(Parabita, Martina Franca, Pescoluse, Molfetta e Galatina)
In questo breve passaggio non intendo sviluppare il tema in modo esaustivo, ma solo accennare alla presenza, lo scopo e all’evoluzione dell’attività dei missionari della Consolata in sei località pugliesi. È importante ricordare che, con il passare del tempo, le modalità e le forme della presenza dei missionari sono cambiate, adattandosi ai contesti e ai bisogni delle comunità cristiane dove hanno lavorato.
I primi missionari della Consolata sono arrivati in Puglia, a Parabita, nel 1928. Dal loro arrivo hanno preso in consegna il convento adiacente al Santuario della Madonna della Coltura e ne assunsero la gestione pastorale e spirituale occupandosi della cura del luogo sacro, dell’organizzazione delle funzioni religiose e della promozione del culto mariano con impegno costante dal 1928 al 1954. A guidare la comunità missionaria furono padre Antonio Garello (1901-1981), in qualità di Superiore, e padre Bartolomeo Giorgis (1894-1985), coadiuvato da quattro Suore Missionarie della Consolata.
Questo periodo coincide con una fase di forte espansione dell’Istituto Missionario della Consolata dal Piemonte verso altre regioni italiane, secondo la linea indicata dal nuovo Superiore Generale, mons. Filippo Perlo, successore di San Giuseppe Allamano. Secondo il racconto di padre Francesco D’Acquaria, i missionari della Consolata lasciarono un’impronta profonda, non solo nella gestione materiale del santuario e del convento, ma soprattutto nella vita spirituale della comunità, rafforzando la devozione mariana, promuovendo le feste liturgiche e coinvolgendo attivamente i fedeli. Nel 1954, per ragioni piuttosto complesse, purtroppo, i missionari lasciarono la gestione del santuario. L’anno successivo, nel 1955, nella cura del santuario subentrarono i Frati Domenicani (foto Parabita).

I missionari della Consolata a Martina Franca
I nostri missionari sono arrivati a Martina Franca tra il 1942 e il 1943. In un primo momento sono stati accolti presso la chiesa di San Francesco d’Assisi, che divenne presto un importante oratorio missionario ricco di attività pastorali e giovanili. Successivamente, tramite una convenzione con la Curia Arcivescovile, il 6 gennaio 1947 fu affidata loro anche la rettoria del Santuario della Madonna della Sanità, che divenne così uno dei fulcri della loro presenza spirituale e missionaria in città. Con questa nuova responsabilità, i missionari assunsero pienamente la cura pastorale del Santuario, occupandosi della guida liturgica, dell’accoglienza dei fedeli e della promozione della devozione mariana della Madonna della Sanità.
Parallelamente, continuarono a svolgere un’intensa attività educativa e formativa, soprattutto tra i giovani, attraverso l’oratorio e numerose iniziative comunitarie. Una figura di riferimento di questo periodo fu padre Mario Monegat (1909-1967), ricordato per il suo impegno nel campo educativo, spirituale e oltretutto anche per il suo impegno sociale. Secondo il racconto del padre Giuseppe Galeone, in questo luogo si era ipotizzato un progetto per la costruzione di quello che avrebbe dovuto essere il “Seminario IMC del Sud”, nel sito dove oggi si trova la struttura abitata dai padri, ma che non si è mai realizzato.

Partecipanti alla festa per i 50 anni di Kenya di fratel Mukiri (il silenzioso), Giuseppe Argese a Tuuru. Foto: MC
Martina Franca ha dato anche i natali a fratel Giuseppe Argese (1932-2018), missionario e ingegnere idraulico, che partì nel 1957 per il Kenya, dove realizzò importanti opere di sviluppo: tra queste l’acquedotto di Tuuru, la costruzione di chiese e altre infrastrutture al servizio delle popolazioni locali. Attraverso l’opera di fratel Argese, Martina Franca è stata simbolicamente collegata a un volto concreto della missione: non solo evangelizzazione, ma anche promozione umana, accesso all’acqua, all’istruzione, alla salute, segni tangibili di una fede incarnata. Questa visione si esprimeva concretamente attraverso le attività del Centro di Animazione Missionaria (C.A.M.) di Martina Franca, che in passato organizzava campi scuola, percorsi formativi, iniziative interculturali e progetti di solidarietà internazionale. Le raccolte fondi per le missioni, la partecipazione attiva alla Giornata Missionaria Mondiale e il coinvolgimento della comunità locale testimoniavano una spiritualità profondamente aperta al mondo: una fede capace di coniugare preghiera e azione, sviluppo e solidarietà, dimensione locale e orizzonte globale.
Con il passare del tempo, però, anche le attività e i protagonisti sono cambiati. Oggi, la presenza dei missionari della Consolata a Martina Franca si esprime soprattutto attraverso il servizio pastorale quotidiano come cappellani, parroci e viceparroci, continuando a offrire una testimonianza semplice, ma fedele, del carisma missionario.

Centro Vocazionale Missionario e antico Seminario IMC a Martina Franca
Pescoluse, Molfetta e Brindisi
Le esperienze vissute a Pescoluse, Molfetta e Brindisi rappresentano pagine forse brevi della presenza dei missionari della Consolata in Puglia, ma non per questo meno significative. A Pescoluse, rinomata località balneare del Salento, i missionari della Consolata sono stati presenti tra il 1968 e il 1984. Questa missione fu rivolta soprattutto alla cura spirituale della comunità locale e alla promozione di iniziative giovanili e formative, in un contesto segnato dalla crescita turistica e dal cambiamento sociale del territorio. Secondo quanto racconta padre Francesco, l’impegno missionario si concentrò nel mantenere viva la tradizione religiosa e nel testimoniare il Vangelo in una realtà in trasformazione, valorizzando la dimensione popolare della fede.
A Molfetta, città della provincia di Bari, i missionari furono attivi tra il 1965 e il 1971. Il servizio missionario si caratterizzò per una forte attività pastorale nella gestione di parrocchie e nell’animazione missionaria, con particolare attenzione alla formazione dei giovani, all’assistenza sociale e alla sensibilizzazione missionaria all’interno delle comunità e delle scuole. I missionari sono stati anche promotori di iniziative di solidarietà internazionale e scambi culturali con le missioni della Consolata nel mondo, aiutando la comunità locale a scoprire il legame tra la fede vissuta e l’impegno missionario globale.

Casa dei missionari della Consolata a Galatina
A Brindisi, i missionari della Consolata hanno operato dal 1970 al 1988, coinvolgendosi profondamente nella vita parrocchiale, nella cura pastorale e nella promozione di una coscienza missionaria aperta ai bisogni del mondo. La presenza fu segnata da iniziative formative, incontri, e campagne di sensibilizzazione sulle sfide affrontate dalle missioni nei Paesi più poveri. Attraverso questa testimonianza, hanno rafforzato il legame tra la Chiesa locale e la missione universale, rendendo la comunità brindisina partecipe della grande famiglia missionaria.
Il cammino delle nostre presenze in Puglia resta comunque interessante e ricco di significato. È innegabile che, in alcune tappe come Parabita, Brindisi e la parrocchia di Martina Franca, si siano perse occasioni preziose. Dispiace, ma tutto ciò ormai appartiene alla storia, da accogliere con realismo e gratitudine per tutto quanto è avvenuto.

Messa nella parrocchia Cuore Immacolato di Maria a Galatina il 14 settembre 2025. Foto: Gianluca Bello
Galatina: “Città di San Pietro”
Galatina è storicamente legata alla figura di San Pietro. Il suo nome originario era semplicemente Galatina, ma durante il periodo normanno (XI secolo) fu affiancato dal titolo “San Pietro”, diventando “Sanctus Petrus de Galatino” o “San Pietro in Galatina”. Questa denominazione si ricollega a una tradizione locale secondo cui l’apostolo Pietro, nel suo viaggio da Antiochia verso Roma, si sarebbe fermato proprio in questo luogo. Il legame con il santo è ben visibile nello stemma cittadino, dove si osservano le chiavi di San Pietro, simbolo papale. Questo dettaglio evidenzia la volontà storica di Galatina di riaffermare la propria appartenenza al rito latino, in una regione dove era forte la presenza del rito greco-bizantino. Anche la Chiesa Madre, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, custodisce una pietra (un masso calcareo) che, secondo la tradizione, sarebbe stata usata dall’Apostolo come giaciglio durante la sua sosta.

L'arcivescovo di Otranto, mons. Francesco Neri, OFMCap, con i sacerdoti concelebranti nella messa del 14 settembre 2025.
Dopo aver lasciato definitivamente la sede di Parabita nel 1953, i missionari della Consolata, nel tentativo di ritrovare una presenza nel Salento, scelsero Galatina nel 1984, sottolinea padre Francesco D’Acquarica in una intervista. All'inizio dovettero abitare in un appartamentino preso in affitto in via Enrico Fermi a ridosso della chiesa di San Sebastiano, dove prestavano anche il loro servizio pastorale. Nel 1987 si trasferirono nella loro nuova dimora in via San Vincenzo de' Paoli, dedicandosi all'animazione missionaria sia a Galatina, sia nei paesi e nelle diocesi confinanti.
In quel periodo, secondo il racconto di padre D’Acquarica, i missionari della Consolata entrarono in contatto con numerosi gruppi di giovani e ragazzi, sia a Galatina, in particolare nelle scuole e nelle parrocchie e sia nelle diocesi vicine. Ogni mese venivano organizzati ritiri spirituali ed esperienze missionarie, che aiutavano molte persone, giovani e adulti, ad ampliare il proprio orizzonte spirituale verso una dimensione globale. Numerosi missionari, provenienti da Paesi, culture e lingue diverse, si sono alternati nel tempo, condividendo le loro esperienze di vita e di fede. In quegli anni nacquero anche due gruppi: gli “Amici IMC” e le “Dame Missionarie”, oggi purtroppo non più attivi.

Padre Osvaldo Coppola, mons. Francesco Neri, OFMCap e padre Omambia Benard Ombasa a Galatina
Nel 2001, i missionari della Consolata hanno assunto la guida pastorale della Parrocchia Cuore Immacolato di Maria a Galatina, consolidando così la loro presenza nel territorio salentino. Questa scelta rispondeva a una visione missionaria chiara e intenzionale: radicarsi stabilmente in una comunità urbana per coniugare la pastorale quotidiana con la vocazione missionaria universale che caratterizza il carisma dell’Istituto.
Nonostante alcune difficoltà, i nostri missionari (parroci e viceparroci), nel corso degli anni, sono riusciti a realizzare pienamente gli obiettivi di questa presenza: offrire una pastorale vicina alla gente, attenta all’ascolto e all’accompagnamento spirituale; educare alla missione, aiutando la comunità a sentirsi parte viva della Chiesa universale; promuovere una spiritualità mariana e missionaria, in sintonia con il titolo della parrocchia dedicata al Cuore Immacolato di Maria.

Padre Omambia Benard Ombasa, nuovo amministratore Parrocchiale. Foto: Gianluca Bello
In questi giorni, la comunità ha vissuto intensi momenti di condivisione e gratitudine verso padre Osvaldo Coppola, che ha concluso il suo servizio come parroco per assumere il nuovo incarico di Superiore presso la Comunità della Casa Generalizia. A partire dal 14 settembre 2025, la guida pastorale della parrocchia è stata affidata a padre Omambia Benard Ombasa, nominato Amministratore Parrocchiale. A lui va il nostro augurio più sincero di ogni bene e del dono dello Spirito Santo, affinché possa svolgere con gioia e sapienza il suo ministero.
* Padre Ashenafi Yonas Abebe, IMC, studia storia della Chiesa a Roma.










