Costa d’Avorio: Intervista a padre Alexander Likono Mukolwe

Padre Alexander Likono Mukolwe, IMC, Consigliere Delegazione Costa d'Avorio Padre Alexander Likono Mukolwe, IMC, Consigliere Delegazione Costa d'Avorio Foto: Paschal Norbert

Proseguiamo con la nostra Antologia dell’Esperienza Missionaria Consolatina in Africa, un viaggio attraverso gli undici paesi in cui sono presenti i Missionari della Consolata. Queste missioni sono organizzate in sette circoscrizioni: la Delegazione Sudafrica-Eswatini, la Regione Mozambico–Angola, la Regione Tanzania-Madagascar, la Regione Kenya-Uganda (la regione madre), la Regione Etiopia, la Delegazione della Costa d’Avorio e la Regione della Repubblica Democratica del Congo.

In questi territori, i Missionari della Consolata si dedicano a un’ampia varietà di ministeri: lavoro parrocchiale, prima evangelizzazione, educazione, assistenza sanitaria, impegno sociale e formazione dei futuri missionari.

In questa edizione, ci concentriamo sulla Costa d’Avorio. Padre Alexander Likono Mukolwe, missionario della Consolata originario della diocesi di Kakamega, in Kenya, presta servizio in Costa d’Avorio da 16 anni. In questa intervista condivide la sua esperienza di missione in un paese a maggioranza musulmana, la crescita della fede cattolica, le sfide e le speranze dell’evangelizzazione in Africa occidentale.

D: Padre, ci parli di lei e del suo percorso missionario

P. Alexander: Mi chiamo padre Alexander Likono Mukolwe. Provengo dalla diocesi di Kakamega, in Kenya, e sono un missionario della Consolata attualmente impegnato in Costa d’Avorio. Sono qui da 16 anni.

La Costa d’Avorio è un paese dell’Africa occidentale in cui circa il 55% della popolazione è musulmana, il 30% cristiana e circa il 15% segue le religioni tradizionali africane. Il paese è geograficamente e culturalmente diviso in due: la parte meridionale, dove i cristiani sono più numerosi, e la parte settentrionale, dove i cristiani rappresentano solo circa il 3% della popolazione totale.

D: Quando i Missionari della Consolata hanno iniziato la loro missione in Costa d’Avorio e quanti sono oggi?

P. Alexander: I Missionari della Consolata hanno iniziato la loro missione in Costa d’Avorio nel 1996, quindi ci avviciniamo ai 30 anni di presenza. Attualmente siamo 16 missionari distribuiti in sei comunità: tre nel sud, due nel nord e una casa di formazione situata nella capitale, Abidjan.

D: Qual è la natura del vostro lavoro missionario in un paese a maggioranza musulmana?

P. Alexander: La nostra missione principale come Missionari della Consolata è ad gentes, cioè annunciare la Parola di Dio a coloro che non l’hanno ancora ascoltata o che conoscono poco Cristo. Operiamo soprattutto in zone remote, condividendo la vita e i valori con la gente e aiutandola a incontrare Cristo.

Lavorare in un paese a maggioranza musulmana è stata un’esperienza molto arricchente. Ci ha aperto le porte al dialogo e alla collaborazione interreligiosa. Insieme ai nostri fratelli musulmani e a coloro che seguono le religioni tradizionali africane, cerchiamo di costruire comprensione reciproca, condividere valori comuni e promuovere la pace.

D: Come descriverebbe il cammino di fede della Chiesa cattolica in Costa d’Avorio?

P. Alexander: È stato un cammino straordinario. Lo scorso anno abbiamo celebrato i 100 anni di evangelizzazione e anche il centenario dell’ordinazione del primo sacerdote ivoriano. Sebbene i cristiani siano una minoranza, la loro fede è profonda e vibrante.

Si percepisce il loro grande amore per la Chiesa: le persone percorrono lunghe distanze per partecipare alla Messa e pregare insieme. Fanno sacrifici per vivere la loro fede cristiana in comunità. Queste celebrazioni centenarie sono state momenti di gioia e di rendimento di grazie, riconoscendo come la fede cattolica abbia plasmato non solo la Chiesa ma anche la società ivoriana nel suo insieme.

D: Quali sono oggi i principali bisogni e sfide missionarie in Costa d’Avorio?

P. Alexander: La Costa d’Avorio ha bisogno di più missionari per continuare a promuovere pace, giustizia e unità. Il paese ha vissuto periodi di instabilità politica e, come sapete, ci sono ancora dibattiti sui mandati presidenziali e sul rispetto della costituzione.

Oltre alla politica, la povertà, soprattutto nelle regioni settentrionali, rappresenta una grande sfida. Molte persone vivono in condizioni molto difficili, e c’è un grande bisogno di attività di promozione umana per restituire dignità e migliorare le condizioni di vita.

Come Chiesa, continuiamo a chiedere il rispetto della costituzione e delle leggi del paese. Ma riconosciamo anche che la democrazia, nel contesto africano, è ancora in evoluzione. Preghiamo e lavoriamo per una società in cui regnino la giustizia e la pace.

D: Di recente ha partecipato a un incontro continentale dei Missionari della Consolata. Che impatto hanno questi incontri su di lei come leader missionario?

P. Alexander: Questi incontri sono molto arricchenti. Riuniscono missionari provenienti da diversi continenti per condividere esperienze, gioie, sfide e speranze. A volte, come responsabili, affrontiamo difficoltà e ci sentiamo soli, ma quando ci incontriamo, ci rendiamo conto che le sfide sono comuni.

È un momento di incoraggiamento e di rinnovamento, un promemoria che siamo tutti pellegrini della speranza. Da questi incontri ripartiamo rafforzati nello spirito missionario, ispirati dalle storie e dalle esperienze dei nostri confratelli, e più impegnati nella nostra comune missione di evangelizzazione.

D: Quale messaggio vorrebbe condividere con la Chiesa universale riguardo alla missione in luoghi come la Costa d’Avorio?

P. Alexander: Direi che la missione oggi non consiste solo nel predicare Cristo, ma anche nel vivere in comunione con gli altri, specialmente in contesti di diversità religiosa e culturale. Siamo chiamati a costruire ponti, promuovere il dialogo e testimoniare il Vangelo attraverso l’amore e il servizio.

Dio opera nei cuori umani, anche nei luoghi dove il cristianesimo non è la fede maggioritaria. Il popolo ivoriano — musulmani, cristiani e seguaci delle religioni tradizionali — è molto accogliente e portatore di grandi valori. Possiamo tutti imparare gli uni dagli altri mentre cerchiamo di costruire un mondo pacifico e unito come figli e figlie di Dio.

* Questa intervista è stata realizzata a Sagana, in Kenya, il 15 agosto 2025, durante l’Incontro Continentale dei Superiori neoeletti dei Missionari della Consolata e dei loro Consigli. La conversazione è stata condotta da Paschal Norbert, direttore di CISA News.

Originariamente pubblicata in:  cisanewsafrica.com

Ultima modifica il Giovedì, 09 Ottobre 2025 22:43

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