realmente sposi, e divenire autentici genitori, cioè capaci di generare i propri figli alla vita in pienezza, conducendoli alle sorgenti della vita eterna.
Per avviare questi nuovi orizzonti non si tratta di organizzare in modo nuovo la pastorale, ma di darle un’anima nuova che metta al centro la verità comunionale dell’essere umano, la coppia sponsale e la famiglia.
Si può allora camminare verso una nuova fantasia della carità coniugale, provando ad immaginare itinerari differenziati all`interno delle comunità parrocchiali e con una profonda attenzione ai movimenti e alle associazioni.
Come in una famiglia, dove, i criteri educativi sono chiari, precisi, e delineati, ma si traducono diversamente nella differente sensibilità e attitudini dei vari figli. Potremo così accompagnare con entusiasmo le giovani coppie di sposi e renderle sempre più consapevoli del dono ricevuto fino a farle divenire “ profumo intenso della vita buona del Vangelo”.
* Paolo Gentili
Direttore Ufficio nazionale pastorale della famiglia della Cei
http://www.piuvoce.net/










