Madagascar: Intervista a padre Jean Tuluba, una “missione ad gentes”

Padre Jean Tuluba, Consigliere della Regione Tanzania-Madagascar Padre Jean Tuluba, Consigliere della Regione Tanzania-Madagascar Foto: Paschal Norbert
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Antologia dell’Esperienza Missionaria Consolata in Africa, un viaggio attraverso gli undici paesi in cui l’Istituto è presente nel Continente: la Delegazione Sudafrica - eSwatini, la Regione Mozambico-Angola, la Regione Tanzania-Madagascar, la Regione Kenya-Uganda, la Regione Etiopia, la Delegazione della Costa d’Avorio e la Regione della Repubblica Democratica del Congo.

In questi territori, i missionari della Consolata sono impegnati in una grande varietà di ministeri: lavoro parrocchiale, prima evangelizzazione, educazione, sanità, promozione sociale e formazione dei futuri missionari.

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Visita di padre Erasto Mgalama, Consigliere Generale per il Continente Africano e padre Minja Rodrick, Superiore della Regione Tanzania–Madagascar.

In questa edizione, ci concentriamo sul Madagascar, un territorio di missione che si trova ancora nella fase della prima evangelizzazione e che ha un urgente bisogno di missionari. Considerata la missione più giovane dell’Africa, il Madagascar è unito alla Tanzania come parte della stessa circoscrizione. In una conversazione ricca e stimolante, parliamo con padre Jean Tuluba IMC, Consigliere della Regione Tanzania-Madagascar, delle sfide e delle gioie di questa nuova missione in questa terra unica e vibrante.

Può presentarsi e parlarci della sua missione in Madagascar?

Sono missionario della Consolata originario della Repubblica Democratica del Congo, attualmente in servizio in Madagascar. Per noi missionari della Consolata, il Madagascar è un territorio di missione nuovo. È stato ufficialmente aperto nel 2018 dal nostro Governo Generale e, nel 2019, ho fatto parte del primo gruppo di missionari inviati nel Paese.

Il Madagascar è ciò che chiamiamo una “missione ad gentes, cioè una missione dedicata alla prima evangelizzazione. Operiamo nella diocesi di Ambanja, nel nord-ovest del Paese, dove ci è stato affidato un territorio di missione. Non si tratta di una parrocchia nel senso tradizionale, ma di un’area molto più vasta, in cui non c’era un sacerdote residente e dove il bisogno di una presenza pastorale è molto forte.

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Padre Jared Makori, padre Jean Tuluba e padre Kizito Mukalaz a Nairobi, in Kenya, prima della partenza per il Madagascar. Foto: Jaime C. Patias

Per dare un’idea, in tutta la diocesi circa l’8% della popolazione è cristiana; tuttavia, nel nostro territorio specifico, solo il 3% è cattolico. La nostra prima e più urgente priorità è dunque quella di costruire una comunità cristiana dove prima non esisteva. Questo è ciò che, come Missionari della Consolata, definiamo missione ad gentes.

Com’è stata la sua esperienza nella costruzione della comunità cristiana?

La nostra opera principale è stata quella di formare comunità cristiane solide. Tutto comincia con la celebrazione dell’Eucaristia, la catechesi, la preparazione ai sacramenti e la formazione continua.

Durante i sei anni della nostra presenza, abbiamo visto una crescita costante. I battesimi si celebrano almeno tre volte l’anno e, cosa incoraggiante, la maggior parte dei battezzati sono bambini e giovani. Questo ci dà grande speranza per il futuro, perché i giovani diventeranno a loro volta missionari tra i loro coetanei e nelle loro famiglie.

Gli adulti che si avvicinano alla fede sono meno numerosi, ma la presenza dei giovani è molto promettente. È anche un riflesso della realtà demografica del Madagascar, dove la maggioranza della popolazione è composta da giovani.

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La nuova scuola Consolata a Beandrarezona in Madagascar. Foto: Jean Tuluba

Quanto sono importanti la lingua e la cultura nella vostra missione?

Appena arrivati in Madagascar, si comprende subito che la lingua è essenziale. La lingua ufficiale è il malgascio, e tutto - la vita quotidiana, la liturgia, il lavoro comunitario - si svolge in questa lingua. Il francese, pur essendo ufficialmente riconosciuto come seconda lingua, è usato raramente al di fuori dei contesti formali o amministrativi.

Per i missionari, imparare il malgascio non è facoltativo. È l’unica lingua che unisce tutto il Paese. Il vantaggio è che, una volta imparata, si può comunicare ovunque in Madagascar.

Ma insieme alla lingua viene la sfida culturale. Come missionari, non possiamo imporre la nostra cultura. Dobbiamo invece apprendere con umiltà le tradizioni locali, adattarci e lavorare con la gente là dove si trova.

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Quali sono oggi i bisogni più urgenti della missione in Madagascar?

I bisogni sono sia umani che economici. Prima di tutto, abbiamo bisogno di più missionari - uomini e donne - disposti a servire in Madagascar. Le necessità pastorali ed evangelizzatrici sono immense, e con così pochi missionari è difficile rispondere adeguatamente.

In secondo luogo, serve un sostegno economico. Attualmente la Chiesa locale non è in grado di autosostenersi. Le offerte sono troppo piccole per coprire anche solo le spese liturgiche di base, come vino e ostie per la Messa. L’evangelizzazione è ancora agli inizi e il contributo locale è minimo. Per ora, la missione dipende dall’aiuto esterno. Tuttavia, siamo fiduciosi che in futuro, man mano che la comunità crescerà nella fede e nell’organizzazione potrà assumersi maggiori responsabilità nel sostegno alla missione.

Come ha rafforzato il suo spirito missionario la partecipazione a questo incontro continentale?

Questo incontro è stato molto prezioso. Mi ha dato l’opportunità di condividere le nostre esperienze in Madagascar con altri missionari e leader ecclesiali. È stato anche uno spazio di apprendimento, soprattutto in tema di leadership, sia nelle nostre comunità religiose sia nelle comunità cristiane locali che serviamo.

Come responsabile della nostra prima comunità Consolata in Madagascar, ho acquisito nuove conoscenze e competenze che mi aiuteranno a guidare con umiltà e spirito di servizio i miei confratelli e i fedeli.

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Quanti missionari della Consolata sono attualmente presenti in Madagascar?

Attualmente siamo cinque missionari impegnati nella nostra prima missione, chiamata Beandrarezona Mission. Il gruppo è composto da due missionari del Kenya, due della Repubblica Democratica del Congo e uno della Tanzania.

Stiamo ora discernendo l’apertura di una seconda comunità. Le due opzioni possibili sono la capitale Antananarivo o Nosy Be, che si trova sempre nella diocesi di Ambanja. Stiamo attendendo la visita del nostro Superiore per continuare insieme questo discernimento.

Quali sfide devono aspettarsi i giovani missionari che desiderano servire in Madagascar?

Le sfide principali sono la lingua e la cultura. Un nuovo missionario deve essere pronto a immergersi completamente nella lingua malgascia e, altrettanto importante, conoscere e rispettare la cultura locale. L’adattamento è la chiave.

Non si può partire con l’idea di imporre la propria cultura o il proprio modo di fare. Occorre invece ascoltare, imparare e camminare con il popolo. Solo così si può servire efficacemente.

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E per quanto riguarda il contesto politico ed economico del Madagascar? Come incide sulla missione?

Il Madagascar è politicamente instabile, e questa instabilità si riflette su ogni aspetto della vita, in particolare sull’economia. Il Paese ha un enorme potenziale naturale, ma la cattiva governance impedisce che questo potenziale porti beneficio alla popolazione.

Come in molte parti dell’Africa, spesso i leader servono sé stessi più che il popolo. Di conseguenza, molti malgasci credono che tutto ciò che è buono debba venire dall’estero. Spesso danno per scontato che i missionari, in quanto stranieri, abbiano automaticamente denaro.

Questa mentalità deriva anche da un vecchio modello missionario, in cui i missionari stranieri provvedevano a tutto. Noi stiamo cercando di cambiare questa mentalità. Come missionari africani, non disponiamo di grandi risorse, e incoraggiamo la gente a collaborare con noi, aiutandola a scoprire che possiede già i mezzi e il potenziale per migliorare la propria vita.

Il nostro ruolo è accompagnarli, rafforzare la loro fede e responsabilizzarli perché prendano in mano il proprio futuro.

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Nota del redattore

Questa intervista è stata realizzata a Sagana, in Kenya, il 15 agosto 2025, durante l’Incontro Continentale dei missionari della Consolata con i Superiori neoeletti e i loro Consigli. La conversazione è stata condotta da Paschal Norbert, direttore di CISA News. Le fotografie pubblicate sono state scattate durante la Visita Canonica alla Parrocchia Notre Dame de la Consolata – Beandrarezona, Madagascar, svoltasi dal 20 agosto al 1° settembre, guidata da padre Erasto Mgalama, IMC, Consigliere Generale per il Continente Africano e padre Minja Rodrick, IMC, Superiore della Regione Tanzania–Madagascar.

* Originariamente pubblicata in: cisanewsafrica.com

Ultima modifica il Lunedì, 13 Ottobre 2025 16:29

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