Messa del quarantesimo giorno per padre Vismara e padre Gebregzabher

Gruppo di giovani che padre Antonio Vismara aveva aiutato durante la carestia del 1984 in Etiopia Gruppo di giovani che padre Antonio Vismara aveva aiutato durante la carestia del 1984 in Etiopia Foto: Marco Marini

Secondo la tradizione etiope, quaranta giorni dopo la sepoltura del defunto si celebra una messa in suo ricordo. Il 13 ottobre 2025 abbiamo celebrato la messa in memoria di padre Gebregzabher Gebru e padre Antonio Vismara, entrambi deceduti nel mese di settembre.

La messa, nel rito Ghe’ez, è stata presieduta dal vescovo ausiliare di Addis Abeba, mons. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, MCCJ. Erano presenti alcuni missionari della Consolata, insieme alle Suore missionarie della Consolata e a un gran numero di laici.

Mons. Tesfaye ha ricordato le principali caratteristiche dei due missionari e come essi siano tuttora cari alla memoria di molti cattolici - e non solo cattolici, ma anche ortodossi e musulmani. Infatti, alla celebrazione era presente un gruppo di dieci laici - ortodossi, cattolici e musulmani - che rappresentavano tutti coloro della missione di Meki che hanno beneficiato del lavoro di padre Antonio Vismara. Un altro piccolo gruppo rappresentava i familiari di padre Gebregzabher. I membri del gruppo dei dieci indossavano una maglietta con l’immagine di un giovane padre Antonio Vismara ai tempi in cui lavorava nel vicariato di Meki.

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Messa, nel rito Ghe’ez, presieduta dal vescovo ausiliare di Addis Abeba, mons. Tesfaye Tadesse Gebresilasie, MCCJ

Dopo la celebrazione della messa, come di consueto, è stato offerto pane locale (Defo Dabo) e acqua a tutti i partecipanti. Un gruppo più ristretto è stato invitato a fare colazione nella sala da pranzo della casa provinciale, e tra un caffè e un pezzo di pane si è svolto un momento di condivisione spontanea. Il gruppo con le magliette si è presentato come composto da quei giovani che padre Antonio Vismara aveva aiutato durante la terribile carestia del 1984 in Etiopia, raccontando come oggi occupino importanti posizioni nella società: alcuni lavorano presso l’Ambasciata Americana, altri per l’amministrazione governativa, il Ministero dell’Istruzione, un colonnello dell’esercito, e altri ancora, imprenditori. Tutti hanno affermato che senza l’aiuto di padre Vismara non sarebbero arrivati dove sono ora, esprimendo un profondo senso di gratitudine verso di lui e verso i missionari della Consolata.

Durante questo scambio, si sono rivolti a mons. Tesfaye per ringraziare la Chiesa Cattolica e chiedere che si faccia qualcosa per mantenere viva la memoria di padre Vismara. Hanno anche letto un messaggio in suo onore, raccontando come la notizia della sua morte li avesse colti di sorpresa. Lo consideravano e lo sentivano come un padre: li aveva educati nella scuola di Meki e aiutati, insieme a molti altri, durante la carestia che nel 1984 causò migliaia di vittime.

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Hanno ricordato alcuni aneddoti di quel periodo di fame: un camion aveva trasporto sacchi di grano Bulgur e olio da cucina, ma rendendosi conto che non bastavano, padre Vismara salì sul camion e ordinò all’autista di andare a sud per acquistare del cibo locale, il kocho, preparato con la radice fermentata della pianta di enset (falso banano). Un altro aneddoto riguarda l’olio da cucina distribuito da padre Vismara, che la gente cominciò a chiamare “l’olio di Antonio”. Ancora oggi, nella città di Meki, l’olio da cucina è conosciuto con quel nome.

Queste poche persone rappresentavano le migliaia di individui che furono salvati dalla fame grazie a padre Antonio Vismara e agli altri missionari della Consolata che lavoravano nella missione e nel vicariato di Meki.

Alla fine, prima della benedizione impartita da mons. Tesfaye, è stato proposto di mantenere viva la memoria di padre Vismara e della sua opera caritativa creando un’associazione per aiutare i giovani bisognosi, oppure erigendo una statua nella missione di Meki in suo ricordo, a testimonianza del suo instancabile impegno per salvare vite.

Per molti di noi, arrivati recentemente in Etiopia, è stata una piacevole sorpresa ascoltare queste testimonianze che hanno rievocato le opere di consolazione compiute dai nostri predecessori, e un incoraggiamento a continuare l’eredità di quei missionari.

* Padre Marco Marini, IMC, missionario della Consolata in Etiopia.

Ultima modifica il Mercoledì, 15 Ottobre 2025 09:36

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